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Renzi: le cifre non mentono. dipende dai numeri che vuoi mostrare

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bugia-veritàdi MATTEO CORSINI

“Siano bombardati dai numeri, dalle statistiche, dalle cifre. E sembra impossibile conoscere la verità. Tuttavia dire la verità in modo semplice e chiaro, offrire numeri e cifre è possibile. Poi ognuno si fa una propria opinione. Ma i numeri sono chiari. Le cifre non mentono”. Dopo 30 mesi di governo, Matteo Renzi ha sentito la necessità di far sapere agli italiani quanto sono migliorate le cose, e lo ha fatto pubblicando 30 slides in cui paragona i numeri di ieri (pre-Renzi) e quelli di oggi.

Ovviamente ha scelto accuratamente i numeri da mostrare e anche come presentarli, in modo tale da abbellire il quadro che ne emerge. E’ bene, allora, considerare anche qualche altro numero. Io mi limiterò a quelli relativi al deficit pubblico, che ritengo più importante, per esempio, delle dichiarazioni dei redditi precompliate o dell’aumento dell’erogazione dei mutui, su cui peraltro non mi è chiaro cosa c’entri l’operato del governo.

Renzi evidenzia che il deficit era al 3% del Pil prima del suo avvento a palazzo Chigi, mentre oggi è al 2.4%. Se si guarda al primo Documento di Economia e Finanza (DEF) elaborato dal governo Renzi, presentato ad aprile 2014, si evince che la previsione per il 2016 era di un rapporto tra deficit e Pil dell’1.5%. Nel 2017 si prevedeva uno 0.9%.

Per il 2016 bisognerà vedere come andrà alla fine il Pil, ma probabilmente il deficit supererà il 2.4%. Anche supponendo che il dato resti questo, tuttavia, si tratta di 0.9% oltre quanto previsto allora, ossia circa 15 miliardi. Renzi la chiama “flessibilità”, che è servita, per esempio, per disinnescare le clausole di salvaguardia che avrebbero comportato un aumento di Iva e accise più o meno per quella cifra. Si potrebbe osservare che nelle prime slides presentate si faceva riferimento a obiettivi di tagli di spesa che avrebbero dovuto essere utilizzati per disinnescare le clausole di salvaguardia. Purtroppo quei tagli sono rimasti per lo più in quelle slides.

C’è un altro dettaglio, inoltre, che è bene tenere presente. Nel DEF presentato ad aprile 2014 il governo prevedeva una spesa per interessi passivi pari a 85 miliardi nel 2016. A consuntivo saranno circa 20 di meno. Questo calo della spesa per interessi è per lo più attribuibile alla politica monetaria espansiva della BCE. Considerando la minore spesa per interessi rispetto al previsto, il maggior deficit effettivo rispetto a quanto scritto nel DEF di aprile 2014 si aggira sui 35 miliardi nel solo 2016, pari a oltre 2 punti di Pil.

Quanto al 2017, Renzi preme sulla Commissione europea per un deficit al 2.4%, dopo aver concordato dapprima l’1.1% e aver poi ottenuto di portarsi all’1.8%, da mettere sempre alla voce “flessibilità”.

I numeri, quindi, mostrano chiaramente che il governo, invece di approfittare della minor spesa per interessi per migliorare i conti pubblici e iniziare a ridurre il debito, ha preferito spendere in altro modo quei soldi.

Risultati: al di là dell’ottimismo renziano, un Pil ancora moribondo e un debito che continua a crescere in valore assoluto e (con ogni probabilità) anche in rapporto al Pil, pronto tra l’altro a esplodere in caso di risalita dei tassi di interesse. E’ proprio vero: “Le cifre non mentono”.

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