Dal mese di marzo dell’anno 2009 i mercati azionari hanno intrapreso un lungo percorso rialzista che, grazie alla spinta delle principali banche centrali internazionali, ha comportato una moltiplicazione delle quotazioni di mercato pari al 400%.
Preso atto di tale consistente apprezzamento, appare lecito domandarsi se i mercati risultino ormai ampiamente sopravvalutati rispetto ai propri parametri fondamentali.
In questo articolo affronteremo la questione da un punto di vista macroeconomico e microeconomico.
In generale l’economia guida gli utili aziendali i quali, a loro volta, guidano i mercati azionari nel lungo periodo. Il risultato è che i mercati “toro”, ovvero rialzisti, coincidono con i periodi di espansione economica mentre i grandi mercati “orso”, cioè ribassisti, coincidono di norma con periodi recessivi.
Poiché il mercato azionario tende a formare massimi in anticipo rispetto alle recessioni, risulta opportuno monitorare gli indicatori economici anticipatori che storicamente si deteriorano prima delle recessioni.
Dato che i mercati azionari tendono a formare un picco prima dell’inizio delle recessioni, risulta allora opportuno monitorare proprio gli indicatori economici anticipatori. Naturalmente questo non significa che il mercato azionario non possa formare un massimo prima che gli stessi indicatori anticipatori svoltino a loro volta nella medesima direzione. In effetti questo accadde nel gennaio del 1973, quando il mercato azionario formò un massimo pochi mesi prima che il contesto macroeconomico iniziasse a deteriorare. Tuttavia, storicamente, la maggior parte dei mercati orso tende a realizzarsi soltanto dopo che gli indicatori macroeconomici anticipatori sono deteriorati in maniera significativa.
Di seguito un breve sommario dei principali indicatori economici anticipatori che personalmente tendo a monitorare e che racchiudo in un unico indicatore generale chiamato Indice Macro:
- Vendita di nuove abitazioni;
- Nuove costruzioni di abitatizioni;
- Permessi di costruzione di abitazioni;
- Nuove richieste di disoccupazione;
- Rinnovate richieste di disoccupazione;
- Vendita di Mezzi di Trasporto Pesanti;
- Curva di differenza rendimento tra Treasury yield a 10 anni e a 3 mesi;
- Rapporto tra S&P 500 e media mobile a 10 mesi;
- Indice PMI dell’ISM;
- Margin debt;
- Inflazione annuale attesa.
Il modello si concentra, in particolare, sul mercato immobiliare e sul mercato del lavoro. Il mercato immobiliare risulta particolarmente utile in quanto indicatore anticipatore, cosa peraltro ampiamente sostenuta anche in ambito accademico.
Il mercato del lavoro rappresenta anch’esso un ottimo segnale di allarme, con pochi falsi segnali.
Gli investitori del mercato azionario dovrebbero avere aspettative rialziste quando l’indice si trova al di sopra del valore 0,7 e ribassiste al di sotto dello stesso valore.
Proprio tale indice non solo è sceso al di sotto del livello chiave sopra indicato ma è addirittura arrivato a livelli mai toccati nell’ultimo decennio, al di sotto del valore 0,6.
Secondo i test statistici, i ritorni attesi in seguito sul mercato sono relativamente deboli in tale situazione:
Periodo Futuro Ritorno Medio Probabilità Mercato Toro
1 mese -0,06% 52%
3 mesi +0,39% 53%
6 mesi +1,37% 49%
9 mesi +2,96% 58%
1 anno +4,61% 62%
Nel complesso, quindi, le aspettative risultano favorevoli ad un andamento sostanzialmente laterale, non di certo appetibile in termini di rischio.
In realtà, il rischio maggiore in tale situazione è la potenziale persistenza del segnale ribassista. Se dovesse rimanere al di sotto del valore 0,7 nei prossimi mesi, come fece nelle ultime due regressioni del mercato, ecco che allora aumenterebbe drasticamente la probabilità di essere dentro un lungo mercato laterale ribassista, senza un rapido rimbalzo. I migliori segnali statistici fornirebbero invece uno scenario meno pesante, con un possibile forte rimbalzo entro i due mesi successivi.
Se in termini macroeconomici il mercato risulta poco promettente, risulta ora interessante verificare se vi siano eventuali conferme in termini microeconomici.
Considerando che i titoli azionari FAANG (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google) rappresentano da soli una grossa percentuale dell’indice di borsa S&P 500, analizzeremo questi titoli in termini fondamentali per ottenere eventuali conferme di quanto delineato in precedenza.
Utilizzando un modello econometrico per fare una valutazione delle aziende sopra menzionate in termini reali, il cosiddetto Fair Value, ecco che otteniamo i seguenti risultati:
Titolo Valore Attuale / Fair Value Giudizio
Facebook +19% Sopravvalutato
Apple +9% Parzialmente Sopravvalutato
Amazon +10% Parzialmente Sopravvalutato
Netflix +11% Parzialmente Sopravvalutato
Google +12% Parzialmente Sopravvalutato
Anche in termini microeconomici, quindi, il mercato risulta sostanzialmente sopravvalutato confermando quanto scritto in precedenza. Nel prossimo articolo cercheremo di analizzare il mercato in termini tecnici per verificare, ed eventualmente confermare, le prospettive ottenute in termini fondamentali.
Faremo presto un articolo a riguardo utilizzando però un altro tipo di analisi, quella tecnica.
ciao Alksander, hai pubblicato l’articolo?
Una qualche previsione sui livelli di bottom indici USA?