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Con la guardia di finanza rispettare le regole non basta

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GDFdi FRANCESCO TEDESCHI

Riceviamo la testimonianza di un’albergatrice pugliese, e la riportiamo: “Viva l’Italia e viva lo schifo ancora più schifo del sud, di Rodi Garganico. Bene, a luglio mi ha visitata la Gdf. Per le tre menti eccelse stavo commettendo praticamente un reato. Perché? perché al tizio appena partito, cliente di booking.com (che si becca la commissione), che aveva appena pagato con carta di credito, non avevo consegnato la ricevuta fiscale. Ricevuta regolarmente compilata e presente di fronte agli occhi dei tre luminari. Ho sperato in un neurone funzionante spiegando loro che, molto semplicemente, nelle chiacchiere, ci era sfuggito ma che avevano tutte le scritture necessarie lì di fronte ai loro occhi. Ho anche chiesto suggerimenti su come si potrebbe far sparire un cliente di un’agenzia (fatture fatture nemmeno ricevute) che paga addirittura su circuito pos. Fantascienza. Ma secondo loro no, il non aver consegnato al cliente il fogliettino consisteva in una sorta di tentata evasione. Cito le parole del luminare in capo, il maresciallo. Mi fanno il verbale e mi arriva stamane la sanzione dell’agenzia delle entrate di 500 euro tondi tondi. Facciamo due conti della serva: il cliente ha pagato 360 inclusa l’iva al 10, il 18% è di booking, circa il 60% sono tasse, circa il 2% sono commissioni bancarie su pos ecc. Praticamente, sugli 80 euro che ho intascato regolarmente, lo stato ne vuole 500 senza che io abbia commesso alcuna infrazione. I tre geni, peraltro, sono gli stessi che, casualmente, non visitano mai chi, intorno a me, abusando anche del mio nome commerciale, lavora completamente in nero, pubblicizzandosi come struttura ricettiva senza avere nemmeno la licenza. Vergogna. E adesso vediamo chi si incazza di più”.

Per chi ci legge la sorpresa è relativa. Lo stato cerca solo denaro da incassare, con qualsiasi scusa. Non importa se c’è stato un reale vantaggio per il presunto “evasore”. Serve una scusa per appioppare una multa sproporzionata alla “presunta” evasione e portare a casa il denaro che serve a pagare le superpensioni ai superparassiti, ad esempi. La nostra amica di Rodi Garganico l’ha provato sulla sua pelle.

 

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3 COMMENTS

  1. Più di dare la mia solidarietà all’albergatrice pugliese non posso fare e questi fatti mi convingono sempre più che l’italietta non è da amministrare meglio, ma da distruggere.

  2. Tempo fa conobbi un ex membro della Guardia di Finanza che si era messo a fare il commercialista. Candidamente mi raccontava che facendo una verifica se fossero tornati in caserma a mani vuote tutti si sarebbero messi a ridere, questo per l’incertezza della norma. In poche parole in Italia per colpa di chi usa i cittadini come bancomat non si può mai essere certi di essere a norma con il fisco, uno dei motivi per i quali gli investitori stranieri si tengono alla larga da noi, è difficile valutare un investimento se non sai cosa pagherai di tasse sia per il continuo cambiamento di norme, aliquote e base imponibile, sia per l’astrusità delle norme (le istruzioni per la dichiarazione dei redditi superano le 200 pagine, per le persone fisiche, le società di persone, di capitale, società dilettantistiche, Irap, Iva, 730, in poche parole oltre 2000 pagine in tutto….e cambiano ogni anno).
    Posso consigliare alla sventurata che ancora si ostina a fare azienda in Italia di fare ricorso, il problema è che quel che risparmia si sanzione lo spenderà di commercialista per la consulenza senza la certezza del risultato, il ricatto su cui si basa buona parte dell’attività di accertamento dell’Agenzia delle Entrate a cui del resto vengono dati obiettivi da raggiungere come una qualsiasi impresa privata che deve massimizzare il profitto.

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