Veramente vorreste pagare un debito non vostro? Veramente siete disposti a subire un esproprio forzato per pagare un debito altrui? Veramente siete disposti a pagare per un qualcosa che non solo non vi ha dato alcun vantaggio, ma vi ha ostacolato nel diritto alla vita?
Perché se va bene il debito pubblico ha consentito che voi abbiate usufruito di una scuola che ha diseducato i vostri figli, di qualche ospedale di eccellenza che è crollato per non aver rispettato le minime misure in caso di pandemia (banali mascherine), di “strepitose” autostrade a prezzo più caro di Germania, Austria e Svizzera, di un servizio di sicurezza degno della più infima delle repubbliche delle banane… e potrei continuare per pagine e pagine.
Allora riformulo la domanda: veramente quel debito va pagato? Sappiamo veramente quale è l’origine del debito pubblico italiano?
Il Regno di Sardegna in qualche modo decise di candidarsi ad unire l’Italia, non mi interessano i motivi ma soltanto analizzare alcuni documenti storici al fine di valutare le conseguenze di tali azioni.
Tra guerre e guerriglie la situazione impositiva nell’Italia preunitaria era la seguente:
(fonte enciclopedia treccani: ( VEDI QUI) – Raccomando a tutti la lettura di questo tratto per capire che le prime necessità dello stato unito italiano furono legate all’armonizzazione fiscale… non vi ricorda qualcosa di molto attuale?)
Altre stime storiche danno il rapporto debito/PIL del regno italiano al 40% di cui circa due terzi erano del regno di Sardegna. Debito sorto in occasione di tutto il periodo risorgimentale, debito per le guerre quali quelle contro il regno delle Due Sicilie e debito per corrompere (Lombardia, Toscana e Veneto).
Una volta fatta l’Italia si dovevano forgiare gli italiani e quale miglior modo che armonizzare il fisco, tassare ed indebitare? Abbiamo avuto dei ventenni alternati a periodi di crisi, quello “liberale”, quello socialista e quello fascista. Il risultato è stato sempre il medesimo, guerre, soprusi e tasse.
Così alla fine della Seconda Guerra Mondiale siamo passati dai padroni costituiti ai padrini costituenti che hanno ufficializzato la libertà vigilata nello stato italiano. Le armi contro i briganti si sono trasformate in spesa pubblica a pioggia per la “questione meridionale”, politica di cui non vi sono stati benefici generici ma interessi ben specifici per mantenere determinate élite al potere a scapito della popolazione. Al nord è andata un po’ meglio, ma nei fatti non vi è mai stata una vera e propria libertà economica, mentre Roma è vissuta di “indotto” essendo dal 1870 il centro burocratico dello stato italiano.
In questo breve riassunto il rapporto debito/PIL è arrivato ad oltre il 130% e si sta candidando ad arrivare al 200%.
È un debito insostenibile ed ogni paragone logico, artificiale, semantico, metafisico o magico dello stato con la famiglia, con l’azienda o con quant’altro non regge affatto, nessuno ha deciso questo debito né tantomeno le spese che lo hanno formato. Certo alcuni, anzi molti, ne hanno beneficiato, ma avrebbero avuto benefici ben maggiori in una situazione senza debito pubblico. A chi, parassita senza rimedio, ha ricevuto benefici senza contropartita bisogna dire: ora basta!
Non finirai appeso per i piedi in piazzale Loreto! Non è questo il nostro metodo, per noi i mezzi preconfigurano i fini, ma ora basta! Questo debito non va pagato, chi ha avuto fiducia nello stato italiano accordando a questo un credito, ha assunto dei rischi come fa una qualsiasi persona che presta soldi ad altri, lo ha fatto liberamente, alcuni probabilmente tratti in inganno. Mi rendo conto che gli ingannati avranno diritto a chiedere un danno materiale, ma non potranno chiederlo a chi paga le tasse, bensì a coloro che hanno firmato le delibere di aumento del debito.
Non vi sono alternative al disconoscimento di un debito odioso, un debito imposto da 160 anni di violenza ed inganni!
Esiste un bellissimo libro del 1991 Della guerra dei politici contro il Nord e contro l’Italia di lombardo Anonimo
Editore: Sperling & Kupfer. in cui sostanzialmente si diceva che tutti gli errori, le ruberie, gli sprechi prima o poi finiscono nel debito pubblico ed è quindi l’unità di misura dell’inefficienza dello Stato. In poche parole esso non è formato dagli investimenti in scuole, autostrade, ospedali (per le quali paghiamo copiose tasse) ma bensì dai 20.000 forestali calabresi e siciliani, dalle pensioni regalate, dai vitalizi ai politici, dai soldi ai clandestini, i contributi alle grandi aziende amiche, ecc. Beppe Grillo diceva, ed è una delle poche cose che condiviso, che il debito pubblico andrebbe dichiarato “immorale” e non pagato. Il problema è che le banche italiane usavano i soldi della BCE per acquistare i titoli di Stato invece che finanziare le imprese, Monti obbligò le casse professionali ad investire in titoli di Stato, in poche parole, annullare il debito avrebbe delle conseguenze economiche ma mantenere questo debito “immorale” (che oltre tutto spinge a generare altro debito e deficit) non è una soluzione, è il problema.