Da qualche tempo la “presidenta” della Camera, Laura Boldrini, lamenta la scarsa attenzione di Facebook alle pagine contenenti violenza verbale e offese. Pare non avere neppure preso troppo bene il fatto che, nonostante abbia scritto al fondatore in persona, Mark Zuckerberg, costui l’abbia, in buona sostanza, bellamente ignorata. Probabilmente Boldrini si aspetta che fuori dall’Italia a qualcuno interessi qualcosa di quello che dice. Parrebbe non essere così (e mi permetto di ritenere che lo spazio dedicato dai mezzi di informazione domestici alle sue esternazioni e iniziative siano più che proporzionali all’interesse dei lettori/ascoltatori/telespettatori di tali mezzi di informazione).
Da ultimo, sempre riferendosi a Facebook, Boldrini ha dichiarato: “Non è ammissibile che a numeri stratosferici di utenti (Facebook nel nostro Paese ne conta 28 milioni) corrisponda un numero irrisorio di dipendenti destinati all’assistenza degli utenti. Con tutto ciò che ne consegue in termini di mancata attenzione alle pagine postate in lingua italiana”.
Boldrini si riferisce al fatto che Facebook ha annunciato che aumenterà il numero di persone addette alla revisione dei contenuti, che però rimarranno, a parere della “presidenta”, troppo poche. Premesso che non faccio parte di quei numeri stratosferici di utenti, io credo che il fatto stesso che gli utenti siano così tanti significhi che, in fin dei conti, a loro va bene come funziona Facebook. Nessuno li ha obbligati a creare un loro profilo su quel social network. Né spetta a Boldrini stabilire cosa sia o non sia ammissibile in termini di quante persone sono destinate a svolgere una determinata attività all’interno di un’azienda. Se davvero fosse ritenuto inammissibile, gli utenti non sarebbero miliardi nel mondo.
Evidentemente Facebook fornisce un servizio che soddisfa le esigenze di un numero “stratosferico” di persone, anche se ai pianificatori tutto ciò può non piacere.
“Assistenza agli utenti” non è sinonimo di “Censura”, ovvero quanto Madame Boldrini pretende. I controlli sui contenuti inappropriati ci sono – magari non immediati – anche se talvolta non ben equilibrati (tagliano post che non hanno nulla di ideologicamente scabroso lasciandone altri che invece rappresentano azioni violente o i loro frutti).
Si sa che gli utenti dei social sono la rappresentazione fedele della popolazione e che in questa, una parte (certamente non minoritaria) non ha modi verbalmente dei più civili. Quindi, che facciamo? Togliamo loro il diritto al voto o la libertà di parola? O forse sarebbe ora che certi personaggi pubblici e/o istituzionali avessero atteggiamenti meno spocchiosi e molto più vicini alle esigenze di un popolo sempre più tartassato, esasperato e reso impotente? Andrebbe fatto presente alla Presidentessa (ed anche ad altri) che il “porgi l’altra guancia” è un concetto superato da tempo e chi riceve continuamente pugni è già da un po’ che ha iniziato a schivarli e, se possibile, restituirli nei limiti dei propri mezzi, tastiera compresa.
Questo personaggio non conta alcun che.
E’ sufficiente ignorarla.
Non lascerà segni del suo passaggio.
Concordo.