Forse quando si arriva a governare e si ha il vento elettorale in poppa, come ancora (malauguratamente) capita a chi sta occupando palazzo Chigi e dintorni, ci si convince di poter disporre ogni cosa per decreto. Purtroppo il potere di disporre per decreto, sempre a spese dei pagatori di tasse, è molto pervasivo, ma non totale.
Probabilmente la pensa diversamente Matteo Salvini, il quale, parlando di spread, ha affermato:
- “Lo spread scenderà e sono convinto che scenderà, a meno che non ci sia qualcuno che gioca alla speculazione per danneggiare l’Italia. Ma questo come governo non lo permetteremo”.
Neppure disponendo improbabili divieti di vendita allo scoperto (che rischierebbero di peggiorare la situazione) o imponendo agli investitori domestici la peggiore delle repressioni finanziarie, con divieti di esportazione di capitali e vincoli di portafoglio, sarebbe possibile bloccare la cosiddetta “speculazione”. Che, per contro, smetterebbe di essere ribassista nei confronti del debito pubblico italiano se Salvini e colleghi dimostrassero un minimo di buon senso. Ciò che, per ora, rimane materia da libro dei sogni.
Dal canto suo, Luigi Di Maio ha ribadito una tesi trita e ritrita in merito alla presunta virtuosità dell’Italia nella gestione delle finanze pubbliche.
- “L’Italia da Maastricht ad oggi ha pagato 670 miliardi di euro di interessi sul debito. Siamo i più ligi di tutti alle regole, continueremo a esserlo nonostante il nostro avanzo primario sia stato bruciato in interessi sul debito. Siamo il Paese che ha l’avanzo primario più alto e abbiamo pagato il doppio degli interessi sul debito della Germania. Questo è il momento in cui dobbiamo aiutare la parte della nostra società che sta soffrendo di più, cioè gli imprenditori, i disoccupati e i pensionati. Se non li aiutiamo non riusciremo ad abbassare il debito pubblico e a ripartire dopo la crisi”.
Come è noto, la precisione quando parla di numeri (e non solo) non è un punto di forza del ragazzo prodigio di Pomigliano.
L’Italia ha certamente un lungo track record di avanzi primari, ma non sempre ha avuto il più alto (in Europa) e anche nel 2017 Grecia e Portogallo (guarda caso altri due Paesi che devono sistemare i conti pubblici) hanno avuto un avanzo primario più alto di quello italico.
Ciò detto, se l’avanzo primario è stato più che “bruciato in interessi sul debito” e se “abbiamo pagato il doppio degli interessi sul debito della Germania” significa che quel debito era e continua a essere ben più alto che quello altrui.
Non è stato accumulato da chi governa oggi, anche se pare che ci sia un notevole impegno per aumentare il fardello, ancorché si dichiari il contrario. Ma è pura illusione pensare di ridurlo aumentando, via spesa corrente per reddito di cittadinanza e pensioni, il deficit. Illusione alla quale pare purtroppo credere (ancora) un consistente numero di aventi diritto al voto.
I quali delle due l’una: o sono analfabeti, oppure sono in malafede.
No i par ebeti, quindi…
no i è!