di MURRAY N. ROTHBARD
Nel 1861 gli Stati del Sud, credendo correttamente che le loro amate istituzioni fossero minacciate e sotto attacco da parte del governo federale, decisero di esercitare il loro diritto naturale, contrattuale e costituzionale di ritirarsi e “separarsi” da quell’Unione. Gli Stati del Sud una volta separati esercitarono quindi il loro diritto contrattuale di repubbliche sovrane di riunirsi in un’altra confederazione: gli Stati Confederati d’America.
Se la Rivoluzione Americana era stata una guerra giusta, allora ne segue come la notte al giorno che la causa del Sud, la guerra per l’indipendenza, lo fosse anch’essa, e per la stessa ragione: eliminare i “legami politici” che collegavano i due popoli. In nessuno dei due casi questa decisione è stata presa per “cause leggere o transitorie”. E in entrambi i casi, i coraggiosi separatisti si sono vicendevolmente impegnati a mettere in gioco “le loro vite, le loro fortune e il loro sacro onore”.
Che dire delle rimostranze portate avanti dai due gruppi di secessionisti? Erano comparabili? Il principale risentimento dei ribelli americani era nei confronti della tassazione: il sistematico saccheggio delle loro proprietà da parte del governo britannico. Che fosse la tassa sui francobolli, o la tassa sulle importazioni, o infine la tassa sul tè importato, la tassazione era il punto centrale. Lo slogan “nessuna tassazione senza rappresentanza” era fuorviante; in ultima analisi, non volevamo la “rappresentanza” in Parlamento; volevamo non essere tassati dalla Gran Bretagna. Le altre lamentele, come l’opposizione ai mandati di perquisizione generale o all’annullamento dell’antico principio anglosassone del processo con giuria, erano critiche perché implicavano il potere di perquisire le proprietà dei mercanti per cercare beni su cui non fossero state pagate le tasse doganali, vale a dire beni “di contrabbando”, e il processo con una giuria era fondamentale perché nessuna giuria americana avrebbe mai condannato qualcuno per simili contrabbandi.
Una delle rimostranze fondamentali del Sud era verso la tariffa che il Nord aveva imposto al Sud, la maggior parte delle cui entrate proveniva dall’esportazione di cotone all’estero. La tariffa nello stesso tempo aumentò i prezzi dei manufatti, costrinse la gente del Sud e gli altri americani a pagare di più per tali beni e minacciò di causare la riduzione delle esportazioni del Sud. La prima grande crisi costituzionale con il Sud arrivò quando la Carolina del Sud combatté contro la “Tariffa dell’Abominio”, giustamente chiamata così, del 1828. Come risultato della resistenza della Carolina del Sud, il Nord fu costretto a ridurre la tariffa e infine l’amministrazione Polk adottò una politica ventennale di virtuale libero scambio.
John C. Calhoun, il grande leader intellettuale della Carolina del Sud, e in effetti dell’intero Sud, sottolineò l’importanza di mantenere un livello molto basso di tassazione. Tutte le tasse, per la loro stessa natura, sono pagate da un certo gruppo di persone, i “contribuenti”, e il loro ricavato finisce ad un altro gruppo di persone, che Calhoun chiamava giustamente “i consumatori di tasse”. Tra i consumatori fiscali netti, ovviamente, ci sono i politici e i burocrati, che vivono a tempo pieno di questo bottino. Più alto è il livello di tassazione, più alta è la percentuale che i produttori del paese devono assegnare alla classe dirigente parassitaria che impone le tasse e vive di esse. Nel prendere di mira la tariffa, Calhoun sottolineò: “il Nord ha adottato un sistema di entrate e spese, con cui è stata imposta al Sud una parte indebitamente alta dell’onere fiscale, e una parte indebitamente alta di essa è destinata al Nord e a rendere l’industria del Nord un monopolio”.
Che dire delle parti che stavano sull’altro fronte in queste due guerre? Entrambe erano dalla parte del torto poiché, sia nel caso degli inglesi al tempo della guerra d’indipendenza che in quello del Nord al tempo della guerra di secessione, stavano conducendo una feroce guerra per mantenere il loro dominio coercitivo e indesiderato su un altro popolo. Ma se gli inglesi volevano mantenere ed espandere il loro impero, quali erano le motivazioni del Nord?
