Con un occhio alla imminente scadenza elettorale, il Governo ha deciso di stanziare risorse per rimborsare, ancorché parzialmente, anche gli azionisti delle banche finite in risoluzione o liquidazione, purché sia stata accertata la vendita truffaldina da parte delle banche stesse.
Come per le risorse destinate a chi aveva investito in obbligazioni subordinate, anche in questo caso il Governo va raccontando di mettere soldi che, in realtà, derivano dalle altre banche. Afferma, per esempio, il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta: “Non vogliamo far passare l’idea che se c’è mala gestio paga lo Stato”. Data questa premessa, uno si aspetterebbe poi una prosecuzione diversa. Invece: “Il danno lo hanno fatto le banche e devono essere coinvolte nei processi di ristoro e rimborso, non a caso le risorse le abbiamo prese da un lato dai fondi dormienti e dall’altro dal fondo di garanzia e da quello interbancario. Insomma il sistema deve essere corresponsabilizzato”.
Riassumendo: una parte dei soldi deriva dalla appropriazione di denaro che, da diversi anni a questa parte, lo Stato obbliga le banche a versare nelle sue casse se i legittimi proprietari non ne dispongono per un certo periodo di tempo; l’altra parte dal fondo di tutela dei depositi, alimentato dalle banche in proporzione ai depositi da garantire.
In ultima analisi, quindi, i soldi arrivano da azionisti e depositanti delle altre banche, che, secondo la logica sottostante al provvedimento, pare siano corresponsabili gli uni delle vendite scorrette fatte da loro concorrenti; gli altri delle decisioni di investimento assunte da altri, per quanto viziate da informazioni carenti o distorte.
Una logica aberrante, di fronte alla quale, però, nessuno dice alcunché. E’ come se tutti coloro che percorrono un certo tratto di strada nella quale avviene un incidente fossero chiamati a indennizzare la parte lesa, pur non avendo alcuna responsabilità. Questo è lo stato delle cose in Italia.
Non so, io non capisco.
Una banca deve fallire come ogni altra azienda o attività.
Chi cade nel fallimento ha alcuni strumenti legali per limitare i danni ed ottenere risarcimenti.
Ci sono le class action per i risparmiatori, ci sono le associazioni dei consumatori che possono intervenire.
E i risparmiatori devono abituarsi a informarsi meglio prima e non chiedere indennizzi dopo esser stati truffati.
C’è la pessima abitudine di fidarsi delle banche.
Vediamo se le crittovalute educano questi bebbei.