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Italia, ecco la situazione economica attuale del “paese reale”

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tricoloredi MAURO MENEGHINI

Dopo aver perso il referendum su cui Matteo Renzi tutto ha puntato, s’è dimesso; il nuovo Governo Gentiloni si trova la seguente situazione economica del Paese. Il Paese con il terzo debito pubblico al mondo ha una situazione economica cattiva ed anche i tendenziali continuano ad andare nella stessa direzione.

Il PIL del terzo trimestre del 2016 segna un -7,7% rispetto al primo trimestre del 2008. Il sistema bancario è disastrato, i capitali fuggono, il debito pubblico continua a crescere, nel corsetto dell’euro anche la produzione industriale e l’edilizia non riescono a crescere e la disoccupazione non solo rimane alta ma continua a crescere.

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L’andamento del PIL reale italiano prendendo come base il primo trimestre (Q1) del 1996 fino al terzo trimestre (Q3) 2016 sono rappresentati nel grafico. Il Q3 vede una crescita del +0,3% sul trimestre precedente ha toccato i 392,303 miliardi di euro. Rispetto al Q1 del 2008 che raggiunse i 424,824 miliardi di euro è sempre un meno 7,7%. 
L’andamento generale del PIL non ha mai mostrato un andamento peggiore come negli ultimi anni:

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L’andamento del PIL su base annua con riferimento dal 1960 al 2015 e con un 2016* calcolato in base alle stime governative di +0,9% sull’anno precedente ed alla crescita del terzo trimestre 2016:

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L’andamento del PIL reale italiano dal 1885 al 2016 rispetto all’anno precedente interpolato con la media degli ultimi quattro anni. A parte una rapida crescita dell’immediato dopo guerra s’osserva come il trend sia stato altalenante ma comunque sempre tendente al ribasso anche se l’anno 2016* sfiori lo zero (PIL reale 2013: -1,7%, 2014: +0,1%, 2015: +0,7% e 2016*: +0,9%). Insomma l’andamento del PIL mostra un continuo, inarrestabile declino. L’asimmetria dell’andamento dei redditi, ricordo, nel caso di una crescita prossima allo zero causa tutta una serie, un aumento di perdenti. Mentre dal 1960 al 2001 l’aumento medio reale del PIL è stato del +3,6% dal 2002 al 2016* è stato dello 0,08%!! Perfino dal 1860 al 1933 la crescita media del PIL fu del +1,7%. Mai nella storia economica di questo buffo Paese il PIL fu così debole come dalla sua entrata nell’eurozona e con l’introduzione dell’euro, questa la realtà! Ne i continui cambi di governo, ne il sistema bicamerale, tantomeno la lira riuscirono a frenare una crescita del PIL reale!

La landa italiophona non s’è ripresa ne dalla crisi economica e tantomeno dalla crisi finanziaria, anzi chiusa nel corsetto dell’euro ha continuato a calare. Anche se i movimenti anti euro dei partiti d’opposizione non sono mai stati così numerosi sia per quantità che per qualità come ora va ricordato che su quel treno no s’aveva da salire, ora è troppo tardi…… Bestiale è anche la forbice creatasi all’interno del paese. Il PIL pro-capite reale nel 2014 per gli italiophoni del mezzogiorno era il 56,5% del PIL del centro-nord. Nel Mezzogiorno il PIL pro-capite, 2014, è di soli 16,761,00 € praticamente a livello del 1995!

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L’andamento del PIL reale pro-capite (1995=100) del centro nord (linea blu) e del mezzogiorno (linea rossa) dal 1995 al 2014. Nel centro nord l’incremento è stato dell’11,5% mentre per il mezzogiorno è stato del +0,8%% in 19 anni pro-capite! Non ha alcuna importanza da quale parte si inizi a prendere i dati, i risultati sono identici. Prendiamo ad esempio il 2001=100 il PIL reale pro-capite fino al 2014 è di un -1,1% e nel mezzogiorno del -11,2%!
I dati regionali dell’ISTAT per il momento disponibili arrivano fino al 2014:

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L’andamento mensile dell’indebitamento dello Stato in miliardi di euro dal 1960. A settembre 2016 l’indebitamento lordo della Landa italiophona ha raggiunto i 2,212615 bilioni di euro. Questi dati forniscono l’indebitamento lordo dello Stato. Ma ogni Stato ha anche una riserva di liquidità quasi sempre sottoforma di liquidità depositata presso la Banca centrale o presso il FMI per consentirgli di procedere ai pagamenti correnti e comunque per poter risultare solvibile. Negli ultimi due mesi anche la liquidità dello Stato s’è drasticamente ridotta (disponibilità presso la banca centrale e presso le altre banche commerciali) riducendosi di -61,731 miliardi mentre il debito lordço totale è diminuito di -42,995 miliardi di euro. Quindi al netto non risulta alcun miglioramento, anzi un visibile peggioramento.
Di quanto sia drammatica la situazione ce lo mostra il prossimo istogramma con il rapporto percentuale fra debito pubblico lordo rispetto al PIL.

