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Harvard “in lutto” per la vittoria di donald trump

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di MATTEO CORSINI

“La nostra missione è che, a prescindere dal loro status di immigrazione e dove sono nati, sono studenti di Harvard. L’odio a Harvard non deve esistere”. Rakesh Khurana è il responsabile dei rapporti con gli iscritti dell’università di Harvard, ateneo tanto costoso quanto frequentato da studenti (e prima ancora da docenti) ardentemente (left) liberal. Khurana teme che Trump disponga la deportazione degli studenti senza regolare permesso di soggiorno, e parla addirittura di odio. Da questo punto di vista, va detto che il Paese d’origine di Khurana è con ogni probabilità tra quelli in cui c’è molto odio, essendo illegale quasi ovunque l’ingresso senza visto o permesso di soggiorno.

Se non esistessero gli Stati, ognuno sarebbe libero di ospitare nella sua proprietà chiunque volesse. Ovviamente chiunque dovrebbe rispettare il principio di non aggressione. Nel conteso attuale, in cui gli Stati sono ben lungi dall’estinzione, va da sé che ognuno di essi fissa le regole che preferisce per regolare l’ingresso e la permanenza sul territorio nel quale rivendica il monopolio dell’uso della forza.

Paradossalmente nessun Khurana mette in discussione tale monopolio. Semplicemente si lamenta se il monopolista non prende decisioni da lui condivise. Che la democrazia sia una forma di dittatura della maggioranza (o, molto più spesso, della minoranza che ha però vinto le elezioni), non lo si dovrebbe scoprire adesso che alla presidenza degli Stati Uniti è arrivato Trump. Riempirsi la bocca del termine “democrazia” salvo lamentarsi quando non piace l’esito delle elezioni è, quanto meno, contraddittorio.

Ciò detto, pare che ad Harvard l’87 per cento degli studenti abbia appoggiato Hillary Clinton. Secondo Khurana dopo le elezioni c’è stata una recrudescenza di atti di razzismo anche all’interno delle mura del campus. Tutto può essere, e lungi da me condividere o giustificare atti di violenza. Ma se l’87 per cento degli studenti era pro Clinton, l’allarme lanciato da Khurana risulterebbe per lo meno sovradimensionato anche qualora tutto il restante 13 per cento simpatizzasse per il KKK. Cosa della quale credo sia statisticamente lecito dubitare.

Sarà pur vero che l’odio non deve esistere, ma un po’ più di realismo sarebbe preferibile da parte di questi ragazzi in lutto per la vittoria di Trump.

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