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Il sostituto d’imposta? un furto travestito da agevolazione fiscale

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di JEFFREY TUCKER*

Una mia amica, che negli ultimi 15 anni ha compilato i moduli per le imposte sul reddito, quest’anno s’è trovata ad affrontare una situazione insolita. Invece di ottenere un rimborso come accaduto a 4 contribuenti su 5, s’è improvvisamente ritrovata in quel 20% che doveva pagare di più.

Ha dovuto firmare un assegno. Denaro che altrimenti sarebbe finito per aggiustare la sua auto, riparare la sua casa, o comprare un nuovo smartphone, è invece finito nelle casse del governo federale.

A dire il vero, il suo assegno rappresentava solo una frazione di quello che ha pagato in tasse l’anno scorso. Il problema è che è stata costretta a farlo. Infatti, qui la parola chiave è costrizione. Naturalmente tutte le imposte rappresentano una forma di costrizione, la quale ci impedisce di usare il nostro denaro come vorremmo e ci costringe a consegnarlo contro la nostra volontà allo Stato.

Ma nel mondo di oggi, questa realtà brutale è avvolta da una cortina di fumo contabile che utilizza il datore di lavoro come sotterfugio. Quando le tasse bisogna pagarle direttamente, la prospettiva cambia. Improvvisamente lo slogan ‘la tassazione è un furto’ comincia ad avere un senso. Ci poniamo delle domande come:

  • Come fanno a farla franca?;
  • Cosa fa lo Stato coi miei soldi?;
  • Come può essere un bene per l’economia sostenere una serie di burocrazie che servono interessi particolari piuttosto che aziende che forniscono beni e servizi?;
  • Chi dice che lo Stato sa come utilizzare i miei soldi meglio di me?;

Queste sono domande ragionevoli. Sono domande che ogni contribuente dovrebbe porsi ogni anno. Il problema è che la maggior parte delle persone non se le pone. E c’è una ragione: il sostituto d’imposta. Invece di essere versato direttamente dal pagatore, lo Stato lo raccoglie “alla fonte”, vale a dire che viene versato da coloro che pagano salari e stipendi per conto del contribuente.

Come ha detto il comico Chris Rock: «Voi non le pagate nemmeno le tasse. Se le prendono. Ricevete il vostro assegno mensile, e il denaro è sparito. Non si tratta di un pagamento, è un furto». Eppure le persone ancora non sono propense a considerare le tasse un “furto”. Una volta che arriva quel periodo dell’anno in cui bisogna versare le tasse, e vengono prese in considerazione tutte le possibili deduzioni, la maggior parte delle persone riottiene parte del denaro versato.

Questo è un incentivo affinché le persone compilino i moduli fiscali. Perché lasciare i soldi sul tavolo? Il risultato è una delle più brillanti innovazioni dello Stato moderno. Questo armeggiare con il sistema (la creazione del sostituto d’imposta) ha creato l’illusione che pagare le tasse significa davvero ri-ottenere denaro! Quando un mese dopo arriva l’assegno dallo Stato, il contribuente è tentato di pensare: wow, davvero grande! E’ stato effettuato un saccheggio facendolo passare come un regalo.

Com’è stato possibile? Era il 1943 e lo Stato non voleva aspettare un anno per mettere le mani sul flusso delle tasse. Queste ultime erano necessarie per finanziare lo sforzo bellico (al giorno d’oggi, la Fed avrebbe semplicemente stampato denaro). Un giovane e intelligente Milton Friedman fu la fonte di un’idea di cui in seguito si pentì.

Le tasse sarebbero state raccolte dal datore di lavoro, cioè, trattenute dalla busta paga. «All’epoca», scrisse Friedman, «ci concentrammo unilateralmente sullo sforzo bellico. Non pensammo minimamente alle conseguenze di lungo periodo. Non pensavo che stavo aiutando a sviluppare uno Stato che sarebbe diventato troppo grande, troppo invadente, troppo distruttivo per la libertà. Eppure, era proprio quello che stavo facendo».

Robert Higgs ha analizzato tutti i dettagli storici. Questa misura di emergenza non sparì dopo la guerra. Per lo Stato era troppo comoda e troppo brillante. Perché non continuare a nascondere al lavoratore che veniva derubato ad un ritmo crescente? I politici avrebbero potuto aumentare le tasse e la persona media non se ne sarebbe nemmeno accorta! E non solo le imposte sul reddito: anche l’imposta sui salari (che prende un po’ di più dalla persona media) poteva essere trattenuta.

Trucchi mentali

Il sostituto d’imposta ha cambiato radicalmente la psicologia nel pagare le tasse. E’ come se non le si stesse pagando affatto. Il lavoratore si abitua a quanto incamera al netto delle imposte sul reddito e si adatta rapidamente. Poi, quando arriva il tempo di pagare le tasse, non c’è quasi più niente da pagare. Invece si compilano i moduli e ci si ritrova sul lato di chi riceve, una sorta di regalo inaspettato da parte dello Stato.

In realtà, il rimborso non è altro che il ritorno in ritardo di un prestito a tasso zero che si è stati costretti ad elargire allo Stato. Se proprio volessimo operare un meraviglioso cambiamento a favore della trasparenza e della decenza, uno che segnerebbe un cambiamento nella percezione dei costi dello Stato, il sostituto d’imposta dovrebbe essere abrogato del tutto.

In linea di principio questo dovrebbe cambiare poco per quanto concerne le aspettative di reddito del governo federale. La differenza è che ogni 15 Aprile il contribuente saprebbe l’intero importo dovuto allo Stato. Questo piccolo cambiamento avrebbe un effetto drammatico sulla percezione pubblica per quanto riguarda la tassazione e lo Stato.

Anche a 16 anni ogni cittadino capirebbe quanto costa uno Stato. Non vivremmo più assecondando l’illusione che tutti noi potremmo ottenere qualcosa in cambio di niente e che lo Stato non è affatto costoso dopo tutto. Un tale cambiamento significherebbe che dovremmo versare denaro allo Stato nello stesso modo in cui lo versiamo per pagare l’affitto, i vestiti, il cibo, ecc.

Paghiamo l’intero costo di ciò che consumiamo. In questo modo forse si percepirebbe meglio l’essenza del “furto” se fossimo noi, e non il nostro datore di lavoro, a tirar fuori il denaro pena la reclusione. Ciò potrebbe ispirare un atteggiamento diverso. Anche una rivoluzione.

* Articolo tratto da https://francescosimoncelli.blogspot.it/

Per conoscere la battaglia sul sostituto d’imposta realizzata in Italia dall’imprenditore Giorgio Fidenato e dal Movimento Libertario, suggeriamo la lettura degli articoli qua reperibili sull’argomento.

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