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L’andamento dell’indebitamento statale lordo in percentuale rispetto al PIL nominale dal 1861 al 2015 ed in base alle previsioni di settembre 2016*. Dal 1995 dopo che nel 2010 s’era proceduto ad una rettifica del valore nominale del PIL. A settembre 2016 il debito pubblico lordo è al 133,8% del PIL.

 

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L’andamento del valore nominale del PIL (barre blu) nella landa italiophona e del debito pubblico (barre rosse). Nel 2015 a fronte di un debito pubblico di 2,172673 bilioni di euro il PIL era di 1,636372 bilioni di euro.
La supportabilità dell’indebitamento è stato reso possibile dall’incredibile basso saggio d’interesse:

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Indebitamento alle stelle (settembre 2016: 2,212615 bilioni di euro) e saggio d’interesse incredibilmente basso (settembre 2016: 1,27%). Quindi si corrono sempre più grossi rischi per sempre meno soldi e questo è stato reso possibile solamente dall’interventismo della BCE.

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L’andamento dei rendimenti per i titoli a 10 anni è dall’aprile 1993 in costante diminuzione ed oggi 13 dicembre i rendimenti hanno chiuso al 1,91% mentre dall’altra parte crescono gli acquisti dei titoli di stato da parte della BCE per mezzo di Bankitalia. Pessima anche la situazione del sistema bancario con oltre 360 miliardi di crediti in sofferenza o inesigibili, 198,922 sono i miliardi per crediti scaduti da oltre 90 giorni, situazione a settembre 2016:

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L’andamento dei crediti bancari in sofferenza (oltre i 90 giorni di ritardo) delle banche italiophone dal giugno 1998 a settembre 2016. La quantità dei debiti insoluti ammontava a settembre 2016 a 198,922 miliardi di euro.
A settembre 2016 la percentuale dei debiti in sofferenza verso il sistema bancario con ritardi oltre i 90 giorni rappresenta il 12,2% del volume complessivo dei crediti concessi dal sistema bancario.
Per il momento non v’è alcuna strategia per risolvere il problema dei debiti insoluti o in sofferenza che hanno raggiunto un totale di 360 miliardi di euro. Neppure lo Stato italiophono è in grado di venire in aiuto al sistema in quanto già ora fin troppo indebitato. Come conseguenza alla montagna di crediti inesigibile del sistema bancario ed alla bassa capitalizzazione delle banche (Basilea 3) anche la possibilità d’elargire crediti sia al settore privato che alle famiglie rimane limitata, questo causa una drastica riduzione degli investimenti:

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L’andamento del volume complessivo di crediti concessi dalle banche al settore privato ed alle famiglie in percentuale rispetto all’anno precedente da gennaio 1997. A settembre 2016 il volume complessivo di crediti concessi è diminuito dell’1,1% rispetto all’anno precedente. Da gennaio 1997 a dicembre 2007 l’espansione del credito è stata mediamente dell’8,2%. Sempre su base trimestrale questi sono i dati della Banca per i Regolamenti Internazionali (BRI):

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L’andamento del volume trimestrale di crediti concessi dalle banche al settore privato in percentuale sul trimeste dell’anno precedente dal Q1 1976 al Q1 del 2016.
Dal Q1 fino al Q4 2001 la crescita è stata mediamente dell’11,7% ed oltre, dal Q1 2002 al Q4 2011 sempre un buon 7,2% e dal Q1 2012 fino al Q1 2016 i crediti concessi sono diminuiti di -1,6% ed oltre, questo uno dei motivi per la debole crescita dell’economia della landa italiophona.
Le banche italiophone sono una vera e propria catastrofe così ad esempio la capitalizzazione della più antica banca del mondo la Monte dei Paschi di Siena vale 571 milioni di euro ed il corso azionario conosce quindi solo una direzione:

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L’andamento delle azioni del Monte dei Paschi di Siena dal 2000 al 13.12.2016. Oggi valevano 0,20 € ma a seguito della conversione azionaria del 28.11.2016, 100 vecchie azioni sono state convertite in una nuova azione, 20,06 € per azione suona ora molto meglio.
Non ultimo nel Q3 2016 il 36,5% di tutti i crediti concessi dall’istituto Banca Monte dei Paschi di Siena sono in sofferenza o inesigibili e il totale ammonta a 45,584 miliardi di euro:

