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Serve il “canton dolomiti” dentro ad un veneto indipendente

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Villa Patt di Sedico la cornice. L’ente di area vasta (la provincia) l’organizzatore. Tutti gli interessati dolomitici (presidenti di associazioni ed organizzazioni, Sindaci, Consiglieri regionali, parlamentari) i protagonisti. A costo di sembrare cerimonioso, è stato un gran bel e doveroso evento: da ripetere almeno con cadenza annuale, se non semestrale.

Purtroppo la descrizione della Presidente Larese Filon è stata deprimente per chi abbia a cuore il nostro territorio: economicamente la provincia non riesce a garantire i servizi essenziali. Un breve escursus sul fronte demografico, specie sui giovani, da far accapponare la pelle. Pessime previsioni anche su quanto abbia finora funzionato bene: il servizio bibliotecario è organizzativamente alla canna del gas!

Le proposte sul tavolo passano tutte per l’ineluttabile “chiedere col cappello in mano” ad uno stato o ad una regione che probabilmente non vogliono, ma certamente non potrebbero dare alcunché: né elettività, né autonomia di governo, né autonomia fiscale, né danaro. Non vogliono poiché il potere politico è proporzionale ai voti, mentre le spese sono proporzionali ai chilometri quadrati: le Dolomiti dei primi ne hanno pochi, dei secondi ne hanno moltissimi. Poco potere, tanti costi.

Non potrebbero perché il bilancio provinciale è asfittico, quello regionale è molto simile, quello italiano è dominato da un debito pubblico di 2350 miliardi di euro! Ho trovato quindi sorprendentemente mono-dimensionale la visione di amministratori che continuano a lamentare una enormità di disagi, proponendo soluzioni che sistematicamente restano inascoltate.

Un mantra che probabilmente ha annoiato anche i giornalisti, visto il modesto risalto dato a questa importantissima assemblea. Ricordo che gli Stati Generali di un territorio rappresentano nel diritto internazionale un soggetto con dignità pari ai governi costituiti. Un paradosso su tutti: sulle frugali fotocopie distribuite dall’ente di area vasta, risaltava come un pugno nello stomaco la sproporzione tra la necessità per il pareggio di bilancio ed il residuo fiscale (la differenza tra le tasse versate e tutto il ritornato in termini di servizi e previdenza) del nostro territorio. Mancano alla provincia circa 5 milioni di euro, mentre ogni anno regaliamo a Roma 768 milioni di euro. Belluno-Dolomiti con 1/160 di quanto depredato garantirebbe servizi essenziali quali edilizia scolastica (ricordo che viviamo in territorio fortemente sismico), istruzione, viabilità, trasporti, servizi ambientali, etc. etc.

Ripeto qui la domanda fatta all’assemblea: vi sembra normale tutto ciò? Drammatica la risposta di qualcuno dei presenti: un sì convinto!

L’inderogabile autogoverno di questo territorio noi lo identifichiamo in un Canton Dolomiti dentro un Veneto indipendente. Un Veneto che è ben altra cosa dall’istituzione italiana chiamata regione Veneto. Un Veneto sovrano con un’architettura istituzionale dove i territori e le genti siano al centro perché capaci. Un Veneto moderno, agile, al centro di un territorio chiave qual è la mittle-Europa: Austria, Slovenia, Croazia, Svizzera tutti stati con meno di 9 milioni di abitanti.

Il diritto all’auto-determinazione è lo strumento per superare la sindrome di Stoccolma che imbastisce le azioni dei nostri amministratori. La libertà si fonde nell’obbligo di identificare una strada virtuosa per il futuro. Perchè il vittimismo è a scadenza. Raggiunta la quale diventa complicità.

Massimo Vidori                                                                                             

1° Consigliere Nazionale Indipendenza Veneta                                             

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