Cari lettori da molto tempo manco da queste pagine, ma non sono stato colpito anch’io dal virus dell’i-taglianità come è capitato a taluni presunti indipendentisti, più semplicemente motivi famigliari e qualche fastidio di salute mi hanno rallentato. L’approssimarsi poi di una scadenza importante, il ventesimo anniversario della dichiarazione di indipendenza della Padania, mi ha indotto ad una pausa di riflessione che ha ulteriormente allungato il mio silenzio.
Sono passati oramai 20 anni ed è inevitabile far un bilancio di quanto abbiamo ottenuto: nulla! La riposta non si fa attendere ed è forse scontata, ma è sincera: nulla, niente, nisba, negota. I prefetti sono sempre al loro posto, così come il canone Rai, ce l’hanno solo trasferito in bolletta, l’ici ha cambiato nome due o tre volte e nel frattempo ha moltiplicato il suo gettito, il debito della repubblica i-tagliana cresce di pari passo con il residuo fiscale della Padania, più loro fanno debiti, più noi paghiamo, più noi paghiamo, più loro fanno debiti, tanto che noi padani siamo arrivati a perdere 100 miliardi ogni anno. Non si è visto nessun miglioramento neppure sul fronte sociale, la meridionalizzazione delle stato procede a tappe forzate, nel 2014 a Milano lo stato i-tagliano, ovviamente tramite regolare concorso pubblico, ha assegnato 241 posti a docenti provenienti da fuori regione, quello che fa spavento è che i posti disponibili erano 246. L’anno scorso altri 7.000 docenti meridionali sono stati trasferiti in Padania e quest’anno la storia si ripete, sono numeri da occupazione coloniale, ormai nella nostra terra non c’è più posto per noi. Neppure la nostra identità sta meglio, ma non parliamone neppure per non deprimerci troppo.
Durante questi anni abbiamo perso per strada molti compagni di battaglia, c’è chi semplicemente si è demoralizzato, chi non ne poteva più, chi si è impegnato a fondo, ha pagato di suo e ancora sta pagando, penso alle Camicie Verdi che sono ancora sotto processo, nell’indifferenza di chi doveva tutelarli e che invece si è venduto per un posto nel sottobosco della politica. Poi ci sono gli amici che se ne sono andati per sempre, in questi vent’anni abbiamo perso maestri unici come Gianfranco Miglio e Gilberto Oneto, cui mi sento legatissimo, abbiamo perso anche tanti amici e compagni di battaglia, ognuno ricordi i suoi, io mi sento in dovere di ricordare Davide, Novella, Cristian e il “triplo secessionista” Luigi Maffeis.
Sembra già uno scenario deprimente eppure oltre al danno arriva la beffa, infatti dal palco di Pontida, invece di celebrare i vent’anni di ciò che è stato, verrà data parola a tale Marion Le Pen. La ragazza è carina, ma a parte questo è la totale negazione di tutto ciò che noi siamo, è il centralismo e il nazionalismo fatti persona. In un modo ideale il prato di Pontida dovrebbe rispondere a tono a questo ulteriore sfregio riempiendosi di bandiere bretoni, basche, corse, occitane, savoiarde e catalane facendo capire alla signorina Le Pen l’aria che tira. E se non la capisce così si dovrebbe dar fuoco a qualche tricolore, per l’occasione con il blu al posto del verde, con tanti saluti a Marine, Marionne e anche alla Marianne (simbolo di Francia). Eppure a ben vedere persino la presenza della Le Pen può insegnar qualcosa di utile. Infatti, pur non condividendo le loro idee, devo ammettere che i Le Pen, di generazione in generazione, hanno mantenuto le medesime idee e hanno regolarmente perso ogni elezione, eppure sconfitta dopo sconfitta hanno continuato con coerenza, aumentando i consensi di volta in volta. È probabile che prima o dopo incominceranno anche a vincere, quel che è certo è che non hanno cambiato sé stessi per ottenere maggiori consensi, hanno invece lentamente cambiato la Francia che pian piano li sta raggiungendo sulle loro posizioni.
La Lega Nord in questi vent’anni ha fatto l’esatto opposto, da una generica autonomia è passata alle provincie autonome (quante firme ho raccolto), al federalismo, alla secessione, alla devoluzione, al federalismo fiscale, demaniale, qualcuno ha parlato anche di federalismo patriottico, alla macroregione, al 75% delle tasse, al referendum sull’autonomia mescolato a “Loro con Salvini” e altre amenità italico patriottiche. Ad ogni elezione un cambio di obiettivi o anche solo di slogan, con l’intenzione di intercettare più consenso, per governare, per andare a Roma e cambiar tutto, senza in realtà cambiar nulla. Un gattopardesco che tutto cambi, perché nulla cambi: è così è andata. Questo è il bilancio degli ultimi vent’anni.
