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Che guevara, la mistificazione di un idolo sanguinario

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Caro Direttore,

lunedì 9 novembre, in occasione del nostro centoquattresimo evento, abbiamo presentato il libro di Leonardo Facco “Che Guevara. Il comunista sanguinario” insieme all’autore (Editore e Giornalista), Loris Zanatta (Professore di Storia e Istituzioni delle Americhe all’Università di Bologna) e Giannino Della Frattina (Giornalista de “Il Giornale”).

Il libro si propone essenzialmente di contrastare, sulla base di fonti e documenti inoppugnabili, l’esaltazione acritica della figura di Ernesto “Che” Guevara de la Serna divenuto un’icona indiscussa di vasti strati sociali, di moltissima parte dei giovani del mondo e di molti che hanno visto in lui un combattente per gli ideali e un rivoluzionario dalla parte dei più deboli. Per combattere una battaglia apparentemente impossibile da vincere, come quella in cui si è impegnato Facco per demolire l’agiografia intorno al mercenario argentino, l’opera ha adottato come metodologia la raccolta rigorosa di materiale di prima mano, oltre ai molti studi che, ormai, distruggono in maniera pressoché irrefutabile l’immagine cristallizzata di un guerrigliero senza ombre.

Le macchie furono, invece, molte e alcune davvero gravissime, tali da pregiudicare per sempre ogni difesa del mito. Perché nel caso di “Che” Guevara abbiamo assistito, dal momento della sua tragica morte nella giungla boliviana, alla creazione di una vera e propria “narrazione” mitologica, ad opera innanzitutto di regimi dittatoriali comunisti (Cuba su tutti, con il lider maximo Fidel Castro impegnato in un’esaltazione postuma dalle connotazioni martellanti) fino a tutto il rivoluzionarismo sudamericano per poi passare alla connivenza della maggioranza degli intellettuali europei almeno fino alla caduta del Muro di Berlino, ma anche oltre. Ancora oggi Ernesto “Che” Guevara trova schiere entusiaste di ammiratori, esaltatori delle sue gesta, giovani e non, che ne fanno un esempio, una guida. Ebbene, il libro di Leonardo Facco si incarica dello scomodo, ma necessario lavoro di dissacrazione di un santino laico e lo fa con dovizia, puntigliosamente, muovendosi tra le fasi della vita di quest’uomo, leggendovi quello che emerge realmente, mostrando la drammatica verità di un mostro sanguinario, capace di far uccidere e uccidere lungo tutta la sua esistenza e in tutti i paesi in cui cercò di portare la rivoluzione marxista con la violenza e la morte.

Un uomo che, in nome di una folle utopia, ha commessi le peggiori atrocità: ha falcidiato vittime innocenti; ha internato uomini e donne solo perché avevano opinioni differenti o orientamenti sessuali “diversi” (la sua ferocia contro gli omosessuali a Cuba, con centinaia di esecuzioni, dovrebbe indurre molti a più di una riflessione); ha messo in piedi processi sommari che, spesso senza prove, hanno in tutti i casi condannato a morte gli sventurati che si presentavano come imputati; ha fatto torturare con crudeltà sadica moltissimi prigionieri di cui aveva la custodia; ha fatto eseguire centinaia di esecuzioni sommarie, riservandosi il macabro e sconvolgente piacere di dare il colpo di grazia a coloro che sopravvivevano alle fucilazioni da lui stesso comminate.

“Che” Guevara ha dato tutta la sua vita alla causa rivoluzionaria, cioè alla battaglia, in nome degli ideali marxisti e comunisti, contro molti governi del Sud America e del Centro America, dei Caraibi e dell’Africa. Ma se il giudizio su molti di questi governi non può che essere di decisa condanna – presentandosi la maggior parte di loro come dittature corrotte e antidemocratiche – le modalità con cui il “rivoluzionario” ha perseguito questi obiettivi di sovvertimento sono stati indubitabilmente immorali, visto che proprio per perseguire i suoi fini Guevara non ha esitato a usare la violenza, l’uccisione, il sopruso. In pratica, il sistematico disinteresse per la vita, la proprietà e la libertà di coloro cui ha fatto direttamente o indirettamente del male. E a nulla vale il possibile richiamo al contesto di lotta e di battaglia nel quale questi atti si sono verificati; non è contro un esercito nemico, infatti, che gli orrori che videro protagonista “Che” Guevara si sono verificati, quanto contro civili inermi, nel totale disprezzo dei diritti e delle convenzioni internazionali.

