“Don’t cry for me Argentina”… Ma quanti pianti per quel che il peronismo ha fatto! L’infelice vicenda del peronismo – il testo della canzone di Webber è del 1975, il patetico musical di Madonna del 1996, cinque anni prima del collasso economico argentino – stende però la sua ombra lunga e nefasta anche sull’Argentina attuale.
In un’economia abbondantemente collassata già nel 2018 si è inserita la quarantena post-Covid, l’esempio più grande nella Storia Umana di “rimedio peggiore del male”, e dunque il notevole paese latino-americano si trova sull’orlo dell’abisso, peraltro in ottima compagnia (Italia inclusa), e anziché andare a Ovest e seguire l’esempio virtuoso (ma contrastato) del Cile, potrebbe slittare a Nord e diventare il nuovo Venezuela, ovvero, un altro inferno dei vivi.
Non possiamo che salutare con piacere dunque una figura emergente (eccome!) nel panorama argentino, l’economista Javier Milei – che meritoriamente Leonardo Facco e il Movimento Libertario hanno introdotto, da tempo, in Italia. Ecco un libro da leggere, “W la libertad carajo! Breve antologia di saggi in difesa delle libertà individuali e del diritto di proprietà”, che Tramedoro ha appena pubblicato, la prima traduzione italiana delle opere di Milei (1970-), economista, professore, showman, che nel corso di pochi anni ha attirato l’attenzione sul pensiero libertario in Argentina, come mai prima d’allora, sdoganando le parole chiave del libertarismo in mezzo al grande pubblico, costruendosi l’immagine di intellettuale “pubblico” che purtroppo – e qui abbiamo molto da imparare – nessuno ha in Italia, almeno per quel che riguarda i rappresentanti del pensiero libertario. Senza penetrare nei media, senza il consenso delle masse, nessuna rivoluzione è possibile, meno che mai quella liberale, che beneficia il collettivo ma senza collettivismo, che promuove la società, ma promuovendo l’individuo. Ora, il libro presenta tanti motivi di interesse, che proverò a riassumere qui:
- E’ un concentrato di pensiero libertario spiegato con due ottime metodologie: la semplicità di linguaggio (che ne fa una figura pubblica) e il ricorso costante ai numeri, che è difficile confutare (ad esempio quanto si dice che quasi il 100% dei danni provocati dal virus sono stati in realtà provocati dalla sua strumentalizzazione da parte dei governi).
- Vi sono riferimenti a padri fondatori della Scuola, ma anche a liberali classici come Mises, non pesanti ma ben calibrati, si pensi ad esempio a quello iniziale a Oppenheimer, il cui “Der Staat”, del 1907, ho cercato per anni di far tradurre in italiano, senza che nessuna casa editrice si sia mai dichiarata disposta a pubblicarlo. Un breve capolavoro ove si spiega come gli stati nascano da precise mire di gruppi di persone ben organizzati, e pronti a delinquere.
- Illustra bene l’ideologia libertaria, ma la applica non astrattamente, bensì ad una Argentina che all’inizio del Novecento era il paese col PIL pro-capite –l’unico vero indicatore di ricchezza, il PIL nazionale non vuol dir nulla – più alto del mondo, per precipitare ben al di sotto della stessa Italia in anni recenti. Per non parlare della posizione occupata nello “Index of Economic Freedom”, al numero 149, molto in basso nella classifica, oltre alla recessione da almeno due anni, l’alta inflazione, l’elevato tasso di disoccupazione (ricordiamoci che l’Argentina è un grande stato con circa 45 milioni di abitanti).
- Milei non è solo, ma fa parte di un gruppo di economisti e politologi agguerriti, tra cui il suo collaboratore Diego Giacomini, ma anche figure come Miguel Boggiano e Manuel Adorni, di origini evidentemente liguri (il che me li rende simpatici, eredi come sono di quegli imprenditori liguri e non solo genovesi che da Cadice giunsero a Buenos Aires, veri “free lance”, già nel Settecento, già ben prima delle migrazioni di massa ottocentesche (Milei stesso dovrebbe essere di origine umbra ma potrei sbagliarmi).
Ora le elezioni presidenziali argentine sono previste per il 2023 ma da qui ad allora la situazione potrebbe aggravarsi in modo tremendo (non solo in Argentina, ovviamente). A tali elezioni Milei intende candidarsi, il che è ottima cosa. Vedremo se riuscirà a capitalizzare il gran supporto di pubblico che ora ha e se verrà eletto deputato a Buenos Aires nel 2021. Come per ogni prodotto, anche per l’ideologia occorre saper parlare a tutti e saper convincere il più alto numero di persone possibile. In Argentina Milei ci sta riuscendo. Occorre dire che anche Macri si era presentato come un liberale classico, e in effetti durante la sua presidenza, terminata nel 2019, qualche timido passo in avanti verso la liberalizzazione era stato compiuto. Ma ben poco, alla fine. Rodríguez Larreta, l’attuale presidente, sta peggiorando le cose, come Milei (in giusta rivalità con un suo collega economista, ma di ben altro orientamento) mostra a ogni piè sospinto.
L’Argentina dell’Ottocento era un paese che aveva saputo far buon uso della conquistata libertà. La Costituzione del 1853, con tutti i suoi limiti, ben lo mostra. E’ ancora quella – con numerose modifiche – vigente in Argentina. Il suo modello fu quella americana. Non a caso. Juan Bautista Alberdi (1810 – 1884) fu tra i suoi ispiratori, figura complessa, affascinante, sostanzialmente un conservatore liberale. Il suo maggiore scritto teorico, “Bases y puntos de partida para la organización política de la República Argentina” (1852), che precede di un anno e anticipa la costituzione, andrebbe riletto anche oggi. Vi si esalta il federalismo (di contro al centralismo totalitario di Rivadavia), ad esempio (l’Argentina è ancora federale), la proprietà privata, la libertà d culto. E Alberdi aveva ben chiara l’eredità europea dell’America, questa “Western Civilization” il cui portato più grande è proprio la “scienza della libertà” (almeno per chi scrive queste righe: poiché lo spirito dell’Occidente, nei suoi effetti pratici, è spirito di libertà, e qualcosa ancora rimane). Per citare le sue parole: “Europa nos ha traído la noción de orden, la ciencia de la libertad, el arte de la riqueza, los principios de la civilización cristiana”. “L’arte della ricchezza”. Locuzione su cui meditare.
P.S. Oggi, Javier Milei compie 50 anni. I nostri migliori auguri all’amico e professore argentino.
Bellissimo articolo professor Bernardini. L’unica persona al momento che potrebbe politicamente prendere in mano la situazione italiana è senz’altro il nostro Leonardo. Ha l’eloquio giusto per “uccidere la concorrenza”, le palle quadrate, un’ottima cultura. Auguriamo al Nostro di essere il Milei italiano.