Le notizie di queste ore fanno male. Lo stato non trova i soldi per un risarcimento ai risparmiatori e ci racconta la bugia dell’Europa cattiva e, dopo aver permesso che per 24 mesi le nostre banche fossero spolpate di ogni risorsa, decide in fretta e furia di regalare quanto ancora c’è di buono nelle banche agli amici di Banca Intesa – San Paolo e di caricare i cittadini di una ulteriore perdita di circa 12 miliardi per favorire i sindacati, in attesa di agire sugli N.P.L. , probabilmente omettendo di cedere quelli a carico della grande industria e dei faccendieri amici. Solo banche, banchieri e dipendenti hanno accesso alla stanza dei bottoni, noi che siamo stati vittime di tutti e tre nemmeno sull’uscio, noi non esistiamo; per il governo, la finanza, i sindacati… noi siamo carne da cannone.
A Roma Governo, banche e dipendenti, sottolineo dipendenti, stanno alacremente lavorando per cercare di fregarci ancora. Mai si è interrotto il legame finalizzato a fare i propri interessi a scapito dei risparmiatori, e dei cittadini tutti. Nessun pentimento per aver venduto carta straccia a dei poveri pensionati privi di cultura, nessun pentimento per aver convinto i soci a votare contro il loro interesse, nessun pentimento a scaricare la loro situazione sulle spalle di tutti i cittadini. Solo egoismo, cinico e triste egoismo, dimentichi che per 150 anni hanno bellamente vissuto dei soldi dei risparmiatori.
A Roma sta per consumarsi un COLPO DI STATO, una sovversione dell’ordine costituzionale. L’interesse di pochi prevale su quello della collettività, del popolo italiano. In silenzio, di nascosto, hanno trattato i loro vantaggi sulla pelle di tutti gli italiani e su quella dei risparmiatori.Si fanno gioco delle regole, umiliano le persone, ci mettono ancora una volta le mani in tasca.
Per decreto il Governo, ed i suoi accoliti, vuole decidere che noi non possiamo rivalerci sugli attivi delle banche perché quelli li deve donare alla grande finanza di Banca Intesa – San Paolo.
Cercano questa operazione perché essa consente di nascondere le malefatte delle banche, rende di fatto impossibile ogni conoscenza su quanto è avvenuto prima del 2015 e dopo il 2015; blinda la posizione dei nuovi amministratori che dopo 24 mesi di inerzia ben potrebbero essere chiamati a spiegare perché invece di rilanciare la banca hanno scacciato i clienti.
Quello che stanno facendo a Roma è una porcheria e quei politici locali che non prendono, almeno ora, una chiara posizione a difesa della legalità sono complici.
Oltre a quanto perso dai risparmiatori l’operazione governativa comporterà un costo di circa 500 Euro per ogni italiano che paghi le tasse; e poi ci vengono a raccontare la storiella che un differente progetto non è stato possibile perché l’Europa pretendeva 700.000.000 Euro dai privati ed i tirchi veneti non hanno voluto metterceli. Ma…, quando mai sono stati chiesti e, che cosa veniva dato in cambio in termini di partecipazione ed amministrazione delle banche? La verità è che l’Europa i soldi li aveva chiesti al socio di maggioranza, il fondo Atlante, e che questo, con grande probabilità, non ha voluto metterceli perché Banca Intesa –San Paolo, socia di maggioranza in Fondo Atlante, già sapeva che si sarebbe portata a casa il bottino delle banche per un Euro. Ma l’operazione ha un utile anche per il governo che finalmente porta a compimento il disegno originario di eliminare il sistema bancario dei, politicamente, irrequieti veneti e poterli agevolmente controllare attraverso l’impoverimento e l’accesso al credito.
Il governo non ha esitato un attimo ad andare in procedura di infrazione alle norme comunitarie europee per difendere gli interessi della Fiat, ma preferisce caricare i cittadini di un costo assurdo pur di non far dispetto alla grande finanza bancaria.
Ci sono altre possibilità per risanare davvero le banche ed i risparmiatori senza dissanguare gli italiani.
Non cadiamo nella frustrazione perché ci sentiamo impotenti di fronte a tanta vile prepotenza. In Italia ci sono ancora tante brave persone e ci sono anche istituzioni che dovrebbero intervenire. Ma se così non fosse uso le parole del grande giurista ed ultimo Doge della Serenissima Repubblica Veneta, Daniele Manin:” …Ci sono momenti e casi solenni nei quali l’insurrezione non è solo un diritto, ma è anche un dovere.”
Vivere in Italia non deve continuare ad essere una condanna.
Pacificamente ma con fermezza, scenderemo tutti in piazza per impedire l’ennesima truffa di stato e per chiedere le dimissioni di questo governo e nuove elezioni con regole che permettano ai cittadini di essere rappresentati senza filtri ed imposizioni di partito, potendo scegliere imigliori e non i più graditi alle segreterie di partito ed alle lobbies economiche.
24 giugno 2017 – Coordinamento associazioni banche popolari venete “don Enrico Torta”.
Il Presidente avv. Andrea Arman