Oggi, riportiamo papale papale un articolo tratto dal “Sole24Ore” del primo giugno.
«Comprare una seconda casa costa circa il doppio rispetto alla “prima”, cioè quella che figura come abitazione principale. Prendendo ad esempio un immobile residenziale del valore di 150mila euro e con rendita catastale di 450 euro, “compravenduto” tra privati, la sola differenza fiscale tra prima e seconda casa (su imposte di registro e ipocatastali) è pari a oltre 4mila euro. E arriva a 9mila euro nel confronto tra acquisti soggetti a Iva (cioè da impresa), perché in questo caso il calcolo dell’aliquota avviene sul prezzo di cessione dichiarato e non sul “prezzo-valore” (rendita catastale moltiplicata per un apposito coefficiente).
Se poi si ricorre al mutuo, il divario si amplia ancora, in funzione della diversa imposta sostitutiva trattenuta dalla banca (0,25% per la prima casa e 2% per la seconda): su un importo di 100mila euro, rispettivamente 250 e 2mila euro. … Sommando tutte le voci – e operando ovviamente una forzatura, dato che a spese una tantum si aggiungono esborsi annuali – si arriva a un totale pari a 7.850 euro per la prima casa contro i quasi 15mila per la seconda».
E poi ci si meraviglia che l’edilizia sia in crisi!
Della serie, il risparmio privato va bastonato, se non è posto in titoli pubblici o altra cartaccia.