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Quel leone di san marco ci riporta al “ti co nu nu con ti”

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L’Unesco ha recentemente riconosciuto come “Patrimonio dell’umanità” le architetture militari della Serenissima: da Palmanova, a Bergamo, da Peschiera a Sebenico, da Cattaro a Zara e proprio su quest’ultima città dalmata vorrei soffermarmi per “svelare” come fu restaurato lo splendido Leone di San Marco che caratterizza l’imponente “ Porta di terraferma”, capolavoro di Michele Sanmicheli (1543); il Leone è, secondo il prof. Rizzi, opera di Gian Paolo Sanmicheli, cugino di Michele e specialista in figurazioni marciane, come quelle esistenti a Legnago.

Siamo nel 1994 e anche la Dalmazia è sconvolta da una guerra devastante che vede i  serbi da una parte e i croati dall’altra (nella vicina Bosnia Erzegovina la guerra coinvolge pesantemente anche la componente bosniaca-musulmana) e Zara è sottoposta a un duro  assedio da parte dei serbi con pesanti bombardamenti che colpiscono in diversi punti la città causando gravi danni a quello che rimane dello  straordinario patrimonio della città dalmato-veneta; va ricordato che Zara, la figlia prediletta di Venezia fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti dei “liberatori” anglo-americani nella seconda guerra mondiale: secondo alcuni storici gli input per queste devastanti azioni arrivavano direttamente da Tito che voleva in questo modo distruggere completamente la dimensione “Serenissima” della città:  Zara venne denominata la Dresda dell’Adriatico.

Il 25 marzo 1994 una delegazione della Regione del Veneto arriva a Zara, adesso posso dirlo, sottovalutando certi rischi ; sono il capo-delegazione in qualità di assessore alla solidarietà internazionale che ci vede particolarmente impegnati nella costa istriana e dalmata e anche nella Slavonia dove ci sono comunità di origine veneta; come Regione abbiamo uno strumento straordinario, la legge 18 del 1992 che ci vede, ancora una volta, regione leader fra le regioni “italiane”. Veniamo ospitati  in municipio dal sindaco Dusko Kucina che ci ringrazia calorosamente per la nostra presenza e la nostra solidarietà (scopriamo in quel momento che siamo la prima delegazione estera che arriva a Zara dopo la fine dell’assedio serbo …)  ci suggerisce, anzi ci intima, di non ritornare a casa per la strada che avevamo fatto, in quanto il passaggio per il “famigerato” ponte di Maslenica continua ad essere alquanto  pericoloso, e ci indica la via, molto più sicura, dell’isola di Pago.

Subito dopo i convenevoli si inizia una riunione operativa nella quale vengono evidenziati i gravi danni che la città zaratina ha subito dai bombardamenti serbi, chiese, palazzi prestigiosi, piazze, infrastrutture e il sindaco e le autorità croate auspicano con il giusto calore un importante contributo della nostra Regione. Siamo nel 1994 e non era ancora operativa la legge regionale 15 dello stesso anno, “Tutela, restauro e valorizzazione del patrimonio di origine veneta in Istria e Dalmazia” legge che in Istria e in Dalmazia viene ancor oggi chiamata “legge Beggiato” ,  nella Croazia che stava avviandosi a chiudere la guerra con la Serbia, c’era un forte,fortissimo nazionalismo, cosa che caratterizza tutti i popoli impegnati in una guerra e parlare di restauro dei numerosi Leoni di San Marco rischiava di essere preso a metà fra una provocazione e un’uscita folkloristica…

Ma nonostante questo, al momento opportuno, misi sul tavolo il restauro del Leone di San Marco della Porta di Terraferma … ci fu qualche perplessità, qualcuno tirò in ballo il presunto “niet” della Sovrintendenza … ma di fronte alla mia precisa volontà di vincolare l’impegno della Regione al restauro del Leone anche il granitico fronte croato fu costretto a … capitolare. Il restauro fu notevole e il Leone tornò a rispendere come ai bei tempi del “Ti co nu, nu co Ti”, a dimostrazione che anche in politica, alle volte, basta un po’ di determinazione per raggiungere risultati importanti.

di Ettore Beggiato

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