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Milano e il patetico pianto dei meridionalisti assistiti

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di MATTEO CORSINI

Da alcuni giorni sul Messaggero si susseguono articoli che sostengono la tesi, rilanciata da ultimo da Giuseppe Provenzano, (meridionale e meridionalista) ministro del Sud, secondo cui “Milano attrae ma non restituisce nulla all’Italia”. In estrema sintesi, Milano sarebbe rea di attrarre risorse umane e finanziarie formatesi altrove, con i conseguenti costi. Per esempio i tanti giovani che sono cresciuti e hanno studiato al sud e che poi trovano lavoro a Milano.

Secondo la tesi (meridionalista) in questione, la spesa pubblica per la formazione di queste persone è a carico delle regioni meridionali, mentre poi costoro vanno a produrre redditi e a consumare a Milano.

Ora, siccome l’autonomia fiscale delle regioni è un argomento per lo più buono per i dibattiti ma destinato a non realizzarsi mai, dovrebbe essere noto a chi denuncia questo ipotetico scippo di risorse a scapito del sud che una parte non irrisoria della spesa pubblica di queste regioni è finanziata da gettito fiscale prodotto altrove.

In sostanza, le tasse pagate a Milano servono anche a finanziare la spesa pubblica delle regioni meridionali, come testimoniano le eccedenze e i deficit di gettito rispetto alla spesa delle diverse regioni.

Credo, quindi, che invece di lagnarsi per questo supposto drenaggio di risorse umane e finanziarie, i meridionalisti in servizio permanente farebbero meglio a chiedersi perché le loro città non esercitano la stessa forza di attrazione.

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