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Contributi volontari sullo schema ponzi dell’inps? no, grazie!

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di MATTEO CORSINI

In un lungo articolo pubblicato sul Foglio qualche giorno fa, Massimo Mucchetti dapprima critica i fondi pensione privati (tanto quelli aperti quanto quelli negoziali), poi rilancia una sua idea di consentire ai lavoratori di incrementare volontariamente la contribuzione all’Inps godendo di benefici fiscali analoghi a quelli dei fondi pensione privati. Tali versamenti alimenterebbero la posizione pensionistica pubblica in regime contributivo in un sistema che resterebbe a ripartizione. Questo sembra essere il vantaggio principale individuato da Mucchetti, al netto di tutta la retorica dell’articolo sui limiti dimostrati dai fondi pensione.

Ovviamente bisogna intendersi: il vantaggio sarebbe per lo Stato, che avrebbe un numero più o meno consistente di miliardi in più annui a sua disposizione. Scrive lo stesso Mucchetti:

  • “Ora, potrà piacere o dispiacere, ma arrotondare le pensioni normali con versamenti aggiuntivi offre di per sé una boccata d’ossigeno al bilancio pubblico, almeno fino a quando le uscite pensionistiche integrative non verranno a pareggiare i relativi flussi contributivi in entrata”.

Bontà sua, ammette che ci potrebbe essere chi nutre perplessità:

  • “Naturalmente, qualcuno si potrà preoccupare se si danno maggiori risorse a governi ritenuti incapaci o corrotti”.

Per Mucchetti questa pare però essere una preoccupazione su cui soprassedere. Tra l’altro si dimostra critico anche nei confronti della proposta avanzata nei mesi scorsi da parte del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, per “canalizzare” i risparmi previdenziali in investimenti in Italia. Secondo Mucchetti:

  • “La sua matrice pubblica non ne muterebbe la natura di fondo a capitalizzazione che, come tale, nulla aggiunge alle finanze dello stato”.

Pensavo che l’idea del “canalizzatore” fosse già abbastanza discutibile, dato che si finirebbe per concentrare gli investimenti in Italia e non è da escludere che quei soldi andassero almeno in parte buttati nelle Alitalia di turno. Ma evidentemente al peggio non c’è mai limite.

L’ipotesi di fondo è quella di consentire allo Stato di avere più risorse, quindi di potere fare più spesa. Ovviamente nelle intenzioni del proponente si tratta di spese per investimenti tanti utili quanto produttivi, suppongo con mitologici effetti moltiplicatori sul Pil da fare impallidire la buonanima di Keynes. La realtà è che si chiederebbe a chi versa contributi (e meno male in forma volontaria) di dare allo Stato altre somme sperando in una maggiore pensione futura a fronte di un sistema a ripartizione che già oggi assomiglia a uno scricchiolante schema Ponzi.

Per quanto mi riguarda mi avvarrei della facoltà di non versare.

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1 COMMENT

  1. Chissà perché tutti i “sacerdoti che si stracciano le vesti” quando sentono parlare di limiti alla concorrenza, poi rimangono indifferenti al legale sostanziale monopolio dell’INPS (e relativo schema Ponzi) . Nemmeno li sfiora l’idea che un dipendente possa con LIBERTA’ e RESPONSABILITA’ scegliere la società assicurativa che gestisce la sua pensione. Invece c’è addirittura chi arriva a partorire la mostruosa idea di una pensione statale integrativa… a pensione statale! La mamma dei fessi non è l’unica a rimanere sempre incinta: le tiene buona compagnia la mamma degli statalisti.

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