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“Green Pass”, lo dice anche il garante: un feticcio che non va rispettato!

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di EUGENIO CAPOZZI

Angelo Michele Imbriani fa alcune considerazioni importantissime sul pasticcio del cosiddetto “green pass” annunciato dal governo. Un’iniziativa ridicola e dannosa che si avvia al fallimento. Fossimo in Draghi lo ritireremmo prima di incassare una figuraccia storica (e non parliamo delle iniziative ancor più tragicomiche di certi governatori regionali).

“L’avvertimento del garante della privacy in merito alle «criticità» del cosiddetto «passaporto verde» è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Vale la pena di leggerlo integralmente e attentamente, perchè i giornali, quando pure ne hanno parlato, hanno dato una versione parziale e talora distorta dell’importante documento. Si possono cominciare a fare alcune considerazioni:

  • 1. Al momento, sebbene il decreto sia formalmente in vigore, non esiste di fatto alcun pass verde. Non a caso, Draghi lo ha annunciato, nella recente dichiarazione, per «metà maggio». La legge di conversione del decreto dovrà infatti necessariamente recepire i rilievi del garante e difficilmente sarà approvata prima di giugno.
    2. Eventuali sanzioni per chi dovesse muoversi verso o da regioni rosse a arancio sono a maggior ragione impugnabili, alla luce di questo documento del Garante.
    3. A me pare estremamente difficile che i rilievi del garante – leggeteli con attenzione – possano essere superati. Per fare un solo esempio, alla luce del fatto che
  • a) il tampone può essere fatto 48 ore prima
  • b) non è nota la durata dell’immunità post-Covid
  • c) i vaccinati possono tranquillamente contagiarsi, non potrà mai esser soddisfatto il «principio di esattezza» (punto 4: «Il predetto sistema transitorio non consente infatti di verificare l’attualità delle condizioni attestate nella certificazione, perchè non può tener conto, in assenza della piattaforma, delle eventuali modificazioni delle condizioni relative all’interessato (sopraggiunta positività) successive al momento del rilascio della stessa (art. 9, comma 4)»).
    4. quando pure il garante dovesse assumere una posizione più «morbida», dopo la conversione del decreto in legge, questo documento sarà una base importante per impugnare le eventuali sanzioni.
    5. Si conferma ciò che scrivevo ieri: non ha proprio alcun senso spaventarsi e lasciarsi limitare nei movimenti da un «certificato» che al momento non esiste e che molto difficilmente sarà mai concretamente applicabile. Si tratta di una misura psico-politica di un regime che governa con la paura. Chi si lascia terrorizzare e fa la lagna («ci chiuderanno in casa», «non potremo fare più niente»), fa il loro gioco”.

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