Mariana Mazzucato, Professor in the Economics of Innovation and Public Value all’University College London, è solitamente osannata dalla stampa italiana per la sua idea di dare un ruolo maggiore allo Stato nell’economia. Mai nessuno dei suoi interlocutori (per lo più giornalisti) che le faccia notare cosa è successo in Italia con lo Stato imprenditore. Men che meno le si fa notare che alcune sue affermazioni non hanno riscontro nei fatti storici.
Secondo Mazzucato, “in generale nel dibattito pubblico italiano, credo che sia sottovalutato, se non trascurato, il ruolo dello Stato. Penso che, nel caso dell’Italia, questo sia anche in contraddizione con la nostra Storia. L’Italia ha avuto l’Iri. Nella sua prima fase, l’Iri era pubblica ma indipendente dal sistema politico e ha modernizzato il Paese. La sua classe dirigente era composta da manager competenti, efficienti e lungimiranti. Non bisogna essere schiacciati sull’ultima fase dell’economia pubblica italiana, fatta di perdite su perdite, di corruzione e di predominio dei partiti della Prima Repubblica. La prima Iri dimostra che anche in Italia è possibile, per la mano pubblica, essere visionaria ed efficace”.
L’Iri fu istituito nel 1933, in pieno regime fascista, come risposta tipicamente dirigista (e keynesiana) alla crisi del 1929. Quando finisce “la prima Iri” (che Mazzucato femminilizza, non so se per ignoranza o per un impeto di boldrinismo)? Mazzucato non lo chiarisce. Ma una cosa può essere capita usando il semplice buon senso. E’ una pia illusione supporre che bastino “manager competenti, efficienti e lungimiranti” per far sì che baracconi del genere non finiscano come finì l’Iri.
Per quanto lungimiranti, costoro non possono essere onniscienti, e per di più tendono, proprio perché statali, a fare investimenti eufemisticamente definibili non ottimali. In definitiva, gli eventuali anni buoni sono con ogni probabilità l’eccezione, non la regola.
Ma attenzione a quello che segue: “Il deficit in Italia è stato storicamente più basso che in Germania, ma senza crescita il rapporto debito/Pil aumenta e il problema maggiore dell’Italia è l’assenza della crescita”. Non so a quale periodo storico faccia riferimento Mazzucato, ma nella storia recente la sua affermazione è semplicemente falsa.
Dal 1991 a oggi, per esempio, il deficit italiano è stato mediamente 2.2 punti di Pil superiore a quello tedesco, e il debito pubblico è stato mediamente 50 punti superiore a quello della Germania. E poi parlano di fake news…
L’iri era un immenso brodo di coltura per i vizi della politica.
Clientela, corruttela, abuso, debito, porcherie di ogni genere.
Una specie di torre di babele della cattiva gestione economica statale.
Bravo Matteo Corsini a smascherare questa imbrogliona, che se le inventa tutte pur di giustificare lo statalismo a oltranza.
ha scoperto l’acqua calda, senza trarre le conclusioni della sua affermazione…. la crescita dell’economia non c’è e rimanesse anche uguale, il che dubito, è chiaro che il rapporto cambia “in peggio” con tutte le spese pubbliche che aumentano, se non altro per mance e mancette e pensioni e vitalizi… ma è termine che l’autrice lascia intendere e non usa ovviamente… è meglio passarci sopra, sennò qualche amico/a se ne avrebbe a male!