di MATTEO CORSINI
In merito alla ennesima revisione della normativa sulle pensioni con l’introduzione della cosiddetta “quota 100”, il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha risposto così a chi gli chiedeva quanto costerebbe alle casse dello Stato, ergo a chi paga le tasse: “Stiamo facendo le verifiche, ma grosso modo servirebbero 8 miliardi di euro”.
A parte il fatto che questi signori, ogni volta che si va al sodo, stanno sempre “facendo verifiche”, la domanda successiva riguarda ovviamente il reperimento delle coperture. Ecco la risposta: “Di questo parleremo col ministro dell’Economia. Mi limito a osservare che il governo punta a un forte rilancio degli investimenti e della crescita, dalla quale deriveranno importanti risorse”.
Questo significa, per non ricorrere a tecnicismi, “mettere il carro davanti ai buoi”. Aumentare oggi in via strutturale la spesa di 8 miliardi annui e pensare che le coperture possano venire dal gettito derivante dalla maggior crescita economica che a sua volta dovrebbe derivare da investimenti per lo più in deficit è, nella migliore delle ipotesi, wishful thinking, nella peggiore (e secondo me più realistica), cialtroneria.
Qualora gli investimenti “ad alto moltiplicatore” non si rivelassero tali (e questa non sarebbe una cosa di cui stupirsi), ci si ritroverebbe con maggiore debito dovuto tanto agli investimenti, quanto alla maggiore spesa pensionistica. Ora, quando un individuo o un’impresa chiede credito presentando un business plan, deve essere in grado di convincere i potenziali creditori che ai flussi di cassa in uscita nella prima fase del progetto seguiranno flussi in entrata, in modo che la somma algebrica dei valori attuali abbia segno positivo. Quanto meno i flussi in entrata devono consentire di onorare il debito e i relativi interessi.
Capita a volte che qualcuno ottenga credito a fronte di business plan non credibili o anche in mancanza di business plan, ma difficilmente può farlo in maniera seriale.
Quello che ipotizza Durigon dubito che potrebbe essere ritenuto credibile dai potenziali creditori, e la prospettiva che la prossima legge di bilancio sia infarcita da cose del genere spiega perché ormai nell’Area euro ci sia solo la Grecia ad avere un costo marginale del debito superiore a quello dell’Italia.
Non è un complotto politico contro il governo, ma un complotto del governo contro chi paga le tasse e pagherà il conto anche di tutto questo.