del DIRETTORE
salvini-pontida Siamo in avvicinamento a Pontida e, sebbene il raduno leghista sembra annunciarsi con caratteristiche un pochetto diverse rispetto alla tradizione, sui social e negli ambienti leghisti si anima la discussione su quel che è, sarà e invece dovrebbe essere il partito capitanato da Matteo Salvini.
Al riguardo vale la pena di rileggere l’intervista che il segretario leghista ha rilasciato ieri all’Adn Kronos per mano del collega Francesco Saita. Ecco il testo integrale mandato in rete dall’Agenzia:
Non ci sarà Marion Le Pen (“è impegnata con la scuola politica dei giovani del Front National”) e non ci sarà neanche uno slogan pro-secessione, “perché aveva ragione di essere 20 anni fa, non ora”. A Pontida Matteo Salvini – come spiega in un’intervista all’AdnKronos – punta tutto sul ‘no’ al referendum “perché io sfido chiunque a votare la controriforma Boschi”, avvertendo che “siamo di fronte ad un passaggio terribile della nostra storia”. E sulla sfida a Parisi. “Perché – dice il leader del Carroccio – ho fatto il fioretto di aspettare di sentire quali idee usciranno dalla sua convention: cosa pensa su euro, pensioni, immigrazione, flat-tax, federalismo”.
“La secessione proclamata a Venezia 20 anni fa è figlia di quella fase storica e in quella fase storica aveva tutte le ragioni di essere” afferma il segretario federale della Lega nord, sottolineando come quella stagione, iniziata il 15 settembre del 1996, con la lettura da parte di Bossi della dichiarazione d’indipendenza della Padania, “fu una stagione di cui mi onoro di essere stato parte da ultimo dei militanti”.
Si trattò di “una rivoluzione pacifica, non violenta, ma che imponeva alla politica la stessa contraddizione di oggi: la sovranità dei popoli”, prosegue Salvini, che – parlando della kermesse di Pontida che parte il prossimo venerdì – dice: “La presenza di Marion Le Pen sabato al congresso del movimento giovani padani non è purtroppo confermata, perché nella stessa giornata è impegnata con la scuola politica dei giovani del Front national. Probabilmente registrerà un saluto per noi”.
Poi, il referendum costituzionale: “Io sfido chiunque, in coscienza, a leggere la ‘controriforma’ Boschi e a votare sì”.
“Siamo di fronte ad un passaggio terribile della nostra storia repubblicana e lo dimostra l’ampio e inedito arco di forze politiche impegnate per il no” dice il leader della Lega.
“La buona notizia – sottolinea il segretario – è che finalmente si vota e gli italiani potranno finalmente mandare a casa questo governo pericoloso, che non solo abbandona a se stessi i cittadini italiani per regalare soldi a cooperative e clandestini, ma che con questo testo cerca di garantirsi il potere per sé con una sorta di privatizzazione della democrazia”.
“A Pontida – dice Salvini – sbugiarderemo questa truffa renziana e racconteremo tutto quello che nella riforma costituzionale c’è, ma di cui il governo non parla”.
Infine Stefano Parisi: “Ho fatto il fioretto di aspettare di sentire quali idee usciranno dalla sua convention: cosa pensa su euro, pensioni, immigrazione, flat-tax, federalismo. Vedremo… ” dice Salvini, parlando dell’appuntamento milanese che vedrà sul palco l’ex candidato a sindaco di Milano per il centrodestra.
“Forza Italia a Pontida c’è e siamo felici che ci sia – aggiunge subito -. Abbiamo un importante appuntamento con il governatore Giovanni Toti che venerdì si incontrerà con Maroni e Zaia per fare sintesi delle politiche delle tre regioni che governiamo, per trovare iniziative concrete per stare dalla parte delle persone che, nonostante i proclami di Renzi, la crisi la stanno continuando a vivere sulla loro pelle”.
A Pontida, i tre governatori, due del Carroccio e l’altro azzurro, “parleranno di immigrazione, lavoro, sanità, sostegno ai disabili, crisi aziendali: questi – conclude il leader della Lega – sono i temi su cui mi interessa dialogare con Forza Italia”.
Qui termina il colloquio di Salvini con l’Adn Kronos. In pratica il segretario, se le sue parole sono state correttamente riportate come ritengo sia avvenuto, dice che la stagione della secessione e, di conseguenza, dell’indipendenza della Padania, ormai appartiene al passato. Oggi, par di capire, non ha più ragion d’essere. Si tratta di una evoluzione discutibile ma del tutto legittima da parte del capo di un partito, a patto che una scelta così radicalmente diversa rispetto al passato, passi attraverso una fase di discussione, di dibattito e di votazione che non può non culminare se non in un congresso. Dentro la Lega, infatti, esiste tutt’ora un’ala (non so dire ora quanto consistente nella militanza attiva, ma presumo ancora maggioritaria nel popolo padano) che rimane secessionista e indipendentista ed è fortemente lagata alla stagione originaria del movimento.
Senza contare che l’indipendenza della Padania resta tuttora l’obiettivo statutario fondamentale del movimento di via Bellerio e questo rischia di essere solo uno specchietto per le allodole se mantenuto in essere e tuttavia chiuso definitivamente in un cassetto. Insomma, i mutamenti radicali di pelle di un partito possono anche essere annunciati attraverso una intervista o sui social, ma poi devono inevitabilmente passare attraverso un congresso. Altrimenti quel partito si trasforma in una setta di adepti che vanno dove li porta l’uomo al comando.
Mi viene in mente una storia politicamente molto diversa ma istruttiva al riguardo, di cui sono stato testimone come cronista politico. Nel dicembre del 1991 alla Fiera di Rimini si svolse l’ultimo congresso del Pci (Ochetto segretario aveva annunciato la svolta alla Bolognina) e il primo congresso del Pds. In contemporanea i dissenzienti che non confluirono nel nuovo soggetto politico diedero vita, nelle sale a fianco, a Rifondazione comunista. Lungi da me voler dare un giudizio di merito su quei fatti. Mi limito solo a ricordare un percorso che fece chiarezza, anche attraverso scelte dolorose, nell’ambito della sinistra.
Quando in un movimento politico finiscono per convivere anime addirittura in contrasto fra loro, non resta che trarne le conseguenze. A meno che non si vogliano tenere le acque opache affinché in pochi possano trarre vantaggio dalla presenza di tanti. E allora in questi casi tocca a chi non ci sta intraprendere l’azione, qualsiasi essa sia. Gli altri ottengono solo vantaggi dal mantenimento dello status quo.
Salvini ha stravolto l’essenza della lega trasformandola da federalista secessionista a movimento i estrema destra, collegato con il peggio del fascismo i-tagliano (leggi casa pound).
Ha stracciato l’art. 1 dello statuto e dimenticato le ragioni che hanno determinato la nascita del movimento, o se ne va lui o se ne devono andare i veri leghisti.
Per m cosi è impossibile proseguire.
Giusto ricordare che esiste uno Statuto della Lega Nord che afferma con forza la strada indipendentista della Padania. Se si opera seriamente, per modificare uno statuto è necessario passare attraverso un Congresso perchè le affermazioni di Salvini nell’intervista all’Adn Kronos sono e rimangono solo “opinioni personali di Salvini”.