di FULVIO & L’AVVOCATO DELL’ATOMO
Quanto costano ai contribuenti le rinnovabili in Italia?
Abbiamo spesso parlato di come, senza gli incentivi, le energie rinnovabili non sarebbero state così convenienti, quantomeno in passato, e di come il prezzo basso del kWh rinnovabile sia “drogato” dagli incentivi stessi. Oggi vediamo di mettere qualche numero attorno a queste affermazioni.
Va detto innanzitutto che esistono molti incentivi differenti; alcuni di essi sono anche cambiati nel tempo, anche se sostanzialmente prevedono tutti un premio in denaro più o meno grande a seconda della potenza installata. Occorre poi considerare la priorità di dispacciamento che, sebbene non sia un vero e proprio incentivo, garantisce agli impianti rinnovabili che ne usufruiscono di poter sempre vendere la propria energia, obbligando le altre fonti energetiche a modulare e a adattarsi.
Di quanti soldi stiamo parlando? Nel rapporto delle attività del 2019 del GSE (VEDI QUI), viene riportato che, dal 2010 al 2020, le rinnovabili hanno ricevuto circa 120 miliardi di euro di soldi pubblici, con un picco di 14,4 miliardi nel 2016; nel 2019 i miliardi sono stati 11,4. Per il periodo 2021-2031 si prevede lo stanziamento di altri 100 miliardi, mentre nel decennio successivo gli incentivi dovrebbero andare a diminuire fino quasi ad azzerarsi.
Globalmente, nell’arco di circa un ventennio, le rinnovabili avranno incassato 220 miliardi di euro solo dagli incentivi statali; gli impianti fotovoltaici, in particolare, hanno beneficiato di più del 50% dei fondi erogati fino ad ora, come si può vedere nell’immagine, che è relativa agli incentivi 2019.
Da dove arrivano tutti questi soldi? Dai contribuenti italiani, che pagano gli incentivi alle rinnovabili attraverso la componente A3 della bolletta elettrica.
Nel rapporto del GSE viene riportata un’interessante tabella (che potete trovare a pagina 122) in cui si stima come la componente A3 incida sul totale pagato dai vari consumatori. Per un’utenza domestica i costi sono compresi tra i 92 e i 267 euro all’anno, ma per un cliente in alta tensione la spesa può arrivare a toccare i 400.000 euro. Sicuramente saranno tutti molto felici di pagare per ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili, però sarebbe bello vedere qualche risultato, visto che stiamo parlando di parecchi soldi pubblici.
Dal 2010 ad oggi l’energia elettrica prodotta dall’eolico e dal fotovoltaico messi insieme è aumentata di 33 TWh, pari a circa il 10% del fabbisogno nazionale. È tanto o poco? Se consideriamo il prezzo di mercato di un reattore nucleare, con 120 miliardi di euro si sarebbero potuti costruire all’incirca 24 EPR, in grado di generare 312 TWh annui, cioè quasi il 100% dell’intero fabbisogno energetico italiano (e 10 volte l’energia generata dalle rinnovabili, ma senza i problemi di intermittenza della fonte).
Anche supponendo di pagare ogni reattore il doppio del suo prezzo, perché siamo in Italia, investendo quei soldi meglio si sarebbe comunque potuto rimpiazzare del tutto i combustibili fossili, che invece oggi in Italia continuiamo a bruciare in quantità importanti (soprattutto gas). Però hey, abbiamo i comuni denuclearizzati!
Le cosiddette energie alternative sono un delirio. Non c’è alcun dubbio che è una follia supporre che possano risolvere alcun problema ambientale. Basta pensare che tutta l’energia utile prodotta dal fotovoltaico è inferiore alla energia necessaria a produrre i pannelli, installarli, mantenerli, e alla fine riciclarli.
Il dramma è che le alternative CI COSTANO energia oltre che a tanti soldi.