“Quando l’economia è in recessione, il migliore approccio probabilmente è una combinazione di stimoli fiscali e monetari. Ma quando la perdita di posti di lavoro è un problema cronico, come ora, può essere necessaria una politica diversa, un lavoro garantito dallo Stato”. Noah Smith ritiene che alla perdita di posti di lavoro dovuto all’automazione (e non solo), lo Stato dovrebbe reagire mediante un vasto programma di lavori pubblici in grado di dare occupazione a molte persone.
Bontà sua, Smith non ha alcuna pretesa di originalità, ricordando che già ai tempi di Roosevelt, negli anni Trenta del secolo scorso, gli Stati Uniti sperimentarono questo tipo di interventi. Per lo meno all’epoca la Teoria Generale di Keynes era fresca di stampa, se la si vuole considerare un’attenuante. Gli effetti sul bilancio federale furono ovviamente deleteri, e concediamo pure che le spese belliche non fecero che peggiorare il conto ulteriormente, ma resta il fatto che solo con una pesante inflazione nel dopoguerra il debito fu alleggerito, con buona pace dei creditori.
Si tenga presente, tra l’altro, che quando Roosevelt iniziò a intervenire e a spendere e spandere (peraltro in continuità con Hoover, come documentato da Murray Rothbard in “America’s Great Depression”) gli Stati Uniti erano decisamente meno indebitati di oggi. Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale il debito federale, nonostante il New Deal, era sotto al 50% del Pil. Oggi il debito federale lordo è al 108% del Pil, ma secondo Smith si potrebbero spendere centinaia di miliardi (cita stime comprese tra 670 e 750 miliardi annui, ossia 3.5-4 punti di Pil) senza grandi preoccupazioni.
Io credo che sostenere queste cose nel 2017 sia un’aggravante, dato che un po’ di esperienza storica sul (mal)funzionamento di questi programmi la si è fatta. Il problema, in ultima analisi, è sempre lo stesso: purtroppo non si può creare ricchezza (e lavoro) dal nulla. Il che significa che qualcuno il conto lo deve pagare, prima o poi.
Lo Stato non può garantire lavoro, altrimenti un sistema puramente socialista funzionerebbe alla perfezione. Al di là delle considerazioni sulla compressione della libertà nei sistemi socialisti, mi sembra ormai evidente che siamo nel campo delle favole o delle cialtronerie (e propenderei più per la seconda ipotesi).
Ma si, che stampino moneta, che spendano , che si indebitino.
D’altronde non sanno far altro.
Sono come quegli eroinomani che ritengono di poter controllare a piacimento la loro debolezza e la loro dipendenza.