di MATTEO CORSINI
L’economia italiana continua a oscillare tra il passo del gambero e quello del bradipo, anche nelle previsioni per il 2020. Ciò nonostante il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha affermato:
- “La nostra manovra è molto efficace e affronterà l’eredità del passato dando una spinta espansiva all’economia. Abbiamo avviato un processo di riduzione della pressione fiscale investendo allo stesso tempo su welfare, sanità e scuola. Abbiamo messo in campo delle politiche pubbliche notevoli, ad esempio gli investimenti nella costruzione di nuovi asili nido. Questa non è solo una politica sociale ma serve anche ad aumentare l ‘occupazione femminile. Attraverso politiche di welfare universaliste e robuste si possono migliorare i fattori di competitività del paese. Noi per la prima volta aumentiamo gli investimenti”.
Sta di fatto che nei numeri (solitamente molto ottimisti) dello stesso governo la “spinta espansiva” si limita a un paio di decimi, mentre ci saranno almeno 14 miliardi di deficit e una riduzione delle tasse più virtuale che reale. Si tratta, in definitiva, della classica manovra da keynesiani alle vongole.
A chi fa notare che le tasse in realtà non calano, e certamente non nella misura indicata dal governo, Gualtieri ribatte:
- “No, rispetto alle stime tendenziali – che indicano ciò che sarebbe avvenuto se non avessimo fatto la manovra – la pressione fiscale sarebbe aumentata dello 0.7 per cento mentre così si riduce dello 0.7. Rispetto all’anno scorso rimane invariata, la differenza è che noi prendiamo le risorse dalla lotta all’evasione. Ci sono 109 miliardi evasi e non esiste prospettiva di sviluppo per l’Italia prima di aver risolto questo problema. Gli esiti saranno superiori rispetto alle stime prudenti che abbiamo inserito in manovra e questo consentirà una riduzione della pressione fiscale ancora più ambiziosa rispetto al taglio del cuneo fiscale che abbiamo già previsto nella finanziaria”.
Ora, a costo di ribadire un concetto ovvio, dato che nessuno ha mai ritenuto che gli aumenti di IVA per 23 miliardi previsti dalle clausole di salvaguardia sarebbero entrati in vigore, si fa fatica a identificare l’effettiva non entrata in vigore con una riduzione delle tasse. La riduzione sarebbe tale se nel 2020 ai pagatori di tasse fossero sottratte meno risorse rispetto al 2019 (e per essere rigorosi questa condizione dovrebbe riguardare tutti, non solo una parte dei pagatori di tasse). Tutto il resto sono chiacchiere da gioco delle tre carte.
Quanto alla lotta all’evasione, non vi è nessuna evidenza che un azzeramento dell’evasione avrebbe effetti netti positivi. Semplicemente chi lo afferma dà per scontate cose che non lo sono.
Resta peraltro il fatto che, ancorché Gualtieri ritenga che il governo abbia fatto “stime prudenti”, il gettito atteso da recupero di evasione è considerato sovrastimato da più parti. Per di più, non vi è alcuna garanzia che tale ipotetico maggior gettito sarebbe compensato da riduzioni di aliquote. Questa è la favola che racconta ogni governante quando parla di lotta all’evasione, ma la realtà è che ogni euro di tasse serve a finanziare una spesa sempre crescente.
Gualtieri è professore di storia, ma questa è la retorica tipica di chi racconta storie.
La solita menata Se tutti pagassero le tasse…