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Welfare state e finanziamenti creati dal nulla

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di MATTEO CORSINI

In un articolo nel quale si occupa di diseguaglianze e prospettive plumbee dei sistemi di welfare per via dei già consistenti squilibri e passività implicite, Carlo Pelanda si chiede quali possano essere le prospettive di interazione tra politica monetaria e politica fiscale giungendo, a mio parere, a conclusioni contraddittorie (per usare un eufemismo).

  • “Poiché la riforma del welfare sarà lunga, si apre un periodo in cui sarà necessario finanziare una gran massa di (Innocenti) incompetenti con denaro extra. O questo lo si ricava dal debito oppure dalla stampa di denaro, in varie forme, o masse pessimiste stravolgeranno le democrazie. Comprensibilmente, la politica ricorre al debito e preme sulle Banche centrali per politiche inflazionistiche. Quindi il tema di ricerca è come trovare questo denaro extra: peoplecoin. Non può essere l’helicopter money già ipotizzato, né tantomeno l’iperinflazione o il debito stellare. Ma le Banche centrali, se vogliono difendere la propria indipendenza, devono trovare una soluzione. Potrebbe esserci l’acquisto dei debiti pubblici, per annullarli e creare spazio di bilancio per finanziare nuovi welfare di investimento, cioè una convergenza di ultima istanza tra politica monetaria e fiscale? Utile un concorso di idee”.

Pelanda evidentemente si basa sulla ascesa in tempi recenti di movimenti politici che danno l’illusione agli scontenti delle varie società di poter risolvere il problema in modo semplice e indolore. Ma se si escludono forme di helicopter money o scemenze come la Modern Monetary Theory (MMT), che pure sta riscuotendo successo tra i socialisti americani (e non solo), non ha molto senso pensare a banche centrali che acquistino il debito pubblico degli Stati per poi annullarlo.

Quegli acquisti sarebbero fatti emettendo base monetaria, il che alla fine sarebbe sempre una soluzione inflattiva. Per di più, coloro che propongono soluzioni del genere per lo meno salvano la forma contabile, prevedendo che i titoli di stato siano perpetui e senza cedole, in modo tale da mantenere artificialmente l’idea che le banche centrali abbiano qualcosa nell’attivo di bilancio a fronte delle passività create per acquistare quei titoli.

A me pare allucinante dover sottolineare che non si può ritenere che la creazione di denaro dal nulla – perché in ultima analisi sempre di questo si tratterebbe – sia equivalente alla creazione di ricchezza reale. Ogni soluzione ipotizzata da Pelanda corrisponderebbe a redistribuzione di ricchezza esistente fatta mediante una forma di tassazione implicita, invece che esplicita. Con ogni probabilità, una tassazione che danneggerebbe anche una parte di coloro che si vorrebbero aiutare. Se queste sono idee da concorso…

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2 COMMENTS

  1. E’ sorprendente l’arroganza con cui ultimamente si esprimano giudizi affrettati definendo scemenza un insieme di pensieri che affonda le sue radici in teorie economiche nobili passate alla storia.

    “Non ha molto senso pensare a banche centrali che acquistino il debito pubblico degli stati per poi annullarlo.”

    E’ bene che il signor Matteo Corsini sappia che questa proposta è stata avanzata ufficialmente dal signor Joseph Stiglitz al primo ministro giapponese Abe e al banchiere centrale del Giappone, paese con il debito più alto del mondo e con la quota di titoli di debito in pancia alla banca centrale (40-45%) più grande del mondo.
    Alla luce di questo stato di cose si può osservare la realtà così come è: il signor Matteo Corsini scrive un articolo in cui definisce l’idea del signor Joseph Stiglitz priva di molto senso.

    Datti ad un altro sport.

  2. In questo argomento penso che nessuno ponga i giusti paletti, quasi tutti sottolineano che non si può tagliare la sanità, le prestazioni per le pensioni, i dipendenti pubblici, che il debito pubblico non può essere tagliato e sognano improbabili crescite del Pil a livello di tigre asiatica con il maggior gettito derivante usato per un piano ultraventennale di riduzione del debito.
    I giusti paletti sono: 1) la pressione fiscale è insopportabile, esagerata e mal distribuita ed occorre diminuirla subito e in maniera massiccia, sia per fermare il declino economico, sia per rilanciare l’economia, i consumi interni e l’occupazione. 2) il debito pubblico è immorale in quanto non è servito per investimenti utili come ricerca e sviluppo, infrastrutture, ecc ma solo per finanziare la spesa corrente. Il peso degli interessi è insopportabile e il debito pubblico non potrà mai essere ripagato e serve solo a renderci vulnerabili con cavolate tipo spread e rating ai ricatti internazionali.
    Partendo dai paletti, quindi immediata riduzione massiccia della pressione fiscale (e semplificazione…) e del debito pubblico tutto il resto è secondario, cosa spendere, come tagliare il debito pubblico. Personalmente preferisco chi almeno da delle soluzioni (stampare moneta per eliminare il debito pubblico) a chi semplicemente dice “non si può fare per queste conseguenze” senza proporre nulla di valido e alternativo che di conseguenza implica il mantenimento dello status quo che come dimostra l’esperienza degli ultimi trent’anni non è assolutamente mantenibile.

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