Se c’è una certezza nella situazione post elettorale, è che il tasso di statalismo in Italia sia destinato a crescere ulteriormente. Si prenda, per esempio, questa affermazione tratta da un articolo di Guido Salerno Aletta in merito all’utilizzo di Cassa Depositi e Prestiti: “Ecco perché, oggi, l’ingresso della CDP in Tim e la gestione commissariale in corso da mesi di Alitalia rappresentano un fenomeno politicamente rilevante. Anche se né il M5S né la Lega sono al governo, un’epoca è finita: il mercato non può soddisfare interessi che travalicano la logica commerciale”.
Una frase del genere, se letta da una persona che non abbia alcuna conoscenza di quanto accaduto in Italia finora, potrebbe indurla a pensare che abbia sin qui prevalso un “liberismo selvaggio”, come amano definirlo gli statalisti nostrani. Nulla di più lontano dal vero, ovviamente.
Che il M5S sia da sempre statalista non deve sorprendere nessuno. Quanto alla Lega, la svolta rispetto alle origini è ormai a 180 gradi. Una volta i manifesti leghisti inveivano contro “Roma ladrona”, rea di intimare ai padani: “Paga e taci somaro del nord”. A me pare inevitabile, con la svolta sovranista salviniana a base di statalismo, che i “somari” di cui sopra continueranno a pagare, per di più con il rischio di farlo per volere di coloro a cui hanno dato il loro voto.
Probabilmente, dimostrando di meritarsi l’appellativo.