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Covid, un acceleratore della spesa pubblica

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di MATTEO CORSINI

In Italia chi chiede di essere votato lo fa promettendo aumenti di spesa o tagli di tasse rivolti a determinati gruppi di interesse. La divergenza di opinioni riguarda, quindi, chi rendere consumatore di tasse, dato che tutti quanti sono, quanto meno implicitamente, sostenitori dell’idea che fare deficit sia la (sola) via allo sviluppo economico.

L’unica differenza, forse, è che quando all’opposizione c’è la sinistra, chiede aumenti di tasse ai ricchi (identificati poi con chi ricco veramente non è, per avere più base imponibile), mentre quando c’è la destra a essere richiesti sono tagli di spese fiscali, che poi portano aumenti di tasse per chi beneficiava dei bonus incriminati.

In tempi di Covid-19 non c’è più neppure un timido tentativo di indicare una riduzione di spesa, che peraltro dovrebbe essere realmente tale e non un aumento di tasse sotto altro nome. Lo si può desumere dalla lettera pubblicata sul Sole 24 Ore di Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, i quali si dicono disponibili a dare voto favorevole all’ennesimo scostamento di bilancio (che porterà il deficit 2020 a 100 miliardi, e non è detto che il conto sia definitivo), purché il Governo accolga le loro proposte. Le quali consistono in tagli di tasse e contemporanei aumenti di spesa. Precisando però:

  • “Non consentiremo che le risorse degli italiani, il denaro dei nostri figli, venga sperperato in operazioni assistenziali o addirittura clientelari mentre il Paese soffre.”

Ebbene, io credo che indicare provvedimenti che non hanno uno straccio di copertura, neanche prospettica, significhi proprio fare il male dei figli del cui futuro tanto si dice di preoccuparsi. Prima del Covid il bilancio dello Stato era pieno di voci di spesa da tagliare se si pensasse a non ipotecare il futuro dei figli. Non è che con la pandemia quella spesa sia diventata meno parassitaria di prima. Io penso il contrario. Quindi sarebbe il caso di non rendere le prospettive ancore più plumbee.

Oggi indubbiamente “il Paese soffre”. Se queste sono le proposte alternative ai decreti giallorossi le sofferenze ci saranno anche in futuro, temo.

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