Qualsiasi taglio delle tasse è cosa buona e giusta. Ma rimane un “MA” grande come una casa, che in questo paese iperindebitato e sperperone, e quindi abituato a scaricare i costi della propria dabbenaggine sugli altri, in particolare sulle generazioni successive, pochi vogliono cogliere.
Se ad un taglio fiscale non si accompagna una riduzione del debito e della spesa, quello che neanche poco tempo dopo si verificherà sarà un nuovo inasprimento fiscale per i buchi che si creeranno nel bilancio statale.
È vero che tasse più basse stimolano la produzione e al contrario di ciò che comunemente si pensa l’introito fiscale può aumentare, ma assai difficilmente questo può compensare ciò che anche sotto Trump continua ad avvenire: il costante aumento di spesa e debito.
Anche Reagan commise questo errore, e dopo di lui e Bush senior (il quale promise di abbassare le tasse e invece le alzò) seguirono otto anni di amministrazione Clinton.
Per concludere: o ad un taglio fiscale si accompagna una politica di reale riduzione dell’interventismo statale, o si tornerà alla situazione precedente in condizioni ancora più critiche che saranno la manna per i sostenitori dello stato immanente.
Puro buonsenso.
Meno stato significa meno tasse, meno spesa corrente ,meno debito pubblico e meno leggi liberticide.
Più libertà, più laissez-faire.
E’ semplice.
Purtroppo ha ragione Bastiat quando definisce lo stato.
Se continua il trend della Germania che tende a ridurre il debito pubblico e degli altri paesi (Italia in primis) che continuano imperterriti a far debiti, se tutto va bene saremo “comprati” dalla Germania ed obbligati a politiche di lacrime e sangue (schema Grecia). Ma non è problema di chi viene votato OGGI. Après moi le déluge!
Penso che l’unica cosa giusta fatta da Monti fosse il pareggio di bilancio in Costituzione, il divieto di fare deficit.
Non basta, avrei aggiunto il divieto di fare debito pubblico (che con lui aumentò rapidamente di bel il 10%…).
Probabilmente presto avremo di nuovo Salvini al governo e spero che legga o qualcuno gli riferisca questo:
1) non esiste il moltiplicatore fiscale, se esistesse l’Italia sarebbe il paese più ricco del mondo.
2) esiste semmai il diminutore fiscale, ogni centesimo prelevato con le tasse si tramuta in una riduzione del PIl, in quanto quel centesimo lasciato ai privati sarebbe stato fruttare ottimamente con consumi e investimenti privati oppure tramite il risparmio a finanziare i privati (ma occorre che le banche tornino a fare le banche).
Il problema dell’inefficienza pubblica che porta al diminutore fiscale è massimo in Italia per un semplice motivo: nel settore pubblico l’elemento mediterraneo è prevalente se non totale a scapito dell’elemento (umano, mentale, gestionale) mitteleuropeo dei padani. La dimostrazione è nell’efficienza delle Regioni padane pur con tutti i limiti comportati dalla legislazione italiana (levantina per l’appunto).