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Ci mancava solo l’indice del benessere equo e solidale

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di MATTEO CORSINI

Non riuscendo a esibire numeri soddisfacenti per i tradizionali indicatori economici e di finanza pubblica, il governo italiano e la maggioranza che lo sostiene hanno avuto la (non) brillante idea di rendere obbligatorio, a far tempo dalla legge di bilancio del 2019, l’indice di Benessere equo e solidale (Bes).

Ideato dall’allora presidente dell’Istat Enrico Giovannini – che non riuscì, però, a fare un’analisi che comparasse i costi per i pagatori di tasse di un parlamentare italiano rispetto a quelli di altri Paesi europei – l’indice Bes si baserà su 12 parametri: reddito medio disponibile aggiustato pro capite; indice di diseguaglianza del reddito disponibile; indice di povertà assoluta; speranza di vita in buona salute alla nascita; eccesso di peso; uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione; tasso di mancata partecipazione al lavoro; rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e delle donne senza figli; indice di criminalità predatoria; indice di efficienza della giustizia civile; emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti; indice di abusivismo edilizio.

La relazione che accompagna il decreto si premura di precisare che, scientificamente, è obeso chi ha un Indicatore di massa corporea (IMC) superiore a 30, mentre tra 25 e 30 si è sovrappeso. L’IMC si calcola rapportando il peso in Kg al quadrato dell’altezza in metri.

Tanti indicatori, tra i quali ne manca uno fondamentale: quello relativo alla tassazione. Certamente lo Stato italiano risulterebbe fiscalmente obeso.

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1 COMMENT

  1. Degli indicatori c’è poco da fidarsi, basti pensare a Renzi he si vantava di aver diminuito la disoccupazione solo perché non considerava chi era senza lavoro e non lo cercava, includeva soggetti assunti con voucher o altre paghe da fame. Un tipico esempio è il PIl: come sapete include settore privato, aziende, settore pubblico, importazioni ed esportazioni. L’assurdità del PIl è questa, prendiamo due regioni, la Lombardia con pil pari a 180 e la Calabria con PIl pari a 50(numeri ipotetici. La lombardia paga 90 di tasse e riceve 10 dallo Stato, alla fine avrà un PIl di 100. La Calabria paga 10 di tasse e riceve 60 dallo Stato (trasferimenti per esempio per pensioni o stipendi settore pubblico). Alla fine la Calabria avrà statisticamente un PIl di 100!!!!! Il confronto con altri Stati è ancora più rilevante tenendo conto che l’Italia nel PIl include il sommerso (che per definizione non paga le tasse ) e recentemente anche alcune forme di operazioni criminali. In poche parole, il PIl serve solo per dimostrare l’indimostrabile efarci pagare più contributi in sede comunitaria (e riceverne meno….).
    Torniamo al Bes, quanto ci vorrà prima di avere le solite prese per i fondelli statistici dove si dichiarerà l’indichiarabile, ovvero che siamo tutti ricchi e felici?

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