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29° segnale della ripresa: peso fiscale maggiore nel 2017 rispetto al 2016

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di LUIGI CORTINOVIS

Ieri, è stato presentato il quarto osservatorio permanente sulla tassazione delle piccole  e medie imprese in Italia: “Comune che vai fisco che trovi” con il Segretario Generale della CNA, Sergio Silvestrini, il Presidente Nazionale, Daniele Vaccarino e alla presenza di un gruzzolo di politici.

Nel 2016 il ‘Tax free day’, ovvero il giorno in cui l’imprenditore si libera del peso fiscale, è caduto il 10 agosto, spostato in avanti di una giornata rispetto all’anno prima. Il peso del fisco sulle piccole e medie imprese nel 2016 è “rimasto fermo” allo stesso livello dell’anno precedente e per il 2017 potrebbe anche salire leggermente a meno che non si scelga l’Iri, il nuovo regime fiscale destinato alle aziende altrimenti soggette all’Irpef. Nel 2016 si conferma maglia nera Reggio Calabria, il capoluogo che maggiormente tartassa le piccole imprese, agli antipodi di Reggio Calabria si è piazzata invece Trento.

Ha aperto i lavori il Segretario Generale CNA Sergio Silvestrini: “dai 120 comuni che abbiamo analizzato è emersa una situazione anomala che deriva dal diverso atteggiamento dei comuni nel prelievo soprattutto nella Tari e nell’Irap e che ci porterebbe piuttosto a dire ‘paese che vai tasse che trovi’. Si tratta di un’ asimmetria forse inevitabile, ma disdicevole su cui bisogna intervenire abbassando il prelievo fiscale, intervenendo su Irpef, sull’Imu che è la tassa maledetta per gli artigiani.”

Al solito, non sono mancate le promesse del politico, il viceministro dell’ Economia e delle Finanze, Luigi Casero, che ha promesso miglioramenti: dall’economia digitale alla fatturazione elettronica, dalla semplificazione e la competitività quindi al catasto ed ancora la detraibilità totale dell’ Imu e l’aumento della franchigia dell ‘Irap.

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1 COMMENT

  1. Parole.
    La necessità di cassa dello stato è superiore a tutto.
    Ad essa tutto e tutti vengono sacrificati.
    Il potere politico e amministrativo pubblici non possono , per definizione, rinunciare ai soldi di chi produce.

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