È noto che la situazione economica del Venezuela non è esattamente la migliore del mondo, anzi. La dittatura reprime e il governo controlla ciò che entra, ciò che esce, chi compra e chi no.
Presumibilmente, i cittadini con risorse hanno cercato il modo di risparmiare il loro denaro, sia sotto forma di conti bancari in dollari al di fuori del paese (quando i bolivar avevano ancora un certo valore di scambio) sia, perché no, sotto forma di cripto-risparmi.
Le valute criptate sono un “bene digitale”, una moneta, che si può comprare e vendere in cambio di moneta fiat. Il Bitcoin è una moneta svincolata da banche e governi, permette transazioni istantanee e non rintracciabili e gode di un sistema di sicurezza complesso per le transazioni basato su conferme multiple per ciascuna di esse all’interno della stessa catena di controllo, blokchain.
Questa breve spiegazione è solo per far sapere che Burger King, consapevole della situazione poco favorevole del Venezuela, ha aperto le porte ai suoi utenti per i pagamenti con Bitcoin e criptovalute. Anche perché con l’iperinflazione venezuelana, i bolivar non li accetta quasi nessuno.