La Republika Srpska (Rs), l’entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina, celebra oggi la sua Festa nazionale per l’anniversario dell’atto di secessione della componente serba di Bosnia, avvenuto il 9 gennaio 1992.
Nonostante la Corte costituzionale di Bosnia-Erzegovina a Sarajevo abbia dichiarato tale ricorrenza illegittima e discriminatoria nei confronti di croati e musulmani, la dirigenza della Rs continua a celebrare nella giornata odierna la Festa nazionale.
A Banja Luka, capoluogo della Republika Srpska, si sono tenute celebrazioni civili e religiose, con una parata nel centro della città nella quale sfileranno 2.400 rappresentanti dei corpi di polizia e di altre organizzazioni della comunità civile. Oltre ai dirigenti locali – a cominciare dalla presidente della Rs Zeljka Cvijanovic e dal membro serbo della presidenza tripartita bosniaca Milorad Dodik – alle celebrazioni assisteranno anche la premier serba Ana Brnabic e il ministro della difesa di Belgrado Aleksandar Vulin, oltre al patriarca serbo ortodosso Irinej.
L’atto di secessione è ritenuto un evento funesto e tragico dalla componente musulmana del Paese, secondo cui proprio quella dichiarazione di indipendenza dei serbi diede inizio al drammatico conflitto armato in Bosnia, durato tre anni e che provocò centomila morti e centinaia di migliaia di profughi.
A Sarajevo in concomitanza con la ricorrenza in Rs si tiene in chiave polemica una conferenza internazionale per discutere sulle conseguenze dell’atto di secessione dei serbi di Bosnia 28 anni fa, con la fondazione della Republika Srpska, un’entità confermata dagli accordi di Dayton, che nel 1995 posero fine alla guerra. In base a tali accordi, la Bosnia-Erzegovina è costituita da due entità – Republika Srpska e Federazione croato-musulmana – e tre popoli, bosgnacchi musulmani, serbi ortodossi e croati cattolici.
Una situazione questa che ha portato a una architettura istituzionale estremamente complessa – presidenza tripartita, parlamenti e governi per ognuna delle entità e al tempo stesso a livello centrale – con grandi difficoltà per il raggiungimento del consenso politico necessario all’attuazione di programmi di governo e delle riforme necessarie per il processo di integrazione della Bosnia-Erzegovina nell’Unione europea. (ANSA)
le cosiddette integrazioni, se sono forzate, sono sempre foriere di conflitti, tanto più se sono eterodirette…In fondo, anche l’Italia è nata così e a centocinquant’anni vediamo i danni e i contrasti che ha prodotto benché si sia sempre cercato di mascherarli ponendovi delle pezze…fin che non si arriverà a una confederazione, che già a metà dell’ ‘800 i più illuminati auspicavano, non ci sarà pace e collaborazione vera delle diversità che sono però la vera ricchezza, schiacciata e annullata dallo sperpero inutile di un potere mastodontico piazzatosi nelle poltrone romane…e in tutti i gangli, inefficienti, costosissimi, e sempre più inadeguati, pesano come macini sulle nostre teste fin che non riusciremo ad alzarle e a scuoterceli di dosso, prendendoci responsabilmente le redini del nostro futuro, con patti di reciprocità con cui ci sapremo governare sicuramente meglio! oggi siamo solo ridicoli italiani di fronte al mondo intiero e non lo meritiamo!
Anche la secessione di Slovenia, Croazia e Bosnia dalla Jugoslavia erano illegittime, anche l’attacco Nato alla serbia e l’occupazione del kosovo erano illegittime così come la secessione unilaterale del kosovo appoggiata dai paesi occupanti .. si tratta di crimini, atti di guerra e bullismo militare .. però nemmeno una parola da parte del giornalista che vede solo l’illegittimità della secessione dei serbi di bosnia .. servitù giornalistica senza ritegno