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Più europa significherebbe solo più tasse

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di MATTEO CORSINI

Nel consueto editoriale filoeuropeista della domenica sul Sole 24Ore, Sergio Fabbrini commenta l’ennesima iniziativa franco-tedesca, questa volta relativa all’istituzione di un budget per l’Eurozona.

  • Fino a quando il budget dell’Eurozona non deriverà da autentiche risorse proprie, sarà difficile autonomizzarlo dalle pressioni dei Paesi che contribuiscono ad esso. Un budget indipendente stimolerebbe una più razionale distribuzione delle responsabilità di spesa tra il livello nazionale e quello europeo. Ma soprattutto, costituirebbe la condizione necessaria per democratizzare il governo dell’Eurozona (rovesciando il motto della rivoluzione americana, si può dire che non vi è potere politico senza potere fiscale, ovvero che non c’è representation senza taxation).”

Come sempre Fabbrini prende posizione a favore di un approccio da super-stato europeo. Il punto di vista è sempre quello di chi governa e utilizza le risorse, non di chi è governato e, in ultima analisi, fornisce (suo malgrado) le risorse.

Un budget fatto con “autentiche risorse proprie altro non farebbe se non aumentare rispetto a oggi la redistribuzione su scala continentale anziché a livello nazionale. Le risorse proprie altro non sarebbero se non il gettito di imposte determinate a livello europeo, fornite loro malgrado sempre e comunque dai pagatori di tasse europei e utilizzate dai consumatori di tasse europei. Solo che in questo caso i primi e i secondi con ogni probabilità parlerebbero lingue diverse.

Tasse che non sarebbero sostitutive rispetto a quelle nazionali, bensì aggiuntive (tanto per cambiare).

Quanto all’inversione del motto “no taxation without representation”, si tratterebbe in realtà di affermare un dato di fatto: i cosiddetti rappresentanti costano e devono foraggiare le loro clientele elettorali, quindi vivono di tasse.

L’ipotesi implicita nella posizione di Fabbrini è che a livello continentale ci sarebbero decisori più illuminati che a livello locale. Tutto molto socialisteggiante e, ahimè, pure irrealistico.

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2 COMMENTS

  1. ma che poteva essere un’Europa sognata dai confinati di Ventotene se non la copia dell’URSS?… che oggi non c’è più perché è diventata un’altra cosa… e noi invece siamo qui che continuiamo a dibattere sul percorso intrapreso verso una omologazione che è funzionale solo al potere bancario… perché mai dobbiamo insistere su questa strada? trenta o novanta stati in futuro, quanti saremo in quel continente chiamato Europa, che si accordano ciascuno secondo affinità o interessi non sarebbe veramente segno di civiltà in progresso? Cose che riguardano tutti, come il riscaldamento o l’inquinamento, hanno altre sedi cui si potrà partecipare per azioni da condividere e ormai universalmente… perché è la sopravvivenza dell’umanità intera il vero problema, non il piccolo continente di cui facciamo parte!

  2. Nascondete le partite iva al famelico fisco, agli Statolatri e ladri dei ministeri economici.
    Immaginate ogni partita iva sia un ebreo da sottrarre ai campi di concentramento e alle camere a gas, dalle grinfie del nazicomunismo statalista.

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