Dall’altra parte della terra, immerso nell’azzurro Mar dei Coralli, al di là della Grande Barriera Corallina, sorge un arcipelago di isolotti dimenticati e disabitati. Sul più grande di questi, il 14 giugno del 2004, sbarcò un gruppo di attivisti australiani per i diritti dei gay che lo occupò e lo proclamò Stato indipendente. Dopo regolari e democratiche elezioni, Dale Parker Anderson fu proclamato imperatore col nome di Dale I e l’isolotto assunse il rango di Regno di Gay e Lesbo.
Come avrete intuito, l’iniziativa aveva un chiaro sapore provocatorio nei confronti del Governo australiano che tentennava nel riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Gli attivisti erano comunque ben intenzionati a difendere l’indipendenza del loro neo costituito Regno e per sostenere l’occupazione si organizzarono realizzando un campeggio che chiamarono Heaven (Paradiso in inglese), in onore del famoso nightclub gay di Londra, eleggendolo a capitale del Regno.
Tirarono su anche un ufficio postale in cui cominciarono a stampare banconote a corso legale nell’isola e francobolli che oggi sono diventati rari oggetti di culto per tanti collezionisti. Il Regno di Gay e Lesbo si dotò anche di una regolare dichiarazione di indipendenza e di un ordinamento giuridico basato su una sola legge detta dell’arricchimento ingiusto. Questa norma recitava più o meno così: “Se qualcuno ti prende qualcosa ingiustamente, allora questo qualcuno ti deve risarcire”.
Proprio sulle basi di questa prima e unica legge, gli attivisti gay e lesbo giustificavano l’occupazione dell’isola. “La mancata approvazione del matrimonio gay – spiegavano – aveva tolto alle persone omosessuali il diritto di pari trattamento con quelle eterosessuali. Onde per cui, l’Australia ci deve risarcire e, visto che il governo non ne vuole sapere di sganciarci un solo dollaro, ci siamo presi una delle sue isole come una sorta di compensazione territoriale”.
E per rimarcare che non avevano paura di niente, il 13 settembre 2004, il Regno Gay e Lesbo dichiarò ufficialmente guerra all’Australia ed invitarono tutte le persone omosessuali del mondo a raggiungere Heaven o ad occupare le altre isole del mar dei Coralli in nome di una sorta di legge israeliana sul ritorno applicata ai gay: chiunque si senta omosessuale venga da noi ed il Regno gli garantirà immediatamente la piena cittadinanza perché queste terre sono le sue terre.
Da quanto ne sappiamo, il governo australiano non prese troppo seriamente la dichiarazione di guerra del Regno di Gay e Lesbo. L’iniziativa degli attivisti fece comunque discutere e riuscì a far presa nell’opinione pubblica, portando in primo piano la questione dei diritti delle persone omosessuali. Il Regno continuò ad esistere e a prosperare fino al novembre del 2017: quando l’Australia approvò la legge sui matrimoni gay, l’Imperatore Dale I ammainò definitivamente la bandiera arcobaleno e gli attivisti tornarono in Australia, chiusero il campeggio e anche l’ufficio postale che stava facendo soldi a palate. L’epopea del Regno del Mar dei Coralli tramontò per sempre.