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Il “sole 24 ore” sostiene la santa alleanza contro i bitcoin

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di MATTEO CORSINI

In un lungo articolo sul Sole 24Ore, Alessandro Plateroti rende conto della “guerra” mossa dalle principali banche centrali al Bitcoin. Dalla lettura si evince che Plateroti ritenga che in questa guerra ci siano i “buoni”, ossia le banche centrali, e i cattivi, ossia coloro che “estraggono” e utilizzano i Bitcoin. Oltre, come sempre, ai piccoli investitori che potrebbero andare incontro a pesanti perdite.

Io seguo l’evoluzione del Bitcoin senza fanatismi, trovando degno di attenzione lo sviluppo di strumenti che possano fungere da moneta; trovo al tempo stesso comprensibile, anche se non condivisibile, l’allarme che lanciano a ripetizione le banche centrali. Il perché lo scriverò riportando alcuni passaggi dell’articolo di Plateroti, che comincia così: “Uno spettro si aggira sulle banche centrali, ma non è il Cigno Nero dell’economia mondiale: è la bolla speculativa dei Bitcoin, il Brutto Anatroccolo del mercato valutario”.

Parlare di bolla speculativa riferendosi al Bitcoin significa considerarlo esclusivamente come un asset finanziario, e non una moneta. Non dubito che diverse persone abbiano comprato Bitcoin semplicemente per vederne rivalutato il valore di scambio con altre monete; né dubito del fatto che alcuni abbiano tratto profitti dal trading su Bitcoin, mentre altri avranno riportato perdite. Sta di fatto che sul mercato dei cambi si verificano spesso ampie oscillazioni, eppure è difficile sentire parlare di bolla in riferimento a una moneta. Che Plateroti consideri Bitcoin un asset finanziario appare evidente quando scrive che “erano più di vent’anni, dai tempi della bolla di internet, che il mercato non si lanciava così a capofitto su un asset finanziario senza storia, dal futuro ancora indimostrabile e da un passato più opaco del presente”.

A preoccupare Plateroti e, in generale, i “buoni” nella guerra al Bitcoin è il fatto che non sia stato identificato con certezza chi ci sia dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, che inventò il “brutto anatroccolo”. Pare, in realtà, che alle autorità interessi, più che la reale identità dell’inventore (probabilmente un ingegnere australiano), il bottino di Bitcoin che costui avrebbe in un trust, il cui controvalore potrebbe oggi aggirarsi sugli 1.1 miliardi di dollari.

Quanto alle banche centrali, sarebbero pronte alla “Jihad valutaria”: “Dopo aver speso 12.300 miliardi di dollari per proteggere dollaro, euro e yen dalla crisi bancaria globale e del debito europeo, dal caso Grexit e dallo shock di Brexit, dall’incognita Trump e dalla volatilità crescente dei cambi valutari globali, la «Santa Alleanza» delle potenze monetarie sembra ora prepararsi allo scontro con la «Jihad valutaria» del nuovo populismo finanziario: scudi e bazooka sono già puntati contro l’avanzata dei Bitcoin. E almeno sulla carta, la sfida tra moneta reale e valuta digitale sembra avere un esito scontato: Bitcoin ha munizioni per circa 18 miliardi di dollari, a tanto ammonta la capitalizzazione mondiale della cripto-valuta, mentre la potenza di fuoco a disposizione delle banche centrali si è dimostrata finora illimitata”.

Il fatto è che lo sviluppo di Bitcoin e di monete simili, checché ne pensino quelli della “Santa Alleanza”, non serve a favorire traffici illeciti (ancorché possa essere utilizzato anche per quello), ma per avere un mezzo di scambio alternativo alle monete fiat protetto da intrusioni governative e manipolazioni di banche centrali. E più le banche centrali stampano monete fiat, più tali monete sono destinate a deprezzarsi rispetto al Bitcoin.

Anche se l’uso del denaro elettronico o digitale è entrato da anni nelle abitudini di pagamento di centinaia di milioni di persone – conti correnti on-line, carte di pagamento e di credito, portafogli elettronici (electronic wallets) per cellulari e iPad sono ormai più diffusi degli assegni – l’invenzione di Bitcoin sembra insomma fatta apposta non solo per spodestare il monopolio bancario negli strumenti di pagamento elettronici e nelle transazioni commerciali internazionali via web, ma anche il sistema valutario del dopo gold-standard: e con questi, l’intera rete di sicurezza creata dai governi e dalle istituzioni internazionali contro il riciclaggio di denaro, l’evasione fiscale e l’esportazione illecita di capitali”. In questo passaggio c’è la motivazione principale addotta dalle banche centrali per “combattere” Bitcoin. L’altra, solitamente, fa riferimento alla protezione dei risparmiatori. Ma lo stesso Plateroti arriva al vero motivo di allarme: “La percezione che hanno a Francoforte, Londra, Washington o Pechino dello tsunami Bitcoin è già chiarissima: oltre un certo limite, il rischio concreto delle istituzioni monetarie è perdere il controllo su emissione, circolazione e valore della moneta.”

La Bce si spinge ad affermare che Bitcoin siala più grande minaccia potenziale per la politica monetaria e la stabilità dei prezzi, per la stabilità finanziaria e la vigilanza prudenziale”. Ora, che Bitcoin sia una minaccia per la politica monetaria non v’è dubbio, ma che lo sia per la stabilità dei prezzi suona stonato se a dirlo è una banca centrale, considerando la perdita di valore reale delle monete fiat da quando fu definitivamente abbandonato ogni convertibilità in oro nel 1971. Sempre secondo la Bce,Bitcoin funziona senza un’istanza di controllo centralizzata quale una banca centrale: da una punto di vista giuridico, quindi, non è considerata una moneta.”

Il fatto è che (se ne facciano una ragione i legulei) cosa è moneta in ultima analisi lo stabilisce chi scambia beni e servizi e utilizza un determinato bene come mezzo generale di scambio. Suppongo che nei mesi e anni a venire il contrasto al Bitcoin da parte della “Santa Alleanza” sarà proporzionale al suo utilizzo, e ovviamente si motiverà la “guerra” con la necessità di contrastare il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo, oltre che la tutela dei risparmiatori. Ma il timore principale, in realtà, è la perdita del controllo sulle monete da parte delle banche centrali e di gettito fiscale da parte degli Stati.

Credo anche, però, che tanto più Bitcoin e monete simili verranno contrastate, tanto più aumenterà la diffidenza delle persone non già verso queste monete, bensì verso la “Santa Alleanza”.

EVENTI: CONVEGNO SUI BITCOIN IN FRANCIACORTA (BS), IL 4 MARZO

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1 COMMENT

  1. E’ razionale possedere criptovalute.
    Dietro alla produzione di cartamoneta da parte delle banche centrali c’è il vuoto condito con una montagna galattica di debito.
    Posso capire che tali associazioni per delinquere temano la concorrenza e una crisi di fiducia dei consumatori nei rispetti della loro cartaccia.
    Questa è la ragione principale per acquistare criptovalute.

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