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Dopo il “fisco amico” ci mancava il “fisco tutor”

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di MATTEO CORSINI

Da quando è tornato a dirigere l’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini non utilizza la storia del “fisco amico” (probabilmente rendendosi conto che neppure il più ingenuo dei pagatori di tasse potrebbe credere a una formula del genere), bensì quella del tutor.

Secondo Ruffini, la maggioranza dei contribuentipaga le tasse senza il pressing del Fisco, che non deve essere ‘amico’ ma deve svolgere la funzione del tutor in autostrada: quando sei in auto sai che c’è e per il bene di tutti rispetti le regole.” Parlo a titolo personale, ma, per quel poco che può contare, nessuno dei miei interlocutori ha mai dissentito su questo punto: chi rallenta in autostrada sapendo che il tutor è in funzione, non lo fa “per il bene di tutti”, ma solo per evitare di beccarsi una multa e di lasciare allo Stato soldi e punti della patente.

Lo stesso avviene per chi paga le tasse: talvolta non può proprio evitarlo, essendo soggetto a trattenuta da parte del sostituto d’imposta. In questo caso è come se guidasse un’auto che non può superare il limite di velocità: anche volendo, non potrebbe andare più veloce.

In altri casi, paga le tasse per evitare grane, e questo è il caso dell’automobilista che abbassa la velocità per via del tutor.

Forse qualcuno, pur potendo, non oltrepassa i limiti di velocità perché li ritiene giusti. Credo che siano pochi. Certamente nulla impedirebbe a costoro di andare piano anche in assenza di limiti imposti a tutti. Ossia, nessuno impedirebbe a costoro di destinare una parte del loro reddito volontariamente allo Stato.

Io preferisco fare beneficenza a favore di altri destinatari.

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