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Dalla relazione di bilancio per il terzo trimestre del Monte dei Paschi di Siena.
Unicredit ha 76,8 miliardi di crediti in sofferenza fino al terzo trimestre 2016 e Intesa San Paolo 59,7 miliardi. Solamente le tre maggiori banche del Paese hanno quindi 182,1 miliardi di sofferenze!
Naturalmente critica è per le banche della landa italiophona anche la fuga di capitali e questo costringe ad enormi richieste di denaro da parte della banca centrale:

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Andamento del target2 corrispondente al saldo della Banca centrale italiana dal 1999 ad ottobre 2016. Ad ottobre 2016 il saldo del target2 era negativo per -355,459 miliardi di euro, nuovo livello record.
Il target2 è l’indicatore della bilancia dei pagamenti all’interno dell’eurozona e comprende sia i pagamenti che la regolazione delle entrate. I pagamenti tramite il target2 avvengono solamente con denaro di Bankitalia. Il saldo negativo del target2 indica una fuoriuscita di capitali in quanto le uscite sono decisamente superiori alle entrate di questo bizzarro Paese.
Quale sarebbe la condizione della landa italiophona e delle sue banche senza il massiccio intervento della BCE? Certo la si può anche vedere così i massicci interventi della BCE mascherano l’economia reale e aiutano a comperare altro tempo!

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L’andamento degli acquisti da parte della BCE via Bankitlia da gennaio 1999 ad ottobre 2016. Attualmente l’ammontare dei titoli italiophoni acquistati corrisponde a 319,275 miliardi di euro.

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L’andamento complessivo degli asset di Bankitalia ad ottobre 2016 corrispondono a 763,099 miliardi di euro.

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L’andamento della quantità di banconote circolanti nella landa italiophona corrispondono ad un totale di 177,273 miliardi di euro ad ottobre 2016, una crescita che non corrisponde ad alcun corrispondente aumento del PIL neppure per le consistenze di cassa.
Riguardo agli investimenti nel bizzarro Paese italiophono.
Lo Stato italiano investe troppo poco rispetto agli ammortamenti che superano gli investimenti lordi:

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Nel grafico l’andamento degli investimenti netti dello Stato in miliardi di euro dal 1970 al 2015 e completato con le previsioni di AMECO per il 2016*. Anche nel 2016 gli investimenti netti (investimenti lordi meno gli ammortamenti) vedono un saldo negativo di -7,4 miliardi di euro. E con questo si tratta del quinto saldo negativo degli ultimi 5 anni. La capitalizzazione dello Stato si riduce.
Purtroppo anche per quanto riguarda gli investimenti netti dei privati le cose non vanno meglio:

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L’andamento degli investimenti netti dei privati in miliardi di euro dal 1970 al 2015 integrato con i dati AMECO per il 2016*. Anche per il 2016 gli investimenti netti saranno per il quarto anno consecutivo negativi con un -7,8 miliardi di euro. Quando mancano investimenti in infrastrutture e nelle costruzioni anche il settore immobiliare soffre:

 

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L’andamento stagionale degli indici del settore edile da gennaio 1995 a settembre 2016 l’indice del settore delle costruzioni è calato del -3,9% rispetto al mese precedente attestandosi a 66,2 punti.
Il massimo venne toccato a dicembre 2006 con 123,3 punti a settembre 2016 era calato del 46,3%…… E una ripresa non è proprio in vista nella migliore delle ipotesi un appiattimento sui livelli di metà anni 90. Anche la produzione industriale è debole (Estrattiva, energetica e lavorazioni):

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L’andamento della produzione industriale depurato degli andamenti stagionali (estrattivo, energia e manifatturiero) senza l’edilizia (2010=100) da gennaio 1995. A settembre 2016 l’indice è diminuito di un 0,8% sul mese precedente fermandosi a 93,8 punti. Il munto massimo è stato toccato ad agosto 2007 con 122,3 punti e questo è un significativo -23,3%. Solo verso fine degli anni 70 s’è toccato un indice simile come l’attuale!

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Nel grafico in rosso sono indicati i consumi d’energia elettrica mentre la linea nera indica i consumi medi annui degli ultimi 12 mesi da gennaio 1990 (2010=100). A settembre 2016 i consumi elettrici sono cresciuti di 1,4% sullo stesso mese dell’anno precedente attestandosi a 92,3 punti. Nei primi 9 mesi del 2016 i consumi elettrici sono diminuiti del -2,9% sull’anno precedente. Nel 2015 l’incremento di consumo d’energia elettrica è stato di +0,7% sull’anno precedente. Va ricordato che nel 2014 il calo fu del -3,9%, dopo un -3,9% del 2013 ed un -2,6% del 2012.
Dal 2008 il consumo d’energia elettrica ha registrato un calo del -17,1%.