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In effetti, c’è una differenza fondamentale e importantissima tra le due cause ingiuste che abbiamo descritto: quella degli inglesi e quella del Nord. Gli inglesi, almeno, stavano combattendo per una causa che, anche se sbagliata e ingiusta, era coerente e intelligibile: la sovranità di un monarca ereditario. Quale fu la scusa del Nord per la sua mostruosa guerra fatta di saccheggio e omicidio di massa, contro i suoi stessi concittadini americani? Non la fedeltà a una persona reale, il re, ma la fedeltà a una entità inesistente, mistica, quasi divina, “l’Unione”. Il re era almeno una persona reale, e i meriti o demeriti di un particolare re o della monarchia in generale possono essere discussi. Ma dove si trova “l’Unione”? Come possiamo valutare le azioni dell’Unione? A chi risponde delle sue responsabilità questa Unione?
L’Unione è stata portata, dai suoi fedeli del Nord, dall’essere un’istituzione contrattuale che può essere divisa o demolita, all’essere un’entità divinizzata, che deve essere venerata e considerata permanente, indiscussa, onnipotente. Non c’è eresia più grande, né teoria politica più perniciosa, che sacralizzare ciò che è secolare. Ma questo processo mostruoso è esattamente quello che accadde quando Abraham Lincoln e i suoi colleghi del Nord hanno trasformato l’Unione in un Dio. Se le forze britanniche combatterono per il cattivo re Giorgio, gli eserciti dell’Unione saccheggiarono e uccisero in nome di questo idolo pagano, questa “Unione”, questo Moloch che richiedeva terribili sacrifici umani per sostenere il suo potere e la sua gloria.
Perché in questa Guerra tra gli Stati, il Sud può aver combattuto per il suo sacro onore, ma la guerra del Nord è stato tutto l’opposto dell’onorabilità. Ricordiamo la cura con cui le nazioni civilizzate hanno sviluppato la legge internazionale, affermando soprattutto che i civili non devono essere presi di mira e le guerre devono essere limitate. Eppure il Nord insistette nel creare un esercito di leva, una nazione in armi, e ruppe le regole della guerra del diciannovesimo secolo, saccheggiando e massacrando specificamente i civili, distruggendo la vita civile e le sue istituzioni, allo scopo preciso di ridurre il Sud alla sottomissione.
La famigerata Marcia di Sherman attraverso la Georgia fu uno dei più grandi crimini di guerra e contro l’umanità del secolo e mezzo scorso. Perché bersagliando e massacrando i civili, Lincoln e Grant e Sherman spianarono la strada a tutti gli orrori e genocidi del mostruoso XX secolo.
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(Traduzione di Pietro Agriesti)
Questo brano di Murray N. Rothbard è tratto dalla prefazione alla nuova edizione del libro di Alberto Pasolini Zanelli, “Dalla parte di Lee. La vera storia della guerra civile americana”, Leonardo Facco Editore, 2019, € 15,00.
Il libro è ordinabile, anche in formato e-book, presso tutte le maggiori librerie online, oppure è prenotabile in versione cartacea presso la Libreria del Ponte
Descrizione del libro
“Ho combattuto contro i nordisti perché credevo volessero strappare al Sud i suoi diritti più preziosi.”
(Robert Edward Lee)
Per quattro anni l’America sanguinò. La Guerra di secessione mise a ferro e fuoco gli Stati Uniti. Il presidente Lincoln, che non era mai stato un abolizionista, fece credere che la guerra civile fosse nata per la questione della schiavitù. Fu veramente così? Oppure fu il protezionismo industriale del Nord a mettere a repentaglio l’economia agricola del Sud e spingere gli stati verso la secessione? Il Nord combatteva per il progresso, il Sud per sopravvivere. Il Nord aveva le risorse, il Sud aveva un uomo: Robert E. Lee. Il generale che tenne in scacco per quattro anni la macchina militare-industriale di Lincoln. In queste pagine vengono ricordate le gesta dell’ultimo condottiero dell’Ottocento, il mito del generale a cavallo, baluardo e simbolo della resistenza tenace di una nazione.
Autori
Alberto Pasolini Zanelli, scrittore e giornalista, già inviato speciale di esteri e corrispondente dagli Stati Uniti per “Il Giornale” di Indro Montanelli, vive da più di trent’anni a Washington. Attualmente scrive per “Italia Oggi”.
Murray N. Rothbard (1926-1995) è stato un economista e filosofo politico americano. Allievo di Ludwig von Mises e interprete della Scuola Austriaca, è considerato uno dei maggiori teorici del pensiero libertario e anarco-capitalista. Tra le sue opere disponibili in italiano: La grande depressione (1963), Potere e mercato (1970), Per una nuova libertà (1973) e L’etica della libertà (1982).
Il libro è realizzato in collaborazione con GoWare