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Le idee, e i classici, che han fatto la storia moderna

Da leggere

di GUGLIELMO PIOMBINI

Il mio nuovo libro, 50 classici del pensiero liberale e libertario, ha una storia particolare. Più o meno cinque anni fa decisi di scrivere un volume che raccogliesse in forma condensata le principali opere del pensiero liberale e libertario, a scopo soprattutto divulgativo. Quell’ispirazione iniziale, tuttavia, venne realizzata in maniera diversa, secondo un progetto ancor più ampio e ambizioso: il sito Tramedoro. I grandi libri delle scienze sociali in pillole, che a tutt’oggi raccoglie oltre 300 riassunti ragionati di importanti libri di saggistica (filosofia, politica, economia, storia, sociologia, psicologia), riguardanti non solo il pensiero liberale, ma ogni orientamento ideologico. L’iniziativa Tramedoro ha avuto un ottimo accoglimento tra gli appassionati delle scienze sociali, e ha visto dalla sua nascita nell’ottobre 2016 un costante aumento degli iscritti. L’idea iniziale del libro sui 50 classici del pensiero liberale era stata quindi temporaneamente accantonata, ma oggi – dopo tanto lavoro sul sito – è venuto finalmente il momento di riprendere, e portare a termine, quel progetto originario.

Grazie alle 50 schede già uscite sul sito Tramedoro raccolte in questo libro, il lettore potrà esplorare, in un affascinante viaggio nella storia delle idee, le grandi opere che nel corso dei secoli hanno edificato la grandiosa costruzione intellettuale del pensiero liberale classico, fino ai più recenti sviluppi in senso libertario e anarco-capitalista. Questa antologia di classici può risultare estremamente utile anche al lettore già abbonato a Tramedoro, perché ora ha a disposizione, in un unico e comodo volume cartaceo o digitale, una selezione tematica di sintesi ordinate in senso cronologico. Per l’occasione, il modello delle schede è stato modificato e adattato al formato di un libro: le citazioni rilevanti, ad esempio, sono state poste in piacevoli box inseriti all’interno del testo.

Ma cosa intendiamo per “classici”? A questo riguardo, facciamo nostre le parole dell’Istituto Bruno Leoni: «Cosa fa sì che un autore sia un “classico”? Cosa gli conferisce quell’autorevolezza e quell’importanza che, anche dopo secoli, in qualche modo obbliga a ritornare a lui? Con ogni probabilità, è classico ciò che resiste anche dopo molti anni e quindi è progressivamente selezionato dal confronto delle opinioni di quanti, in mille luoghi diversi, discutono tra loro. Sembra si possa dire che, di fronte alle produzioni dell’ingegno umano, il tempo è galantuomo: operando come un setaccio che trattiene quanto vale davvero e che magari porta nuovamente alla luce – a distanza di un secolo – quanto era stato irresponsabilmente perduto (come è accaduto a un autore come Frédéric Bastiat, molto famoso in vita, in seguito dimenticato e ora ampiamente riscoperto e rivalorizzato). Hanno insomma la statura dei classici quegli scritti e quegli autori che sono in grado, pure a distanza di tanto tempo, di suscitare interesse».[1]

Le 50 opere trattate sono state divise in cinque capitoli di 10 opere ciascuno: i primi quattro sono in ordine cronologico, mentre l’ultimo capitolo, sul pensiero libertario, ha carattere tematico. Si è rispettato il criterio di inserire una sola opera per ogni autore, anche nei casi non infrequenti in cui uno stesso autore – pensiamo ad esempio a Ludwig von Mises o a Friedrich A. von Hayek – abbia arricchito la tradizione liberale con molte opere importanti. Il capitolo 1 riunisce dieci autori che abbiamo chiamato i “precursori” del liberalismo, vissuti nell’arco temporale che va dal sedicesimo all’inizio del diciannovesimo secolo. Nel secondo capitolo sono state inserite le opere di dieci autori vissuti tra il 1815 e il 1914, l’epoca “gloriosa” del liberalismo classico.[2] In quest’arco di tempo, grazie alla rivoluzione industriale e alla diffusione dei principi di libertà, il liberalismo ha cambiato per sempre la storia dell’umanità, creando un mondo di abbondanza e di progresso prima di allora inimmaginabile.