Il conteggio esatto delle uccisioni riconducibili alla diretta responsabilità di Guevara è frutto di più versioni; il loro calcolo non è semplice e il loro ammontare, sotto qualsiasi tipo di criterio si segua, o di fonte si segua, non è né univoco né definitivo.

Ci sia consentito un richiamo a una parte di questo prezioso quanto demistificatorio libretto che offriamo come riflessione, ossia l’identificazione operata da Guevara stesso fra la sua missione e l’utopia rivoluzionaria, con tutto quel pericoloso arsenale che porta con se ogni utopia. “Che” Guevara fu un assassino, un criminale, un immorale e tuttavia affascina l’estrema destra così come l’estrema sinistra, in una riconciliazione di suggestioni non semplice da riscontrare altrove.

Ci auguriamo davvero che questo libro contribuisca a esaltare la verità, che spesso è fatta anche di lunghi periodi di fraintendimenti; significherebbe che molti possano finalmente rendersi conto di essere stati vittime inconsapevoli di menzogne e illusioni deliberate e che finalmente intorno a questa figura così immorale sia fatta la giusta chiarezza.

Associazione Lodi Liberale

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4 COMMENTS

  1. Appunto, l’autodeterminazione è un diritto; quello stesso diritto che la premiata ditta Castro – Guevara non ha rispettato in quell’Angola da loro vergognosamente invasa. E non lo ha rispettato neanche a Cuba perché ogni dittatura è il contrario dell’autodeterminazione popolare. Non so chi siano questi “destri” che parlano con rispetto della tirannia (l’idea) e dell’uomo (un assassino). Probabilmente hanno in comune il disprezzo per la libertà. Che una cosa se giusta non abbia colore, non è veritiero e anche questa frase “chissà dove è stata sentita”. La tirannia è ingiusta e ha un colore; la libertà è giusta e va quindi rappresentata con un colore diverso, non importa quale. Personalmente non vedo dove nell’intervento di Marcello Caroti ci sia qualcosa di affermato solo per sentirsi importante ma saprà difendersi da solo per questo.

  2. Io lo so come si cura. Ma costa, non abbiamo i fondi sufficienti. Chi ce li ha preferisce trescare con loro e per ora sta… “sopraVvivendi”. Quando si accorgerà che non ha garanzie per continuare tale sopravvivenza, o quando se ne accorgeranno gli eredi, sarà troppo tardi.

  3. Il Che è un mito pompato dalla sinistra, di tutto il mondo me in particolare da quella europea.
    Lui era una realizzazione vivente del’odio scatenato dalla paranoia prodotta dalle allucinazioni cristiano-socialiste. Cioè da gran parte della cultura europea. Smontare il mito del Che è un’opera che noi dobbiamo alla nostra civiltà, è un’opera difficile e ingrata, ma non è questo il problema.
    Il problema è che lui è uno dei tanti sintomi della malattia che è la sinistra; se smontiamo questo mito loro ne produrranno altri. Devono solamente produrre un qualcosa che possa essere creduto da chi vuole credere, Molto facile per loro.
    Per noi smontare il Che non è solamente impegnativo, è inutile.
    La sinistra andrà avanti perché è una malattia dalla quale non si guarisce.
    Il punto è come si cura questa malattia?
    Nessuno lo sa.

    • Smontare il mito del Che è un opera che dobbiamo alla nostra società….
      Bella frase…. Bravo…. Chissà dove l’hai sentita caro Marcello… Pensi di essere un intellettuale ma di argomenti reali sei a corto…
      Provo pena per te… Ho frequentato molta gente di Destra.. Persone istruite, laureate, impegnate nel sociale e attente alle problematiche della gente normale.. Parlano di Ernesto Guevara con rispetto dell’uomo e dell’idea.. L’autodeterminazione dei Popoli è un diritto.. E una cosa se è giusta non ha nessun colore.. Pensa prima di scrivere solo per sentirti importante..

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