“Deve essere un valore servire lo Stato, l’impiegato pubblico deve sentire l’onore del servizio. Va rottamata la filosofia Checco-Zaloniana e sfidare chi lavora con noi, dicendo che devono sentire l’orgoglio di servire il tricolore”. Così Matteo Renzi, parlando a una platea di sindaci. Suppongo che nessuno si stupisca del fatto che, poco dopo, abbia promesso un concorso per 10mila assunzioni nella pubblica amministrazione. In fin dei conti il 4 dicembre si avvicina.
Che dire: al di là di un patriottismo retorico degno di miglior causa, ho l’impressione che il contribuente medio possa nutrire un dubbio, ma anche una certezza. Il dubbio è sull’onore che buona parte dei dipendenti pubblici sente quando è al lavoro. La certezza è che l’onere di chi deve sentire onore è (anche) a suo carico.
Non dubito che ci siano tante brave e volonterose tra i dipendenti pubblici. Ciò non toglie che la loro attività sia, di fatto, pagata mediante uno scambio non volontario tra un servizio non necessariamente richiesto (e spesso neppure utilizzato) e un pagamento effettuato dietro la minaccia di essere sanzionati. Credo che non ci sia alcunché di onorevole in tutto ciò.
Ma Zalone è una persona seria.
Lavora, cucina un prodotto buono , rischia dei suoi e la carriera.
Zalone fotografa quel che succede e quel che vede, il vero.
Lo impasta coi suoi ingredienti comici e attoriali, e ci scherza.
Lo propone al pubblico che apprezza molto.
Zalone non falsa i fatti come fanno i politici.
Zalone è una persona seria.