Non bastasse c’è anche un tale, che sbandierando un 13%, 14%, 16%, 21% 28%, 34% che deve ancora prendere, va in giro a dire che i tempi sono cambiati, che ci si deve evolvere, un’evoluzione che ha accantonato l’indipendenza e la Padania, un’evoluzione che è segnata da rom e ruspe, ruspe e rom e da un antieuropeismo spicciolo da teatro dell’assurdo, perché sentirlo lamentarsi per i 16 miliardi che l’i-taglia regala all’Europa e sentirlo tacere sui 100 miliardi che la Padania regala all’i-taglia è proprio un assurdo.
Non ho nessuna intenzione di evolvermi, non sono un Pokemon; ho invece tanta voglia di rimanere coerente, nonostante il bilancio sia misero e le prospettive tutt’altro che allettanti: non ho alcuna intenzione di evolvermi, io sono ancora sul Po. 20 anni fa la stampa ha fatto di tutto per sminuire il numero dei partecipanti, tanto che Simonetta Faverio ha in seguito pubblicato un breve testo intitolato ironicamente “4 gatti sul Po” per deridere le balle di regime e i pennivendoli che le hanno scritte. È probabile che oggi sul Po siano rimasti davvero solo 4 gatti coerenti con loro stessi, tra cui il sottoscritto, ma non importa quanti siamo, quello che conta è che siamo nel posto giusto, quello che conta è che stiamo facendo la cosa giusta. L’obiettivo è e rimane l’indipendenza, l’unica soluzione è e rimane la secessione, perché l’i-taglia è la causa di ogni nostro male, perché come diceva Gilberto “noi siamo noi e loro sono loro”. Punto.
Quindi nonostante tutto e nonostante tutti vi invito a restare sul Po, perché le ruspe passano, il Po resta, è per sempre. Non importano i bilanci e le prospettive, non importa neppure il quando, se non avrò la fortuna di vedere una Padania libera e indipendente, trasmetterò ai figli che Dio vorrà darmi i giusti insegnamenti per continuare la battaglia, la nostra battaglia, così che vada avanti di generazione in generazione, proprio come nei secoli hanno fatto gli scozzesi. Ricordate, la battaglia continua, comunque, per sempre, fino all’indipendenza, non c’è alternativa. Padania Libera!
Bossi ha decretato la fine della Lega quando ha dovuto ripianare il disastro Bellerio, ricorrendo a Berlusconi. Naturalmente ha affiancato a tale disastro scoperte “affaristiche” tipo banca, supermarket, crociera, villaggio turistico sconsigliati da tutti quelli che avevano un minimo di cervello.
L’errore maggiore, tuttavia , è stato quello di non copiare sin dai primi momenti , l’atteggiamento dei parlamentari sud-tirolesi che, a piccoli passi, si sono portati a casa quasi tutto quello che volevano.
Salvini , ora , è solo un Bossi peggiorato perchè allora, pur nella sua piramidale ignoranza Bossi nella Lega ci credeva.
E’ purtroppo evidente come Capitan Felpa abbia preso in giro gli indipendentisti / padanisti sin dal suo insediamento: dato che per poter penetrare nel partito e diffondere il progetto lepenista gli serviva anche il loro appoggio, ha finto interesse anche nella loro direzione, affermando che le vecchie battaglie autonomiste e identitarie non sarebbero state dimenticate.
Quando le nuove idee (si fa per dire) della Lega lepenista, antieuropeista e nazionalista (in senso italiano) si stavano diffondendo, palesemente in contrasto con i vecchi temi federalisti, localisti e padanisti, si continuava a prendere per il culo i militanti, sbandierandogli sotto il naso sondaggi che davano il partito a livelli mai visti e facendogli credere che si trattasse solo di un trucco per poter ottenere il consenso del centro-sud a un futuro governo del centro.destra a guida Matteo Salvini.
Ora, a distanza di 20 anni dalla nascita di quella che secondo la retorica bossiana era la bambina Padania, si giunge finalmente a un momento di chiarezza.
Quella bambina ora ragazza, presto abbandonata e poi tradita dal padre, lasciata (possibilmente) a morire di fame dallo zio 75% ma, nonostante tutto, ancora forte e vitale, è troppo scomoda per i programmi della nuova dirigenza italianista e va fatta fuori alla svelta.
La Padania non morirà, perché esiste da sempre e continuerà a farlo anche dopo che la Lega sarà finita e riassorbita in un contenitore nazionalista, ma Il tradimento dei salvinisti è ora palese e definitivo.
Nei vari messaggi per lanciare la Pontida di domani trasmessi da RPL un solo esponente si è permesso di nominare la Padania; un altro è arrivato a menzionare la dichiarazione d’indipendenza, ma senza specificare di chi o da che cosa…
I leghisti di oggi sono i primi a rinunciare non solo al padanismo ma anche ai vecchi temi federalisti e autonomisti: come si può pretendere che gli altri partiti li propongano quando è la Lega Nord che afferma, col suo segretario, che ora i tempi sono cambiati e le priorità sono altre?
Matteo Salvini il giorno 15/09/2016 sul suo facebook ha comunque dovuto ricordare la data scomoda e lo ha fatto in questo modo:
“15/09/1996 emozioni e coraggio sul Po
18/06/2016, emozioni e futuro a Pontida. Vi aspetto”
Un grande ha commentato così:
“15/09/2016, emozioni e coraggio sul Po? Eri andato a fare rafting?”
