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La grandezza di doddore? non essere schiavo nemmeno in prigione

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di ALBERTO VENEZIANO

Da una parte lo stillicidio delle buffonate quotidiane, delle cantonate prese dagli organi “di giustizia” nel somministrare i loro “provvedimenti” che fanno a pugni con il benché minimo buonsenso. Inutile elencare quelli verificatisi fin qui, domani ne spunterà un altro di peggiore. Dall’altra parte l’accanimento contro un uomo, Doddore Meloni, colpevole di indipendentismo.

Colpa grave per lo stato, rivendicare il diritto all’autodeterminazione. Un parolone, autodeterminazione, che descrive semplicemente il diritto degli esseri umani, se si sentono oppressi da un organismo statale vessatorio, di vivere secondo una loro organizzazione che scaturisca da una loro cultura.

Aver affermato questo per tutta la sua vita è la colpa di Doddore Meloni, per questo è stato annientato.

Questo il motivo per cui lo stato, dopo averlo privato della libertà per futili motivi, privandolo così della possibilità di provvedere a se stesso, non ha scientemente provveduto a mantenerlo in vita come avrebbe dovuto ma è rimasto a guardare con assoluta indifferenza la vita un uomo che si consumava.

Questo è un passaggio molto importante, che forse molti non colgono. A molti forse viene da pensare: “E chi glie l’ha fatto fare? Poteva mangiare, bere, vivere e continuare a combattere stando in carcere”. No, non è così, ci vuole uno sforzo, un piccolo salto di qualità per capire l’essenza del messaggio di Doddore e la sua grandezza.

La sua grandezza sta proprio in questo, nell’aver rifiutato la vita da schiavo recluso che lo stato, per punirlo del suo desiderio di libertà, gli ha lasciato come unica possibilità. La sua grandezza è proprio in questa ultima, indomita sfida. Non ti basta, caro stato, la quotidiana vessazione nei confronti di tutti noi. Mi hai isolato e vuoi darmi una lezione. Mi vuoi recluso, reso incapace di provvedere a me stesso, vuoi azzerata la mia volontà, mi vuoi azzerato come uomo. Ebbene eccomi qua, mi consegno volontariamente, sono a tua disposizione, sei il padrone del mio corpo, fanne ciò che credi.

Così è andata nell’indifferenza quasi generalizzata, ma non è finita. Finchè ci sarà qualcuno a ricordare questi fatti questa storia non è finita, cova sotto la cenere delle nostre delusioni, ma non è finita, non può essere finita.

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