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La sanità socialista che piace all’economista

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di MATTEO CORSINI

Ogni volta che uno legge un articolo di Noah Smith su Bloomberg sa già dal titolo che il contenuto sarà un a proposta di soluzione socialista a un problema che affligge gli Stati Uniti, quanto meno dal punto di vista dell’autore. Occupandosi di sistema sanitario, Smith ne denuncia il malfunzionamento, con elevati costi per individui e imprese, oltre a problemi di accesso a cure decenti per i meno abbienti.

Si potrebbero percorrere due vie: la prima è quella di fare uscire del tutto lo Stato dalla gestione della sanità; la seconda è quella di fare entrare del tutto lo Stato nella gestione della sanità, avvicinandosi ai modelli (socialisti) europei. Inutile sottolineare che per Smith sia preferibile la seconda opzione, dato che non ritiene minimamente possibile che un sistema privato, grazie a società di mutuo soccorso e veri e propri enti di beneficenza, potrebbe funzionare bene.

Molto meglio, nel dubbio, che lo Stato imponga a tutti quanti ciò che Smith ritiene giusto e funzionale. Nel caso specifico, estendere Medicare a tutti quanti e non solo a chi ha compiuto 65 anni di età. E dato che il socialista Bernie Sanders aveva ipotizzato un programma più radicale di quello di Smith, definendolo “Madicare for all”, il nome del nuovo sistema dovrebbe essere “Universal Medicare”.

Secondo Smith tutto andrebbe a gonfie vele, perché Medicare contratterebbe prezzi bassi con i fornitori e si avrebbe la botte piena di un buon servizio universale e la moglie ubriaca dei costi non superiori. Semplicemente, “il governo potrebbe sostituire i pagamenti privati con tasse”. Pazienza se, a seguito del cambio, le persone con migliori condizioni di salute e maggiori redditi sarebbero chiamate a pagare il conto per tutti quanti, a prescindere dal loro punto di vista sulla questione.

Smith dice che la cosa “funzionerebbe”, e questo dovrebbe essere più che sufficiente a superare le ritrosie di libertari ed egoisti vari, che si ostinano a ritenere che il socialismo sia un inferno e non un paradiso.

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2 COMMENTS

  1. Criticare la sanità pubblica (almeno per noi) è come sparare sulla Crocerossa. Ma purtroppo è necessario continuare a sparare, fino a quando nella testa della gente che “pubblico gratis” per gli indigenti significa “pubblico che costa il doppio” (in buona parte pagato anche dagl istessi indigenti)

  2. “Funzionerebbe”. Certo, come sta funzionando qui, dove paghiamo due volte: la prima con le tasse, la seconda per ogni singola prestazione che oltre ad avere un costo quasi pari alle strutture private (a volte anche di più), viene effettuata a distanza di anni. A una gestante si dà appuntamento dieci mesi dopo; viene il sospetto che nel frattempo tale gestante sia già diventata madre. I criminali ideologici parlano e i babbei abboccano, questi ultimi sono a volte anche laureati. Difficili, quindi, le vie d’uscita.

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