La prima guerra mondiale, tuttavia, ha posto bruscamente fine all’epoca liberale, quella che il grande scrittore austriaco Stefan Zweig ha chiamato, con acuto senso di nostalgia, “Il mondo di ieri”.[3] Nel terzo capitolo vengono quindi presentate dieci opere rappresentative dell’epoca più buia per la libertà, nella quale emergono con una forza terribile le ideologie collettiviste e antiliberali del nazionalismo, del socialismo e del comunismo. Non è un caso che l’era dello Stato onnipotente sia anche l’era delle catastrofi: due guerre mondiali e la guerra fredda, le tirannie dei regimi totalitari, i genocidi, i lager e i gulag, le carestie di massa. Negli anni Sessanta e Settanta l’ideale liberale appare morto e sepolto. Il futuro sembra appartenere al socialismo.

Dopo la discesa negli abissi degli orrori novecenteschi, il quarto capitolo testimonia la sorprendente rinascita del liberalismo negli ultimi decenni del XX secolo.[4] Come una “fenice” (l’espressione è di Juval Noah Harari), il liberalismo risorge ancora una volta dalle sue ceneri.[5] Negli anni Ottanta e Novanta si assiste infatti all’affermazione di Margareth Thatcher nel Regno Unito, di Ronald Reagan negli Stati Uniti, alla crisi del welfare state socialdemocratico, alla caduta improvvisa dei regimi comunisti, alle privatizzazioni e liberalizzazioni, all’avvento della globalizzazione e alla diffusione di internet. L’ultimo capitolo, infine, apre la strada al liberalismo futuro raccogliendo le sintesi delle 10 opere più significative del pensiero libertario, che rappresenta la versione più moderna, coerente e radicale del liberalismo classico.

Questo volume, che tratta 50 opere in oltre 500 pagine, offre quindi al lettore una panoramica approfondita dell’evoluzione del pensiero liberale dalle sue origini ai nostri giorni. Ogni libro recensito riflette le concezioni di una determinata epoca, e il risultato finale è una sorta di atlante storico delle idee liberali, nel quale il pensiero degli autori risulta strettamente legato agli avvenimenti e alle problematiche della stagione in cui è vissuto. Il liberalismo, da questo percorso di lettura, ne esce a testa alta, rivelandosi una dottrina fecondissima di scoperte intellettuali nel campo filosofico, politico ed economico.[6] Nel corso del tempo, il capitalismo di libero mercato ha dimostrato di saper adattarsi al cambiamento meglio dei suoi ricorrenti avversari, mostrando un dinamismo e una capacità di resistenza che si è dimostrata la sua dote maggiore. La storia dell’idea liberale, di per sé stupefacente, è la storia di un sofisticato organismo evolutivo di idee e principi.[7]

Non solo: appare ormai chiaro che il liberalismo non è una delle tante dottrine politiche nate in Occidente, ma è la dottrina dell’Occidente. È l’individualismo liberale, non il nazionalismo o il socialismo, la peculiarità che ha reso l’Occidente differente dalle altre società.[8] Tutte le maggiori civiltà della storia hanno conosciuto il dispotismo imperiale e l’onnipotenza del governo burocratico e centralizzato: si pensi alla Cina, all’India, alla Persia, all’Islam, all’impero bizantino, alla Russia, agli Incas, agli Aztechi, e alla stessa Europa occidentale negli ultimi secoli dell’impero romano. Tuttavia solo nell’Europa occidentale, a partire dal Medioevo, si sono affermati l’individualismo, l’inviolabilità della proprietà privata, la società mercantile, il capitalismo, la libertà di ricerca scientifica. Possiamo riassumere tutti questi aspetti con una sola parola: liberalismo. Infatti, come ha scritto lo storico Ralph Raico, «Il liberalismo classico – o più semplicemente il liberalismo, come veniva chiamato alla fine del diciannovesimo secolo – è la filosofia politica caratteristica della civiltà occidentale».[9] Se togliamo questa tradizione, le differenze con le altre civiltà si fanno molto più labili.

A questo punto non mi rimangono che i ringraziamenti. Non avrei potuto realizzare questo libro senza l’apporto degli amici che mi hanno aiutato fattivamente a scrivere le sintesi per Tramedoro, in particolare Cristian Merlo (coautore della recensione del libro di Michael Huemer presente nel libro), Pietro Agriesti (coautore della sintesi del libro di David Friedman), Carlo Zucchi (autore della recensione del libro di Alexis de Tocqueville), Piero Vernaglione (autore della recensione del libro di Robert Nozick), Federico Cartelli, Riccardo Canaletti, Stefano Bosi, Federico Tagliavini. Molti altri amici hanno sostenuto il progetto Tramedoro, facendone pubblicità e dandomi ottimi consigli. Fra tutti vorrei ricordare Leonardo Facco e Paolo Pamini. Un ringraziamento particolare va infine all’editore americano Michael Brennen, forse più veneto che statunitense, che ha curato con grande professionalità l’impaginazione del libro.

