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A confindustria piacerebbe una “nuova eurotassa” alla ciampi

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di MATTEO CORSINI

In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore, Innocenzo Cipolletta esordisce evidenziando la costante richiesta di “flessibilità” sul deficit da parte dei governi italiani.

  • “L’Italia è stata sempre molto abile nel chiedere ed ottenere una certa flessibilità nelle regole di bilancio da parte della Commissione Europea, ogni volta con una pluralità di argomenti: un diverso concetto di output gap, un terremoto, una crisi internazionale, un alluvione, la paura del populismo, l’esempio di altri paesi. Ora si potrebbe richiedere ancora per il corona virus che certamente deprimerà l’economia cinese e mondiale con effetti sul commercio internazionale e quindi sul nostro paese. Di motivi per chiedere maggiore elasticità ce ne sono e ce ne saranno sempre. Quello che dobbiamo chiederci è se l’elasticità ottenuta sia poi stata di grande aiuto al nostro paese. La risposta è quanto meno dubbia: non si può negare che senza forse avremmo avuto una crescita ancora inferiore all’attuale, ma certo è che l’attuale crescita non suscita entusiasmi quanto a utilizzo della flessibilità. E quindi c’è da domandarsi se questa strategia sia utile al nostro paese.”

Trovo eufemistici i dubbi di Cipolletta, dato che il maggior deficit non ha avuto effetti moltiplicatori sul Pil come chi chiede flessibilità va raccontando ogni volta che predispone la legge di bilancio per l’anno successivo. Cosa fare allora?

  • “Vale allora la pena di fare un ragionamento diverso, ricollegandosi a quanto fece a suo tempo Carlo Azeglio Ciampi per far entrare l’Italia nell’euro. Poiché il disavanzo pubblico era allora gravato da una forte e crescente spesa per interessi che il paese pagava a causa dei rischi di continue svalutazioni della lira, propose una tassa “transitoria”, che potesse ridurre il disavanzo pubblico in modo da consentire alla lira di entrare nell’euro e che sarebbe stata in parte restituita una volta che, entrati nell’euro, avessimo ridotto la spesa per interessi. La scommessa di Ciampi riuscì e l’Italia entrò nell’euro, mentre il disavanzo pubblico si ridusse grazie al calo della spesa per interessi. In seguito a quella manovra l’Italia conseguì un avanzo primario elevato, tale da assicurare un’automatica riduzione del peso del debito pubblico. Poi, purtroppo, i governi successivi “spesero” gran parte di quell’avanzo primario e l’Italia tornò a ballare, nuovamente a causa dei crescenti interessi da pagare sul debito pubblico, questa volta generati dallo spread.”

Cipolletta si riferisce alla famigerata “eurotassa”, che nelle promesse iniziali avrebbe dovuto essere restituita per intero, e lo fu solo per il 60%. Un provvedimento che, a mio parere, rappresenta un esempio classico di intervento da legislatore “imbecille” secondo la nota posizione di Maffeo Pantaleoni.

Fatto sta che, come sempre nella storia fiscale italiana, si preferì tassare piuttosto che ridurre la spesa e che il beneficio della riduzione della spesa per interessi fu utilizzato per fare altra spesa. Cipolletta vorrebbe un nuovo intervento del genere oggi.

  • “È riproponibile una manovra alla Ciampi? Credo proprio di sì. Oggi l’Italia ha uno spread a oltre 130 punti base mentre altri paesi europei, come Spagna e Portogallo, stanno ben al di sotto. Se l’Italia accettasse di ridurre il disavanzo pubblico di almeno un punto percentuale di Pil, magari facendo scattare la clausola di salvaguardia dell’Iva e/o attraverso una riduzione di spesa pubblica, potremmo beneficiare subito di una riduzione dello spread (almeno 70 punti) che si tradurrebbe, almeno in parte, in spazio di manovra della spesa pubblica, mentre l’emersione di un maggiore avanzo primario potrebbe generare veramente una riduzione del peso del debito pubblico. I mercati premierebbero una tale politica, se non verrà interrotta da nuovi governi, e questo aprirebbe un nuovo spazio di ripresa per la nostra economia. Ma, anche se non si crescesse molto, avremmo comunque ottenuto di operare con tassi di interesse allineati a quelli degli altri paesi e avremmo veramente avviato la discesa del debito pubblico. E questa sarebbe una vera ricompensa per i sacrifici chiesti agli italiani.”

Bontà sua, Cipolletta annovera tra le possibilità di intervento anche “una riduzione della spesa pubblica”, probabilmente come mera ipotesi teorica, dato che di riduzioni di spesa si è sempre solo parlato, mentre di balzelli si è parlato meno e se ne sono introdotti di più.

Il richiamo, poi allo “spazio di manovra della spesa pubblica”, se non un auspicio suona comunque come una presa d’atto che la minor spesa per interessi potrebbe, come sempre finora, essere compensata da aumenti di altre voci di spesa. Senza una riduzione vera e propria della spesa e anche della tassazione non credo si possa andare molto oltre un galleggiamento precario, dato che lo scafo imbarca acqua da più parti.

Una nuova “eurotassa” non risolverebbe nulla. Sarebbe solo l’ennesima dimostrazione di pantaleoniana imbecillità.

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