di PAOLO BERNARDINI
Venezia silente
Mesta, deserta
In tempo di peste…
Una bricola freme
Sul mare febbrile,
Ma l’àncora al vento
Il Gonfalone.
Dove sei, o Marco?
E dove è fuggito il Leone?
Non invocarlo,
Ormai è lontano.
Non invocarlo,
Lo supplichi invano.
Perché un popolo vile
Ha sepolto le spade
Insieme alle vele
Ha sepolto i suoi sogni
Sul fondo del mare
In fondo al canale
Tra melma infinita.
Ma forse quei sogni
Vivono ancora
Laggiù sul fondo.
Incontreranno un anello nuziale
Gettato da un Doge
In tempi remoti
Quando Venezia
Sposava il suo Mare.
E allora alla fede
Si stringerà il sogno
E dal fondo perso
Più nero del nero
Rapido come un pensiero
Salirà
Salirà in superficie.
E il sogno, risorto da un fondo
Tanto profondo
Da non sembrar vero
Cambierà, se sincero
Il corso del mondo.
Come quando
Sognando
Venezia dall’acque
Come Venere sorse
E sull’acque regnò.
E regnando sul mare,
Sul mare profondo
Rese più grande
Fece più bello
Nient’altro, nient’altro
Che il corso del mondo.
Grazie Caterina, si riguardi, che lei vedrà il Veneto indipendente, come le ho promesso.
grazie di questa Venezia silente…che leggo oggi mentre la tv trasmette il dramma di Treviso distrutta dai bombardamenti… e noi sospesi con l’incubo del coronavirus… No, non possiamo morire, dobbiamo risorgere e ritrovare la speranza… togliete quei tricolori, non servono…dobbiamo ritrovare noi stessi… le radici profonde che sono sotto lo specchio delle acque per i palazzi, e piantate nel profondo della nostra terra veneta bagnata di lacrime… risorgeremo!