PER ORDINARE IL LIBRO

Il libro di Guglielmo Piombini, 50 classici del pensiero liberale e libertario, Tramedoro-Monolateral, pagine 446, € 25,00 può essere ordinato alla Libreria del Ponte.

Gli abbonati a Tramedoro. I grandi libri delle scienze sociali in pillole hanno la possibilità di acquistarlo con il 20% di sconto, a € 20 invece di € 25.

Descrizione

Il libro raccoglie le sintesi ragionate e approfondite di 50 opere di 50 autori diversi vissuti dal sedicesimo secolo a oggi: da Étienne de La Boétie ad Adam Smith, da Frédéric Bastiat a Herbert Spencer, da Ludwig von Mises a Friedrich von Hayek a Bruno Leoni, da Milton Friedman a Michael Novak, da Ayn Rand a Murray N. Rothbard.

Il lettore di questo libro può quindi esplorare, in un affascinante viaggio nella storia delle idee, le grandi opere che nel corso dei secoli hanno contribuito ad edificare il pensiero liberale classico, fino ai più recenti sviluppi in senso libertario e anarco-capitalista. Il liberalismo, da questo percorso di lettura, ne esce a testa alta, rivelandosi una dottrina fecondissima di scoperte intellettuali nel campo filosofico, politico ed economico.

Ormai risulta sempre più chiaro che il liberalismo non è una delle tante dottrine politiche nate in Occidente, ma è la filosofia politica caratteristica della civiltà occidentale.  È l’individualismo liberale la peculiarità che ha reso l’Occidente differente dalle altre società. Tutte le maggiori civiltà della storia hanno conosciuto il dispotismo imperiale e l’onnipotenza del governo burocratico e centralizzato, ma solo nell’Europa occidentale si sono affermati l’individualismo, l’inviolabilità della proprietà privata, la libera iniziativa, il libero mercato, la libertà di ricerca scientifica, il governo limitato.

INDICE DEL LIBRO e NOTE

Prefazione

I PRECURSORI (1550-1815)

  • Étienne de La Boetié, Discorso sulla servitù volontaria(1550)
  • Juan De Mariana, Il Re e la suaeducazione (1599)
  • John Locke, Secondo trattato sul governo(1690)
  • Montesquieu, Lo spirito delle leggi(1748)
  • Adam Smith, La ricchezza delle nazioni(1776)
  • Thomas Paine, I diritti dell’uomo(1791-92)
  • Wilhelm von Humboldt, Saggio sui limiti dello Stato(1792)
  • Jean-Baptiste Say, Trattato di economia politica(1803)
  • Benjamin Constant, Conquista e usurpazione(1813)
  • Destutt de Tracy, Trattato di economia politica(1815)

L’EPOCA LIBERALE (1815-1914)

  • Alexis de Tocqueville, La democrazia in America(1835)
  • Charles Dunoyer, Sulla libertà del lavoro(1845)
  • Frédéric Bastiat, Sofismi economici(1845)
  • John C. Calhoun, Disquisizione sul governo(1850)
  • John Stuart Mill, Sulla libertà(1859)
  • Lord Acton, Storia della libertà(1877)
  • Carlo Cattaneo, Opere e scritti politici(1881)
  • Herbert Spencer, L’uomo contro lo Stato(1884)
  • Vilfredo Pareto, Corso di economia politica(1897)
  • Norman Angell, La grande illusione(1910)

L’ERA DELLO STATO ONNIPOTENTE (1914-1977)

  • Ludwig von Mises, Liberalismo(1927)
  • Josè Ortega y Gasset, La ribellione delle masse(1930)
  • Walter Lippmann, La giustasocietà (1937)
  • Friedrich A. von Hayek, La via della schiavitù(1944)
  • Karl R. Popper, La società aperta e i suoi nemici(1945)
  • Henry Hazlitt, L’economia in una lezione(1946)
  • Raymond Aron, L’oppio degli intellettuali (1955)
  • Wilhelm Roepke, Al di là dell’offerta e della domanda(1958)
  • Benedetto Croce e Luigi Einaudi, Liberismo e liberalismo(1959)
  • Bruno Leoni, La libertà e la legge(1961)

