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Fattura elettronica, un’infamata di stato che pagheremo cara

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di ROBERTO SCAVINI

Se all’inizio la fatturazione elettronica mi pareva un sistema in grado di semplificare, quando non di far scomparire alcuni adempimenti burocratici, ora penso che avrei fatto bene ad ascoltare chi mi diceva che se fosse veramente così, l’introduzione sarebbe stata caldeggiata dalle aziende e non calata dall’alto dallo stato.

Ho avuto modo negli ultimi giorni, come un po’ tutti coloro che sono coinvolti in questo cambiamento, di analizzarne gli aspetti e devo dire che mi pare l’ennesima infamata ai danni delle imprese e di chi lavora e produce che non porterà alcun beneficio a nessuno ma anzi avrà dei costi ulteriori per tanti, tantissimi di noi, costi purtroppo non a spot ma dei veri e propri abbonamenti all’esborso annuale di cifre non proprio modeste, in primis per la conservazione.

L’unico vero beneficiario sarà forse lo stato che però, anziché liberarsi di un po’ di impiegati, funzionari ecc. vista l’automazione di tanti processi, scommetto ne assumerà altri con scuse tipo la mancanza di organico per gestire le nuove procedure ecc. La fatturazione elettronica è un’anatra zoppa, una pratica che non esiste altrove se non in Messico e Portogallo, due fari della modernità! Zoppa perché con il mercato globale rappresenta solo un’ulteriore appesantimento della parte amministrativa: chi lavora con l’estero infatti dovrà continuare a gestire il cartaceo in parallelo. E non è nemmeno così semplice: infatti va diviso estero intra-UE ed extra-UE! Per l’estero intra-UE sarà possibile emettere la fattura elettronica o usare il cartaceo ma in questo caso si avrà l’obbligo di compilare l’esterometro, successore dello spesometro, altra burocrazia che nessuno ha chiesto e dalla dubbia utilità.

Per l’extra-UE non andrà emessa fattura elettronica ma la bolla doganale la sostituirà: considerato che Agenzia delle Dogane e delle Entrate si parlano che è un piacere chissà cosa verrà fuori! Bisogna poi notare che la fattura elettronica non potrà essere applicata per tutti gli acquisti esteri, sia extra che intra-UE per ovvie ragioni (non esiste in nessun paese) per cui per chi lavora con l’estero (e siamo sempre di più vista la situazione interna) sarà un appesantimento ulteriore della già farraginosa burocrazia italiana.

Se parliamo di spese brute, questo è quanto mi è stato chiesto: 168 EUR annui per la conservazione (che può essere fatta tramite il sito dell’AdE, vero, ma a quel punto anche l’invio dovrà essere fatto tramite quel sito mentre i commercialisti alcune organizzazioni datoriali di categoria spingono tutte per vendere il loro servizio in modo da condividere i dati, unico piccolo vantaggio). Adeguamento Gestionale: 1000 e passa EUR per la nuova licenza e 3.000 EUR di lavoro per un totale di 4.000 EUR. Spero di non aver detto grosse boiate e chiedo a tutti venia nel caso ma nella vita faccio altro che occuparmi di complicazioni burocratiche: in ogni caso questo provvedimento, se aggiunto alla paventata tassa sulle auto che producono più Co2 di un motorino, ci dà l’idea di come l’unica scelta sia emigrare con la propria attività e produrre ricchezza in paesi che maggiormente rispettano l’impresa.

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2 COMMENTS

  1. Ai dirigenti dell’Agenzia delle Entrate che dicevano che con la fatturazione elettronica diminuirà l’evasione è già stato fatto notare che chi non faceva fattura prima non la farà neppure elettronica adesso……anzi aumenterà l’evasione visto che pur di restare sotto il limite dei 65.000 euro, che permette di diventare forfettari e quindi non obbligati alla fatturazione elettronica, parecchie aziende faranno i salti mortali, magari diminuiranno il lavoro o semplicemente faranno carte false.
    Quindi recupero dell’evasione = zero, maggiori costi per le aziende, diminuzione di lavoro per l’Agenzia delle Entrate, un po’ come per l’invio telematico delle deleghe F24, lo spesometro, le liquidazioni periodiche. A questa diminuzione di lavoro per l’Ade (preferisco questo acronimo al posto di Agenzia delle Entrate, i greci saprebbero apprezzare…) non corrisponde una diminuzione di personale, risparmio di spesa per lo Stato e conseguente diminuzione dell’insopportabile pressione fiscale. Quindi ennesima operazione che più che essere inutile è solo dannosa per le aziende, ulteriore burocrazia che comporta solo costi e perdita di tempo con conseguente rallentamento dell’economia. All’estero fanno gli Studi di Settore non per dare fastidio o tassare ulteriormente ma per il concordato preventivo. le aziende concordano con il fisco il fatturato dei prossimi tre anni, le tasse vengono fissate preventivamente e non c’è nessun accertamento, scritture contabili e altre diavolerie inquisitorie medioevali, vivono nel progresso e lavorano.

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