Correggo l’ultima frase:
“15/09/1996 emozioni e coraggio sul Po? Eri andato a fare rafting?”
Non condivido l’analisi. Si dimentica che tutto ciò che avviene in Italia e in Europa dipende dal consenso da parte delle centrali del potere (politico, economico e militare) mondialista che hanno obiettivi precisi e che o ti comprano o ti distruggono. Non dipende nemmeno dal consenso elettorale del quale si fanno un baffo a tortiglione e che comunque hanno sempre modo di aggirare. I movimenti cosiddetti autonomisti che hanno avuto un minimo di successo è perchè si sono in qualche modo omologati, cioè non mettono in discussione temi fondamentali quali la dipendenza dagli Stati Uniti, i relativi trattati di pace, la partecipazione alla NATO, le malefatte del FMI e della Banca Mondiale, ecc. che ci portano guerre, operazioni di geoingegnarie clandestine con aerosol velenoso sulla popolazione ignara, immigrazione programmata, dissoluzione sociale, decadimento morale, perdita di valori, invasione di prodotti transgenici come promette il famoso trattato TTIP condotto sottobanco, fino alla distruzione del nostro corpo e della nostra anima. Bossi ci aveva messi in guardia dai pericoli di una tecnica sottomessa al valore unico del denaro e non era mera teoria in quanto tutta la sua pratica politica era orientata in tale senso. Pensiamo a quanto si è compromesso con guerra in Jugoslavia, pensiamo a quanto si è speso sui pericoli di un sistema elettorale americanizzato. In altre parole Bossi è stato distrutto perchè faceva sul serio. Il fatto poi di cambiare strategie è solo sintomo di intelligenza, di capacità di gestire il margine di agibilità disponibile, di capacità di adattarsi alla situazione. Certo, poi ci sono stati i tradimenti, l’incapacità di capire posizioni tanto evolute, i litigi e forse anche le rivalità tra i vari esponenti. e quant’altro.
ecco c’è tutto questo però in proporzioni inverse, tu hai scritto 20 righe di poteri forti e 2 di uomini deboli e traditori, in realtà dovremmo fare il contrario parlare per 20 righe di uomini deboli e per 2 righe di poteri forti, perchè va bene tutto, accetto tutto, ma non credo che il potere mondialista che pianifica l’immigrazione abbia impedito anche di eliminare il canone rai!
Bossi ha grandi colpe, a mio parere ha tradito tutti noi Padani, basta fare pochi chilometri, andare in Svizzera e rendersi conto che vicino a noi c’è un altro mondo, più ordinato, più efficiente, più onesto, con meno della metà della nostra tassazione, come mai??? E se poi si considera che noi LOMBARDI abbiamo moltissime eccellenze nel settore industriale in generale, siamo i primi anche nel settore agricolo, si capisce quale grande sciagura sia per noi stare con Roma, ci succhiano il sangue, come veri parassiti.
Caro amico Ruggeri. Grazie per l’ottima analisi che condivido in toto. Interessante la parte in cui, pur mettendo in risalto che il Front National non contiene, nel suo DNA, la cultura delle piccole patrie ed il riconoscimento delle diverse identità ecc. ecc., è riuscito, anno dopo anno e sconfitta dopo sconfitta, a crescere e ad ampliare il suo consenso. Percorsi ben diversi quelli dei caporioni leghisti con risultati ridicoli e con lo sperpero di un consenso cospicuo che c’è stato venti anni or sono. Grazie anche per aver ricordato il Prof. Miglio ed il grande, grandissimo Gilberto Oneto che tanto hanno trasmesso a chi ha avuto voglia di crescere studiando e quindi imparando
grazie a te Rodolfo.
Occorre ringraziare bossi e rimpiangere il Prof.Miglio.
L’indipendentismo , o l’autonomismo, non hanno futuro senza una decisa protesta fiscale.
Con parole, discorsi, raccolta firme, petizioni, consultazioni , attivismo fine a sé, non si va da alcuna parte.
Chi ha le palle le può e le deve tirar fuori.
Chi non le ha non se le può inventare.
Può stare a testa bassa, subire , lavorare come un schiavo e, al massimo mugugnare a bassa voce.
D’accordo e simpatetico su tutto, ma forse non sovra enfatizzerei il concetto di Padania nella sua interezza.
Sarebbe già fenomenale se un’ area ridotta o singola regione (una delle attuali) potesser raggiungere l’indipendenza e creare così un effetto a valanga di aree che poi, a cose fatte , potrebbero anche confederarsi (le solite note, e poche, ovviamente).
Se non si riesce a mettere in marcia pesino i Veneti individualmente, figuriamoci l’intero mammooth padano…
Mi viene da piangere, è esasperante… Ormai siamo invasi, ci hanno fatti invadere per impedirci di staccarci, hanno ormai disgregato le nostre abitudini e culture.