Secondo un recente studio, i giovani immigrati in Italia di seconda generazione, della fascia 15-34 anni con genitori stranieri sono NEET (Not in Education, Employment or Training), cioè senza occupazione e non coinvolti nel processo formativo: il dato è del 26% con scarse differenze tra nati all’estero e nati in Italia.
Insomma, una massa di figli d’immigrati che non frequentano gli istituti scolastici e non lavorano: preferiscono impegnarsi in attività illecite o semplicemente a girovagare per la città senza uno scopo preciso, creando degrado e insicurezza tra la popolazione.
Ma, esattamente, quanto ci costano questa massa di nuove “risorse”? Il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, attingendo a dati ISTAT e del ministero dell’Interno, ha analizzato i costi e benefici della presenza della popolazione straniera in Italia. E ha scoperto che i costi superano ampiamente i benefici. E inoltre che i figli degli immigrati, oltre ad essere un enorme costo sociale, sono anche un grosso peso economico per un Paese già in gravi difficoltà.
Perciò è stato calcolato che la sola spesa sanitaria per ogni immigrato nel 2016 è stata di 1.870 euro e dunque, per i circa 6 milioni di presenze (clandestini compresi), il totale è stimato in circa 11 miliardi di euro. A questo vanno aggiunti altri 7.400 euro pro-capite per le spese scolastiche che, sommati a quelle di accoglienza, fanno raggiungere la ragguardevole somma di 23 miliardi di euro.
La cifra non tiene tuttavia in considerazione eventuali spese a carico dello Stato, come l’assistenza sociale e gli sconti per strutture e mezzi pubblici dovuti ai poveri. Secondo lo studio, inoltre, nei primi 15 anni le spese supereranno sempre le entrate. Poi “diventeranno italiani”, e allora le spese saranno per “italiani” e dunque non verranno più conteggiati come immigrati o figli d’immigrati.
Un bel regalino offerto dalla sinistra di lotta e di governo + Vaticano, che le prossime generazioni di lavoratori dovranno caricarsi sulle spalle. E il tutto per dare credito alla bella favola secondo cui, stando alla propaganda di regime, essi dovevano rappresentare “le risorse che ci pagheranno le pensioni”.
La clientela ed il consenso elettorale hanno dei costi.
Questi costi indicati nell’articolo ne sono una piccola parte.
Sempre a carico di chi si dà da fare per campare decentemente al di fuori dell’ambito pubblico.