di MATTEO CORSINI
Mi è capitato nello stesso giorno di sentire due esponenti del governo di parte M5S sostenere che la produzione industriale rimbalzata nelle ultime due rilevazioni mensili sia da attribuire alle politiche governative, e così pure l’andamento positivo della Borsa di Milano. Per esempio, Riccardo Fraccaro ha afermato:
- “Il nostro impegno per la crescita dà già i suoi frutti nonostante il contesto internazionale. La spesa per investimenti è aumentata dell’84% nelle Regioni e del 21% nei Comuni. La maggiore aspettativa di domanda interna è alla base del + 2,7% registrato dalla produzione industriale e del + 19,4% dell’indice Ftse Mib, pari a circa 100 miliardi. Sono dati importanti”.
Qualcosa di simile ha ribadito la (a suo dire) “esperta” di economia Laura Castelli. Ora, non è una novità che chi governa cerchi di attribuirsi i meriti dei dati positivi scaricando su altri le responsabilità per quelli negativi. Però si finisce per rendersi ridicoli. La produzione industriale è solamente rimbalzata, e tutto si può dire tranne che le imprese abbiano avuto nell’ultimo quasi anno un approccio entusiasta al futuro prossimo. Esistono certamente concause esogene alla base del rallentamento economico in atto da tre trimestri, ma proprio per questo è ridicolo attribuirsi meriti pieni quando escono due dati in croce positivi.
Per di più, se si guarda all’andamento della Borsa a partire da metà maggio 2018, quando cioè i firmatari del “contratto per il governo del cambiamento” hanno iniziato a fare sul serio, il saldo al 17 aprile è ancora negativo di circa 9 punti percentuali, e la performance relativa è peggiore di 7 punti rispetto all’Eurostoxx50 e di 3 punti rispetto al Dax tedesco. Quindi i numeri, se non li si sa maneggiare, e meglio non darli. Anche se si è abituati a farlo.