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Di maio parla, ma non conosce neppure la realtà

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di MATTEO CORSINI

Ripetendo il copione che va in onda praticamente tutti i giorni da inizio giugno, Luigi Di Maio, riferendosi alla prossima legge di bilancio, ha affermato: “Noi pensiamo che si debba restare nei vincoli”, salvo aggiungere che “bisogna andare a quei tavoli a spiegare che i vincoli attuali vanno migliorati”.

Ho già sostenuto che non si capisce per quale motivo a “quei tavoli” dovrebbero concedere a questo governo più di quanto sia stato concesso a quelli precedenti, ma è la logica (illogica) dello statista di Pomigliano che fa cadere le braccia (per non usare espressioni più efficaci ma volgari): “Si è detto che per ridurre il debito bisogna rinunciare a posti letto nella sanità, alla pensione, allo stipendio, ai diritti dei lavoratori. Bisogna invertire la tendenza e dire ai Paesi Ue e alla Commissione che per una volta viene prima la sanità, il reddito, l’impresa e quindi l’abbassamento tasse. Si farà come si è fatto anche con l’immigrazione: c’è la possibilità finalmente di cambiare le regole insieme, nessuno vuole andare al muro contro muro ma se un pensionato minimo prende circa 400 euro e la Ue ci dice che la soglia di povertà è sotto i 700 euro è una ipocrisia dare una pensione sotto la soglia di povertà, non stai garantendo un minimo di dignità”.

Innanzi tutto, Di Maio dipinge una situazione che non corrisponde alla realtà, dato che la spesa pubblica è forse aumentata meno rispetto a quanto gente come lui vorrebbe, ma non è mai diminuita neanche di un euro, neppure negli anni della cosiddetta austerità. Il che contribuisce a spiegare per quale motivo, nonostante un fardello di tasse che rende l’Italia un inferno fiscale, il bilancio dello Stato sia sempre in deficit.

Ma quello è il problema minore. Il fatto è che se si vogliono spendere più soldi, da qualche parte vanno presi. So che diversi esponenti di questo governo sognano un ritorno a una banca centrale alle dipendenze del Tesoro che monetizza indefessamente tutte le spese sostenute per il bene del popolo (che, in realtà, pagherebbe amaramente il conto di quell’inflazione), ma, al netto di piani B vari, nel mondo attuale o si aumentano le tasse, o si aumenta il ricorso al debito. E il ricorso al debito, che è il second best per Di Maio e colleghi, richiede la collaborazione non tanto della Commissione europea, quanto di chi i titoli di Stato li deve comprare.

Quindi non si può farecome si è fatto anche con l’immigrazione”, perché per vietare a una nave di attraccare in un porto italiano non servono i soldi altrui. Non si tratta di un dettaglio da poco.

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