LA RIVINCITA DEL LIBERALISMO (1977-2020)

  • James Buchanan, La democrazia in deficit(1977)
  • Jude Wanniski, The Way the World Works(1978)
  • Milton Friedman, Liberi di scegliere(1979)
  • George Gilder, Ricchezza e povertà (1981)
  • Michael Novak, Lo spirito del capitalismo democratico e il cristianesimo(1982)
  • Guy Sorman, La soluzione liberale(1984)
  • Julian Simon, The Ultimate Resource(1996)
  • Hernando de Soto, Il mistero del capitale(2000)
  • Arthur Laffer, The End of Prosperity (2008)
  • Rainer Zitelmann, La forza del capitalismo(2018)

DAL LIBERALISMO AL LIBERTARISMO (1870-2020)

  • Lysander Spooner, La Costituzione senza autorità(1870)
  • Benjamin R. Tucker, Instead of a Book (1893)
  • Albert Jay Nock, Il nostro nemico, lo Stato(1935)
  • Ayn Rand, La virtù dell’egoismo(1961)
  • David Friedman, L’ingranaggio della libertà(1973)
  • Robert Nozick, Anarchia, Stato e Utopia(1974)
  • Walter Block, Difendere l’indifendibile(1976)
  • Murray N. Rothbard, L’etica della libertà(1982)
  • Hans-Hermann Hoppe, Democrazia, il dio che ha fallito(2001)
  • Michael Huemer, Il problema dell’autorità politica (2013)

[1] https://www.leoniblog.it/2013/06/25/classici-in-e-book-per-pensare-il-futuro/

[2] Guglielmo Piombini, “La gloriosa epoca del liberalismo classico. 1776-1914”, Il Miglioverde, gennaio 2015 (https://www.miglioverde.eu/1776-1914-la-gloriosa-epoca-del-liberalismo-classico/). Per la tesi contraria, che sottolinea gli sviluppi illiberali del XIX secolo (come l’imperialismo, il protezionismo e il nazionalismo) consiglio la lettura del brillante studio di Beniamino Di Martino, La Grande Guerra 1914-1918. Stato Onnipotente e catastrofe della civiltà, Monolateral, Plano (TX, USA), 2018.

[3] Stefan Zweig, Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo, Mondadori, Milano, 2017 (1942).

[4] Cfr. Antonio Masala, Crisi e rinascita del liberalismo classico, Ets, Lungarno Mediceo (PI), 2012.

[5] Juval Noah Harari, 21 lezioni per il XXI secolo, Bompiani, Milano, 2019 (2018).

[6] Come scrive giustamente Giovanni Birindelli, «in campo economico, le teorie coerentemente liberali (basti pensare alla teoria dei cicli economici della Scuola Austriaca) sono per esempio le uniche in grado di spiegare la crisi economica e finanziaria attuale mantenendo una coerenza fra microeconomia e macroeconomia. In campo filosofico, il liberalismo è l’unico che quanto meno si è potuto strutturalmente il problema della coerenza astratta tra fra economia e filosofia, fra i più elementari e irrinunciabili comportamenti individuali e i più generali princìpi filosofici … forse non c’è nessuna scuola di pensiero che ha avuto più successo (non nel senso di consenso, ma nel senso di solidità degli argomenti) del liberalismo classico in generale e della Scuola Austriaca in particolare» (Giovanni Birindelli, La sovranità della Legge, Leonardo Facco Editore, Treviglio [BG], 2014, p. 156-157.

[7] Cfr. L’autunno della liberal democrazia. La narrazione liberale da Stuart Mill all’Economist, a cura di Mario Mancini con un saggio di Girolamo Cotroneo, goWare, Firenze, 2018, p. 26.

[8] Così anche Beniamino Di Martino: «Eppure l’intero sviluppo della civiltà occidentale si è fondato sull’intangibilità delle libertà individuali e, quindi, sul rispetto del principio individualistico. È l’individualismo ad aver costituito il tratto peculiare dell’Occidente fornendo ad esso le condizioni di rigoglio e di progresso.» (La Grande Guerra 1914-1918. Stato Onnipotente e catastrofe della civiltà, p. 125).

[9] Ralph Raico, La storia del liberalismo e della civiltà occidentale, IBL Occasional Paper, http://www.brunoleonimedia.it/public/OP/1_Raico.pdf

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