di MATTEO CORSINI
Nick Clegg, già leader dei liberaldemocratici britannici, oggi è il responsabile delle comunicazioni e della politica globale di Facebook. Intervistato da Repubblica, ecco cosa ha affermato in merito all’introduzione di nuove regole per le attività in rete:
- “Serve una regolamentazione esterna: non è giusto che aziende private decidano su questioni sociali ed etiche. Dobbiamo operare all’interno di regole democratiche stabilite da governi eletti dal popolo. Noi possiamo avere un ruolo nel dibattito ma non prendere le decisioni finali”.
La posizione di Clegg (e di Facebook) non stupisce: diventare leader di mercato quando ancora il quadro legislativo e regolamentare non è opprimente per poi difendere la propria posizione incrementando i costi fissi di compliance derivanti da una più corposa regolamentazione, ovviamente a beneficio del consumatore, è un classico di ogni epoca e settore.
Si tratta, né più né meno, di introdurre barriere all’entrata (o alla sopravvivenza, per i piccoli concorrenti già sul mercato), con l’ipocrisia di dimostrarsi collaborativi con i governi nell’elaborare le nuove norme, cercando di fare passare una azione lobbistica (nella più innocente delle ipotesi) per attività a tutela del bene e della privacy delle persone.
Che tutto questo avvenga dopo aver fatto per anni l’esatto opposto, con grandi benefici economici, è solo un dettaglio. Ovviamente.