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Andamento della produzione di acciaio dal 1969 fino a settembre 2016.A settembre 2016 sono stati prodotti 1.989 milioni di tonnellate d’acciaio, una quantità simile a quella prodotta ad inizio anni 70. Insomma la crescita anche in questo settore ha luogo altrove. Questo grafico descrive perfettamente anche la produzione automobilistica italiophona:

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Il grafico indica l’andamento della produzione automobilistica italiophona dal 1925 al 2015. Anche se il 2014 ed il 2015 indicano una leggerissima ripresa, nel contesto storico dei dati la produzione d’automobili risulta molto, molto debole. Nel 2015 sono state prodotte 663.139 auto, nel 1989 le auto prodotte erano 1.971.969. Un crollo produttivo di oltre il 66,4%. Il numero di automobili prodotte nel 2015 è lo stesso di quelle prodotte nel 1960!
Anche la produzione industriale (estrattiva, energia, manifatturiera ed edile) risulta complessivamente molto debole:

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L’andamento degli indici stagionali dell’industria (estrattiva, energetica, manifatturiera ed edile) da gennaio 1995 fino a settembre 2016. A settembre 2016 tutto il comparto è diminuito del -1,3% rispetto al mese precedente. Rispetto all’intero comparto industriale da dicembre 2006 il calo è stato del 27,8%!
Per capire quanto il corsetto della valuta comune, dell’euro, costringa l’industria italiophona, ecco una comparazione con gli indici per i prodotti industriali tedeschi:

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Nel grafico presento l’andamento stagionale della produzione industriale (estrattiva, energetica, manifaturiera ed edile) in Germania (blu) e nella landa italiophona (rosso) prendendo il 1995=100, da gennaio 1995 fino a settembre 2016. Mentre la crescita industriale dal 1995 a settembre 2016 in Germania è stata del +32,1% da noi il calo è stato del -14,4%! Chiaramente con una situazione economica simile anche la disoccupazione resta molto alta, nonostante gli aggiustamenti statistici:

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L’andamento della disoccupazione, depurata degli andamenti stagionali è indicata nel grafico da gennaio 1980 ad ottobre 2016. Ad ottobre 2016 la quota di disoccupati è del 11,6%. Questo indica che il numero dei disoccupati è di 2.989.000.

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Il grafico mostra l’andamento della quota della disoccupazione giovanile in questo bizzarro Paese italiophono da gennaio 1983. Ad ottobre 2016 la quota è del 36,4%.
La quota di disoccupati è calcolata in percentuale sul numero della popolazione attiva (lavoratori complessivi disponibili sul mercato del lavoro, quindi occupati più il numero dei disoccupati). Il numero complessivo degli inattivi fra i 15 ed i 64 anni non vengono compresi nel numero dei componenti il mercato del lavoro, quindi praticamente scompaiono dal calcolo dei disoccupati. A ottobre 2016 erano 13.642.000 gli inattivi. Anche la quota dei disoccupati viene dissimulata, falsificata dagli uffici statistici in quanto non considera i milioni di demotivati, demoralizzati, sottoccupati e liberi professionisti senza un reddito sufficiente, questi non vengono presentati. Comunque anche i dati ufficiali sono desolanti, nonostante il maquillage statistico ma per averne un’idea migliore vanno confrontati con i dati forniti da International Labour Organization (ILO): i disoccupati nella landa italiophona sono l’11,6% della forza lavoro mentre la nostra vicina Germania ha un 4,6%!
Sta proprio in tutti questi dati, buona parte del popolo italiophono s’è messo dalla parte dei perdenti di questa impossibile ed assurda economia nazionale ed al referendum hanno voluto mostrare il loro rifiuto per il Governo Renzi e di conseguenza all’euro, a tutta l’eurozona ed all’Europa!

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Il grafico mostra l’andamento della bilancia commerciale per beni e merci in miliardi di euro da gennaio 1955 a settembre 2016. Da gennaio 1955 a dicembre 2001 l’avanzo commerciale della landa italiophona segnava un +50,8 miliardi di euro, in media con dati attualizzati +90,1 miliardi di euro al mese, e con la lira non v’era alcun problema con la bilancia commerciale! Anche ora non v’è alcun problema sia con la bilancia commerciale che con la bilancia dei pagamenti a seguito della contrazione dei consumi interni sono diminuite anche le importazioni.

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Nel grafico andamento della bilancia dei pagamenti di questo bizzarro Paese verso il resto del mondo da gennaio 1970 a settembre 2016. Da gennaio 1970 la bilancia dei pagamenti mostra d’aver accumulato un deficit di bilancio per -84,920 miliardi di euro. Quindi sia per quanto concerne la bilancia dei pagamenti che l’indebitamento netto verso l’estero non si devono rilevare grandi problemi. Finalmente una buona notizia.

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1 COMMENT

  1. ecco spiegato perchè ai tg non passa mai uno straccio di grafico, anche di quelli semplici a forma di torta a fette, che capirebbero anche i bimbi delle elementari.

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